Berlusconi in astinenza cova una destra elettorale anti Europa

Berlusconi alla presentazione del libro di Vespa (Lapresse)

ROMA – “Dissento sul fatto che sia importante liberalizzare taxi e farmacie”. E ancora: “Non credo che l’ordine degli avvocati possa costituire un ostacolo alla crescita, anzi può aiutare le persone a cercare avvocati con buoni requisiti”. E’ un fiume in piena Berlusconi, alla presentazione dell’ennesimo libro di Bruno Vespa contesta la giustezza delle liberalizzazioni e plaude alla scelta del premier inglese David Cameron di chiamarsi fuori dai nuovi patti europei. E ne ha anche per le pensioni e le altre misure introdotte dal governo Monti. Misure che poi il suo partito in Parlamento sosterrà votando la fiducia all’esecutivo. “Non si possono toccare i diritti acquisiti sulle pensioni, sullo scudo fiscale lo Stato non dovrebbe mai venir meno alla sua parola perché pacta servanda sunt”. Strizza l’occhio, il cavaliere, alla destra anti Europa. Quella stessa destra che, domani o dopodomani, potrebbe e dovrebbe convincere a votarlo ancora una volta. In crisi da astinenza da campagna elettorale, ne confeziona un fac-simile da distribuire all’occasione e all’occorrenza: una campagna elettorale anti-Europa.

Sostiene Monti in Parlamento ma si prepara alla prossima campagna elettorale l’ex premier Silvio Berlusconi. La presentazione del libro di Vespa è l’occasione per tornare a cavalcare alcuni suoi vecchi e storici cavalli di battaglia, e per comunicare, ai suoi potenziali elettori, che nonostante il sostegno parlamentare, lui, Berlusconi, non c’entra nulla e anzi non condivide affatto le scelte economiche di cui il nuovo governo è autore. Le voterà sì, ma controvoglia. Come un malato che accetta un passaggio in ospedale dal suo peggior nemico, è questa la metafora che l’ex premier usa per spiegare il suo appoggio a Monti.

Del fiume di parole dette da Berlusconi tutti o quasi si sono concentrati sulla “disperazione” di Monti e sul parallelo con Mussolini. Critica e satira unite nel commentare queste frasi, lasciando sullo sfondo la parte più “politica”: la critica alle liberalizzazioni e alla “nuova Europa”. Critiche che hanno uno scopo, che sono un messaggio preciso. Messaggio rivolto alle lobby, a tutte quelle categorie che le liberalizzazioni paventano e a tutti quelli che vedono nell’Europa, e nell’euro, la causa di tutti i mali della nostra economia. E non sono pochi, né gli uni né gli altri.

In una paese composto da un mosaico di lobby, tese unicamente a difendere i diritti acquisiti, e chi se importa se questi diritti sono ingiusti o gravano sull’economia del paese, e in un paese che ha la vocazione a cercare il capro espiatorio per i propri mali, basta che non ci sia mai un’assunzione di responsabilità, le parole di Berlusconi sono rivolte ad una platea molto ampia. Platea di cui fanno parte a pieno titolo gli euroscettici, le cui fila in tutta Europa si vanno ogni giorno ingrossando.

Quanto durerà il governo Monti? Sino a fine legislatura, sino al 2013? O forse meno? Inciamperà o lo faranno inciampare prima? Se non probabile quantomeno possibile. E quindi Berlusconi, che non è affatto detto che sarà l’autore dello sgambetto, si prepara. E lo fa appunto, strizzando l’occhio alla destra anti europea. Quella destra che va da Strorace sino a Bossi. Anche la Lega quindi. Nonostante gli scambi non proprio amichevoli tra il Senatur e il cavaliere di questi ultimi giorni, Berlusconi ha ragione quando dice che “la Lega senza di noi perde e noi perdiamo il Nord”. L’analisi è corretta e quindi, al di là delle schermaglie di questi giorni Pdl e Lega è verosimile che torneranno ad incontrarsi. Ne hanno entrambi bisogno. Il Paese, forse, meno.

 

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