Berlusconi non vuole più Ruby teste: condanna vale voti, bunga bunga negato no

Silvio Berlusconi

MILANO – La volevano a tutti costi. L’hanno invocata, aspettata e reclamata e poi, al momento del dunque, hanno cambiato idea. L’oggetto del desiderio era Ruby Rubacuori nei panni della testimone, e a volerla ardentemente erano Silvio Berlusconi e i suoi avvocati. Loro e solo loro. L’accusa era persino contraria ad ascoltarla come teste. L’hanno voluta ma poi ieri (14 gennaio), all’improvviso, quando Ruby era già in aula, dopo esser rientrata dal Messico e dopo esser stata attesa per settimane, hanno deciso Niccolò Ghedini e soci di non volerla più ascoltare.

Un cambio di strategia, non il primo, figlio della decisione dei giudici di non sospendere il processo durante la campagna elettorale. Sperava, l’avvocato Ghedini, di rimandare tutto a dopo le elezioni, ma il suo programma l’ha dovuto necessariamente cambiare per la decisione della Corte che ha stoppato le sue richieste: il processo Ruby non viene sospeso causa elezioni, la sentenza forse arriva prima del voto. E allora, con le elezioni alle porte, lo stato maggiore berlusconiano ha valutato che…è meglio una sentenza di condanna sotto la quale far la vittima che una serie di udienze tutte bunga bunga e olgettine sotto le quali fare la figura del vecchio incontinente che allunga le mani e le banconote.

Era stato Niccolò Ghedini a volere ad ogni costo la nipote di Mubarak, pardon Ruby, in aula al processo che la vede parte lesa. Quale occasione e quale modo migliore di dimostrare l’innocenza del proprio cliente, Silvio Berlusconi, attraverso la testimonianza diretta della “vittima”, della “parte lesa” che avrebbe smentito e smontato le accuse? Ovviamente nessuna. Tra l’altro l’audizione in aula avrebbe anche potuto mettere la sordina agli interrogatori che la giovane ragazza marocchina aveva sostenuto davanti ai pm, e dove aveva raccontato del bunga bunga, delle allusioni sessuali, dei balli senza vestiti, del sanbitter…Ciò che era agli atti del processo non era certo favorevole a Berlusconi imputato. Si trattava di smontare quegli “atti” con una deposizione in aula di Ruby che somigliasse alle interviste con Alfonso Signorini  e non alle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti.

In quelle dichiarazioni c’erano le case date in alle ragazze cambio di…C’erano le notti passate ad Arcore da Ruby, più di una dozzina…Insomma Ruby in aula serviva alla difesa a smontare quelle che l’accusa ritiene prove. Ruby voluta e attesa come testimone, di fatto della difesa, anche quando il 10 dicembre scorso non si era presentata in aula perché in Messico, in vacanza, nonostante sapesse della convocazione. L’accusa a sentir Ruby in aula non ci teneva per nulla, le bastavano, e avanzavano, gli “atti” del processo.

Un mese dopo però qualcosa deve essere cambiato. Deve esserlo perché la strategia difensiva del Cavaliere ha fatto un’inversione di rotta di 180°. Niente più Ruby, nonostante fosse in aula, e largo alle trascrizioni degli interrogatori fatti dai pm, con tutto quello che ne consegue. Probabilmente la condanna.

Quello che è cambiato è che ora il Paese è in campagna elettorale. Berlusconi e Ghedini volevano evitare che il processo continuasse in questo periodo. Tra legittimi impedimenti vari speravano di poter archiviare il problema Ruby almeno fino a dopo le elezioni ma la Corte ha mandato a monte questa idea. Ghedini aveva chiesto la sospensione del processo perché Berlusconi è in campagna elettorale, ma i giudici hanno fatto notare che Berlusconi non è né candidato premier né segretario di partito e che non esistono leggi che prevedano in questi casi la sospensione del procedimento. E allora?

Allora il processo va avanti e Ghedini si è trovato a dover scegliere tra vedere sui giornali l’interrogatorio di Ruby e il contraddittorio in aula con l’accusa, cioè una Ruby ,a Ruby del bunga bunga negato e ritrattato a cui nessuno avrebbe creduto. Dichiarazioni in aula di Ruby Rubacuori al limite dell’inverosimile, mezze ammissioni, incertezze, comuqnue i suoi racconti delle cene eleganti e delle Olgettine. A poche settimane dal voto dal voto un calvario. Meglio una condanna quasi certa, all’ombra della quale far la vittima del complotto. Una condanna può perfino portar voti, un bunga bunga ritrattato no.

 

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