Berlusconi o Monti? Dimmi che nemico hai, ti dirò se e che sinistra sei

ROMA – Ma chi è il vero nemico della sinistra? Il sempreverde Silvio Berlusconi o l’ex tecnico Mario Monti? Chi è il nemico pubblico numero uno, il reazionario populista o il conservatore tecnocrate? Domanda ile, a cui per poter rispondere bisognerebbe prima che la sinistra stabilisse cosa è e chi è interprete dell’odierna sinistra. Domanda interessate e utile per capire certi meccanismi di questa campagna elettorale. Scoprendo magari che è l’eterna e quindi ormai uggiosa domanda che la sinistra ogni volta ripropone soprattutto a se stessa: specchio, specchio delle elezioni chi è la vera sinistra del reame? La definizione di se stessi, anche in politica, passa spesso anche attraverso la scelta dei propri avversari e così, se per Pierluigi Bersani e di conseguenza Nichi Vendola il nemico vero è Berlusconi, per Antonio Ingroia il nemico è invece Monti.

Per il Pd e Sel l’uomo da battere è, ancora una volta, Silvio Berlusconi. Non rappresenta in realtà oggi il Pdl un’alternativa di governo all’alleanza di centrosinistra. Stando ai sondaggi di alternative ad un governo Bersani, o ad un governo Bersani più Monti, non ce sono affatto. Ma rimane il Cavaliere, nonostante questo, l’unico leader di un grande partito popolare ed è, ancora, manifestamente ostile al Pd e alla sua alleanza. E comunque secondo Bersani e Vendola se Monti bis porterebbe probabili guai, Berlusconi vincente porterebbe alla rovina sicura.

L’obiettivo di Berlusconi in questa tornata elettorale non è comunque, nonostante le dichiarazioni, tornare a palazzo Chigi. Obiettivo assolutamente fuori portata per lui e per i suoi. L’obiettivo è mettere i bastoni tra le ruote di Bersani soffiandogli senatori e rendendo impossibile o molto fragile la maggioranza di centrosinistra al Senato. Un obiettivo noto a tutti e anche dichiarato che non può non iscrivere Berlusconi nella casella dei cattivi di casa Pd. Tanto più che saranno anche improponibili, ma già corrono voci che Berlusconi dotato della sufficiente dose di senatori direbbe a Bersani: il governo te lo faccio fare ma mi devi dare il salvacondotto giudiziario.

Monti invece, l’attuale premier, per quanto diverso e in alcuni casi persino ostile, rappresenta per Bersani e soci un’opportunità: l’opportunità di restare a galla anche se il piano di Berlusconi al Senato si realizzasse, l’opportunità di poter dare al Paese, anche in caso di maggioranze traballanti ed esigue, un governo. Posizioni e punti di vista partoriti per lo più in casa Pd ma che sono, per forza di cose, anche di Nichi Vendola e di Sel. Sinistra ecologia e libertà, nonostante la disapprovazione espressa nei confronti del governo Monti, si trova ora a dover rispettare e condividere le posizioni sancite dall’alleanza sottoscritta col Pd, per quanto possa forse non condividerle Vendola ne è in qualche modo prigioniero. Non hanno nessuna voglia Bersani e Vendola di governare con Monti e se appena potranno un governo insieme non lo faranno, anche Monti lo considererebbe per se stesso un cilicio e supplizio sedere in un governo con loro. Però se necessario potranno sostenersi in Parlamento, Monti non vuole salvacondotti, magari qualche liberalizzazione sì.

Ma Bersani e Vendola non hanno il monopolio della sinistra e ci sono anzi altri soggetti che ne reclamano la paternità. Soggetti che rispondono al nome di Antonio Ingroia e che prendono corpo, politico, nelle fila di Rivoluzione Civile. Il partito dell’ex pm palermitano, di Leoluca Orlando e di Luigi De Magistris si presenta e propone come l’unica vera sinistra. L’unica vera perché quella di Bersani e Vendola sarebbe corrotta proprio dall’innaturale rapporto con l’uomo delle banche e dei banchieri attuale inquilino di Palazzo Chigi.

Per questa sinistra ‘autentica’ il nemico allora altri non può essere se non Monti, reo tra l’altro di corrompere i ‘compagni che sbagliano’. Berlusconi è per gli arancioni, del colore si sono un po’ autoritariamente appropriati, troppo lontano e distante e non costituisce pericolo mentre Bersani con Monti sono molto più pericolosi. Pericolosi perché l’alleanza possibile e futuribile tra i due metterà Rivoluzione Civile, come già oggi accade, fuori dalla porta del centrosinistra che conta, quello di governo. Ma è Monti il nemico di Ingroia anche perché, in una spiccia dinamica pre elettorale, rappresenta la via forse più proficua per racimolar voti. Ingroia e “compagni”, ma tra i compagni c’è anche Di Pietro e non solo l’ex Rifondazione Comunista, non possono infatti credere e sperare di conquistare consensi ‘rubandoli’ all’area berlusconiana, e naturalmente neanche al trio Monti-Casini-Fini, ma possono prenderne invece a Vendola. E se il governatore della Puglia non scomunica ogni giorno Monti, quale via migliore per conquistare qualche pezzetto del suo elettorato che non farlo appropriandosi di un suo vecchio, e inviso, nemico?

Una dinamica questa che porta però in rotta di collisione Ingroia e il centrosinistra. Sel, naturalmente, non ha alcuna intenzione di regalare voti ad Ingroia, e ancor meno ne ha il Pd che non rischia di perder voti suoi ma quelli di coalizione, indispensabili, invece sì. Una situazione complicata soprattutto per Vendola. E’ un gioco di vasi comunicanti: se Rivoluzione Civile va sopra il 5% dei voti difficilmente sopra e al 5% sta Sel di Vendola. E se Sel non fa cinque e passa, allora Pd più Sel fa più 35% che 40%. E quindi Bersani e Vendola arrivano primi ma non per questo fanno vittoria piena. Se invece Bersani e Vendola fanno il solletico al 40% allora Ingroia a fatica fa 4% ed entra in Parlamento.

Ed è anche e sempre la tragicomica storia della sinistra “pura” che accusa la sinistra di prima di essere “impura” e poi nasce un’altra sinistra ancora più “pura” che accusa la sinistra una volta “pura” di essersi fatta a sua volta “impura”. La stessa noiosa storia stavolta con due varianti: nella purissima sinistra di Ingroia c’è tanta roba che sinistra proprio non è e un confine, una differenza chiara c’è. La indicano loro stessi indicando il loro nemico principale: se non temi troppo Berlusconi il tuo nemico pubblico numero uno non è il polpulismo, se non tempi troppo Monti il tuo nemico principale è invece il populismo. Non  è quindi un caso, un accidente o un particolare se Grillo dice che Berlusconi è “ologramma”, se Ingroia dice che “Monti è peggio di Berlusconi”, se Maroni è d’accordo su questo con Ingroia. “Popoli” elettorali diversi ma sempre nel regno del populismo abitano.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie