Boffo, Caldoro, Baldini, Maroni… la fabbrica dei dossier “cinesi”

Roberto Maroni (Lapresse)

ROMA – “A me questo qui non mi piace, mi rompe le scatole. mi intralcia, quasi quasi gli faccio un bel dossier”… Sembra essere diventata una moda, il dossieraggio, negli ultimi tempi in Italia. Da Stefano Caldoro a Monica Rizzi, da Dino Boffo a Franco Baldini, passando per Gianfranco Fini, ultimo ma non ultimo Roberto Maroni. Per lo più politici, ma anche giornalisti e dirigenti sportivi sono stati oggetto di quello che si può definire dossieraggio selvaggio e allegro, basato infatti, spesso, sul nulla. E le cronache leghiste di questi giorni, che raccontano la parabola di un Paese, o almeno di una parte di esso, non potevano sfuggire a questa moda. La vittima padana di dossieraggio è l’ex ministro dell’interno e attuale triumviro Roberto Maroni. I mandanti? Certamente l’ex tesoriere Belsito, alle cui spalle però spunta addirittura l’ombra del Senatur.

Che il personaggio scomodo sia un avversario politico come Fini o Caldoro e Maroni, o un giornalista troppo critico come Boffo o un dirigente sportivo poco amico come Baldini il metodo usato per colpirli è sempre lo stesso: si scava nel passato, si cerca il torbido, talvolta se ne trova un po’ come nel caso della casa di Montercarlo, più spesso non si trova niente. Ma non fa niente: il “cercato” più che il trovato lo si rende pubblico e si spera, così facendo, di toglierselo dai piedi. Oppure si tiene il “dossier” nel cassetto, in qualche caso si fa sapere di averlo lì chiuso e si pensa così funzioni come deterrenza. In altri casi si tiene e basta, senza informare nessuno, hai visto mai un domani..?

Il copione è sempre lo stesso ma gli attori cambiano, così come i confezionatori di dossier. Ci sono quelli più abili e quelli meno, evidentemente. Così si passa da dossier quasi comici come quelli inventati da Mario Corsi e il suo “cerchio magico” appollaiato sulla “Magica” per tentare di gettar fango sul dirigente della Roma Baldini, colpevole di non “trafficare” con i diretti interessati, colpevole cioè di aver messo alla porta personaggi che fino a poco tempo fa con la Roma vivevano, fino a dossier che ottengono lo scopo desiderato.

L’ex direttore dell’Avvenire Boffo di dossier è rimasto vittima, costretto alle dimissioni. Troppo duro fu con il governo Berlusconi, e così saltò fuori la sua presunta omosessualità, cosa stridente con la natura ecclesiastica dell’editore dell’Avvenire. Dai dossier contro Caldoro, commissionati da Nicola Cosentino in una lotta intestina nel Pdl campano, nulla di rilevante venne fuori. Da altri, come quello contro Fini, uscì la famosa casa di Montecarlo,  non abbastanza però per far si che il dossier ottenesse lo scopo per cui era nato: far dimettere Fini da presidente della Camera. Da quello contro i dirigenti giallorossi, come accennato, non è uscito nulla, se non una clamorosa figuraccia di chi quel dossier aveva creato e provato a vendere.

Dal dossier contro Maroni, invece, con ogni probabilità uscirà una resa dei conti. Anche nei documenti raccolti sul conto dell’ex ministro ci sono informazioni inutili e clamorosamente errate, che certo non screditeranno il triumviro ma che ora, al contrario, si rivoltano contro chi le ha raccolte. E si potrebbero tradurre quindi nella resa dei conti finali all’interno della Lega perché, se appare certo che Belsito sia colui che il dossier ha voluto, appare anche probabile che Bossi sapesse, con un implicito avallo. Belsito, il tesoriere, il mandante dello sgangherato dossier, alla domanda “Bossi sapeva?” risponde: “gli ho detto che mi sentivo accerchiato e che stavo cercando di capire alcune cose su Maroni. Se mi ha scoraggiato? In realtà non mi ha detto niente”.

“E se buon sangue non mente” avrà forse pensato Maroni, memore dei dossier creati dalla dimissionaria Rizzi a favore del Trota, di Bossi jr, allora anche Bossi senior avrà le sue colpe. E la reazione non si è fatta attendere, ed è stata postata su facebook: “Sia chiaro, non mi fermerò fino a quando gli eventuali colpevoli non saranno cacciati. Altrimenti me ne andrò io: non resterò nemmeno un minuto in più se, una volta accertate le responsabilità, non se ne andranno tutti i colpevoli. A tutti i livelli, e pazienza se dovessi scoprire altre amare verità, se cioè dovessi scoprire di essere stato tradito da un amico o da un presunto amico: non ci saranno sconti per nessuno”.

Dossier che vanno e dossier che vengono, dossier che colpiscono il bersaglio e altri che si ritorcono contro chi li ha voluti. Dossier pieni di fango quando non di vere e proprie menzogne, quasi tutti però diciamo così “artigianali”, anzi neanche artigianali perché a chiamarli così si fa torto agli artigiani. Quasi tutti sembrano dossier “cinesi”, appena li usi si sfasciano. Sarà anche questo un segno dei tempi, tempi italiani però, la globalizzazione non c’entra.

 

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