Berlusconi: un altro “atto di bontà”. Premier ricattato no, ricco scemo quasi

ROMA – Ancora un “atto di bontà”, distratti da manovre e default ce li eravamo dimenticati. E se avesse ragione Berlusconi, se la tesi che porta a sua difesa in molti casi, quella di “essere troppo buono” fosse la verità, tutta la verità, solo la verità? Un dubbio legittimo che nasce leggendo le carte e le relative dichiarazioni del premier in merito alle notizie pubblicate dal settimanale Panorama, dove il nostro Presidente del Consiglio risulta di nuovo al centro di un’inchiesta giudiziaria. Di per sé non sarebbe quasi più una notizia, ma la novità è che questa volta Berlusconi non figurerebbe nelle carte dei magistrati nella veste di indagato, ma di parte offesa. Una notizia ghiotta quindi, che il settimanale Panorama, di proprietà del Cavaliere, ha pubblicato in anteprima. Così in anteprima che i magistrati che stanno conducendo l’inchiesta e che sono, a loro dire, “a un punto di svolta”, non l’hanno presa benissimo. La vicenda è, alla larga, sempre quella delle escort. Dalle carte risulterebbe che Berlusconi avrebbe pagato Tarantini, l’imprenditore pugliese che portò alcune ragazze nelle residenze del premier, per raccontare ai giudici che il cavaliere assolutamente non sapeva che le giovani in questioni erano prostitute. E Berlusconi avrebbe pagato non di sua sponte, ma perché ricattato da Tarantini, 500mila euro subito e poi una specie di stipendio mensile. Mica male.

Ma Panorama, oltre a svelare parte dell’inchiesta, fa di più, riporta anche il punto di vista di Berlusconi, l’editore evidentemente informato in anticipo. E sono proprio le motivazioni, le spiegazioni che il premier dà del giro di soldi individuato dai magistrati che lasciano sorgere un atroce dubbio: e se Berlusconi non fosse quel personaggio torbido che molti credono, ma un puro dal cuore d’oro che si lascia abbindolare? Dice il cavaliere: “Ho aiutato una persona (vale a dire Tarantini n.d.r.) e una famiglia con bambini che si è trovata e si trova in gravissime difficoltà economiche. Non ho fatto nulla di illecito, mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così e nulla muterà il mio modo di essere”. Che caro.

Essendo questa dichiarazione pubblicata da un giornale dello stesso dichiarante, è lecito supporre che non verrà smentita. Berlusconi avrebbe versato quindi a Gianpaolo Tarantini mezzo milione di euro più altre somme ogni mese. Scrive Panorama: “Pagato per mentire? No, perché al telefono Tarantini ribadisce più volte che quella è la verità. I 500 mila euro – si legge ancora nel resoconto – dovevano servire “soprattutto” a convincere l’imprenditore pugliese a scegliere il patteggiamento per evitare un processo pubblico e la conseguente pubblicazione di “intercettazioni telefoniche ritenute imbarazzanti” che avrebbe danneggiato il premier.

Premier ricattato e ricattabile dunque, secondo la ricostruzione dei giudici riportata da Panorama. Ma la verità, sentendo il premier, è un’altra: solo un atto di bontà. Come atto di bontà fu quello che spinse Berlusconi ad aiutare la povera Ruby ricoprendola di regali e fornendole il denaro, decine di migliaia di euro, per aprire una palestra, mai aperta tra l’altro. Come bontà fu quella che consenti a Lele Mora di salvarsi temporaneamente dalla bancarotta sempre grazie al munifico aiuto del cavaliere, una milionata e mezzo di euro intermediata da Emilio Fede. E sempre bontà fu, infine, quella che mosse l’animo del premier spingendolo ad aiutare con doni preziosi, talvolta case, automobili e ogni tanto posti di lavoro, le famose Olgettine. Solo bontà. Non è una ricostruzione di fantasia, ma la tesi portata avanti da Berlusconi stesso.

E crediamogli. Perché non potrebbe esser vero? Non un premier ricattato, ricattabile, coinvolto in “brutti giri e brutti affari”. Ma un uomo buono, e ricco, molto ricco e anche un po’ in là con gli anni. Il ritratto dell’uomo che viene fuori seguendo le spiegazioni del premier è questo: non un uomo al centro di scandali nei panni del colpevole, ma un ricco e potente signore un po’ tonto, che si lascia avvicinare da figuri non proprio limpidi, vedi Tarantini e Mora, e da ragazzine che gli spillano denaro grazie al suo buon cuore ma che in realtà lo truffano o, nel migliore dei casi, si approfittano di lui. Premier ricattabile no, ricco scemo quasi: così la cantano e la suonano là dove si “puote cantar ciò che si vuole”.

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