Grillo, il libro dei suoi Santi laici: cittadini e innocenti solo se vittime

Santi Laici, il libro di www.beppegrillo.it

ROMA – “Santi laici. Storie di uomini e donne che hanno dato la vita per salvare la nostra democrazia”. E’ questo il titolo del libro in cui Beppe Grillo ha raccolto e disegnato l’albero genealogico della sua ispirazione politica e civile se non proprio del suo movimento e individuato così gli antenati immaginari e immaginabili della sua visione dell’Italia e del mondo. Intento lodevole spesso evitato dalle altre forze politiche. Lodevole e rivelatore del carattere di Grillo e del M5S e libro da cui trapela una visione del cittadino che in quanto tale è sempre vittima. Di un potere, di una violenza, di un sopruso: solo l’essere vittima conferisce innocenza che nel mondo “grillino” è la prima delle virtù civili. Più che una visione virtuosa, una visione vittimistica del mondo. Il libro, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non è disponibile gratuitamente sul blog del comico/leader, lo si può invece trovare in libreria alla modica cifra di 16,90 euro.

Ci sono i morti di mafia, quelli recenti insieme a quelli degli inizi del ‘900 (Joe Petrosino ed Emanuele Notarbartolo) e ai sindacalisti (Placido Rizzotto, Salvatore Carnevale) caduti nel secondo dopoguerra. Ci sono i morti degli anni ’70: poliziotti e magistrati, ma anche le vittime innocenti di piazza Fontana, di Brescia, dell’Italicus; ci sono i fascisti ammazzati dai rossi e i rossi ammazzati dai fascisti. E si trovano anche i nomi di chi si oppose allo squadrismo di Mussolini: don Minzoni, Spartaco Lavagnini, Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola. Si possono leggere le tracce delle tensioni sociali che segnarono l’Italia negli anni della guerra fredda (gli operai uccisi a Modena nel ’50 o a Reggio Emilia nel ’60), ma anche i nuovi drammi innescati dall’intolleranza xenofoba e dalla violenza camorristica (la strage di Castelvolturno del 18 settembre 2008). Ci sono anche Vittorio Arrigoni (l’attivista per i diritti umani ucciso nella striscia di Gaza il 15 aprile 2011) e Maria Grazia Cutuli (la giornalista ammazzata in Afghanistan il 19 novembre 20019”, scrive Giovanni De Luna su La Stampa.

Un lungo elenco i cui protagonisti non è affatto detto che sarebbero, se fossero ancora vivi, d’accordo con Grillo. Anzi, più d’uno, probabilmente non gradirebbe di essere accostato al Movimento 5 Stelle. I morti però, come è noto, non parlano. E’ quindi inutile interrogarsi su cosa potrebbe pensare Matteotti riguardo ai grillini o cosa ne direbbe la Cutuli. Ed è anche lecito per chiunque richiamarsi ai valori o comunque alla vita di persone che ci hanno preceduto. Quello che invece merita una piccola riflessione non sono tanto i singoli da Grillo scelti, ma la categoria che a lui sembra essere più cara: quella delle vittime. E non le vittime per scelta, ma le vittime potremmo dire per caso, tutte quelle persone che sono morte, sono state uccise senza che lo volessero.

Ovvio è che nessuno è mai felice di morire, ma esiste chi, nella vita, si è trovato nelle condizioni di dover scegliere di morire, o comunque di correre un fortissimo rischio, per difendere le sue idee. Come ad esempio i martiri della Resistenza, padri fondatori della nostra nazione ma assolutamente ignorati dall’elenco di Grillo. Ignorati come sono, quasi scientemente, ignorati tutti quelli che potremmo definire “vittime consapevoli”. Tutte quelle persone, donne e uomini, che scelsero di partecipare alla lotta per la libertà mettendo volontariamente in gioco la propria vita. Questa categoria di persone, di vittime, ha in se qualcosa che la rende non adatta agli occhi di Grillo.

Sono infatti, e il libro lo dice a chiare lettere, altre le vittime punto di riferimento per il comico/politico genovese. Persone, almeno alcune, degne di massimo rispetto e stima. Persone che sono morte facendo il proprio lavoro, come la Cutuli, e persone vittime del fascismo o della malavita. Ma tutte persone che non avevano scelto di morire e spesso nemmeno di rischiare. In altre parole vittime innocenti, come i morti ammazzati per sbaglio o le vittime delle stragi che hanno insanguinato l’Italia. “Storie di uomini e donne che hanno dato la vita per salvare la nostra democrazia” recita il titolo del libro, ma che l’hanno sacrificata senza volerlo andrebbe aggiunto.

Vittime e mai combattenti quindi, una scelta che non può essere casuale e una scelta che disegna attorno al movimento di Grillo un profilo di vittima e di vittimismo politico e sociale. Un vittimismo che è l’antefatto umorale in cui affondano le radici i mille “no” di Grillo e dei suoi. Un vittimismo che giustifica l’essere sempre contro e quasi mai a favore. Un vittimismo, nel suo aspetto sociale, in cui si riconoscono molti di quelli che pensano che la colpa sia sempre di qualcun altro. Un vittimismo che con nemmeno 17 euro può diventare un ottimo regalo di Natale.

 

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