Berlusconi senatore e condannato: salvi il seggio e salvi il governo

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

ROMA – Una via c’è per salvare il seggio senatoriale di Silvio Berlusconi e salvare il governo di Enrico Letta. Una via stretta che può partire dalla Corte di Cassazione. La via è quella del “rimandare in appello la pena accessoria”, cioè l’interdizione dai pubblici uffici. Berlusconi quindi condannato per evasione fiscale nel processo Mediaset come già da sentenza di primo grado e di appello. Ma condannato e senatore. E’ questo, o almeno sembra esserlo, l’obiettivo minimo e al tempo stesso massimo per Silvio Berlusconi e i suoi legali. Se la condanna non può essere evitata, e le richieste del Pg in Cassazione vanno in tal senso, altro è il discorso per l’interdizione dai pubblici uffici.

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In attesa della sentenza della Suprema Corte sul processo per i diritti Mediaset, sentenza che potrebbe arrivare già oggi o al massimo domani (1 agosto), la strategia e gli obiettivi del Cavaliere e dell’avvocato Franco Coppi appaiono chiari. Ma se questi apparivano delineati già nel giorno di approdo del caso in Cassazione hanno trovato, i legali dell’ex premier, una sponda inaspettata nelle richieste del Pg Antonello Mura: “Voglia annullarsi la sentenza impugnata nei confronti del ricorrente Silvio Berlusconi… limitatamente all’entità della pena accessoria dell’interruzione dai pubblici uffici. Con la rideterminazione della stessa nella misura di anni 3…”. Che tradotto significa: si mantenga ferma la condanna penale a 4 anni di Silvio Berlusconi ma si riveda l’interdizione dai pubblici uffici, passando da 5 a 3 anni.

Berlusconi colpevole quindi e processo sostanzialmente giusto, da rivedere però la quantificazione della pena relativa all’interdizione dai pubblici uffici. Ed è questo il punto su cui potrebbero incontrarsi accusa e difesa. Incontrarsi ovviamente in modo teorico perché non saranno certo motivi “politici” quelli che valuteranno i supremi giudici nell’esprimere il loro giudizio. Ma è altrettanto ovvio che se una sentenza di rinvio dovesse uscire dalla Cassazione, rinvio sia pur parziale, e cioè relativo solo alla parte riguardante la pena accessoria, potrebbe esser questa una soluzione in grado di accontentare tutti: colpevolisti ed innocentisti.

Come scrive infatti Paolo Colonnello sulla Stampa di oggi:

“la domanda è: cosa cambia se Berlusconi viene interdetto 3 anni anziché 5? Poco o nulla, nei termini di decadenza dal seggio senatoriale; poco o nulla in quelli di condanna penale, visto che con il rinvio eventuale a una nuova corte d’appello, la prescrizione dei capi d’imputazione non verrebbe toccata lasciando invariata la pena a quattro anni di reclusione. E il processo, che si prescrive nel settembre 2014, farebbe in tempo a concludersi. Ma è il segnale che forse, in qualche modo, si vuole trovare una via d’uscita. Sebbene, per come la vedono gli avvocati del Cavaliere e i suoi supporter politici, non sarebbe questa la strada sufficiente per garantire una serena vecchiaia a Berlusconi con un seggio in Senato. Infatti il professor Franco Coppi scuote la testa: ‘Ho idea che domani (oggi, ndr) useremo argomentazioni completamente nuove. Puntiamo all’assoluzione completa’”.

Al di là delle parole del legale però, che ovviamente punta almeno pubblicamente all’assoluzione completa e non parziale del suo assistito, e come potrebbe essere altrimenti, la salvaguardia del ruolo politico del Cavaliere sembra essere invece un risultato buono anche per Berlusconi che, forse non a caso, sta tenendo sulla vicenda un profilo per lui insolitamente basso.

Eliminare quindi l’interdizione dai pubblici uffici e mantenere la condanna penale come “colpo al cerchio e alla botte” ma anche, almeno secondo l’analisi fatta da Repubblica, una semplice riduzione a soli 18 mesi di interdizione potrebbe essere una soluzione. Se la decadenza in toto dell’interdizione salverebbe come detto seggio, governo e futura candidabilità, anche una riduzione di questa ad un anno e mezzo potrebbe salvare se non il seggio almeno il governo e la candidabilità, posizionando le future elezioni all’indomani della scadenza dell’interdizione stessa. Calcolo forse un po’ avventuroso e “pericoloso” vista la fragilità della situazione politica e governativa italiana ma che rientra comunque nella “melina”, nella tattica difensiva di un Berlusconi che punta decisamente ad un “pareggio” fuori casa per “passare il turno” della Cassazione.

 

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