Casapound, Alba Dorata, Pegida a Piazza del Popolo. Imbarazzo Le Pen, Salvini no

Matteo Salvini con Giorgia Meloni
Matteo Salvini con Giorgia Meloni

ROMA – Sorpassare a destra Marine Le Pen. Un’impresa che in pochi credevano fattibile ma che è invece riuscita al segretario leghista Matteo Salvini. L’uomo che vorrebbe interpretare il ruolo di nuovo leader della destra italiana ha infatti confezionato giusto sabato scorso una molto pubblicizzata (anche da quelli che manifestavano contro) manifestazione in piazza del Popolo a Roma. Iniziativa cui, la leader del Front National, ha partecipato inviando un videomessaggio.

In piazza però non c’erano solo Salvini e Giorgia Meloni, ma anche Casapound in forze, Alba Dorata e Pegida in delegazione, insomma la “crema” del neo fascismo e neo nazismo continentale e la punta di lancia della xenofobia tedesca . Con i fascisti romani, quelli di Casapound per chiarire, che non solo manifestavano ma erano anche sul palco e nella scaletta degli interventi. “I suoi amici – raccontavano le agenzie riferendosi al vicepresidente di Casapound Di Stefano salito sul palco – arrivati in piazza del Popolo in corteo hanno fatto il loro imperiale ingresso alzando le mani con i saluti romani. Un gruppo di persone, tra un intervento e l’altro, invoca con un coretto nientemeno che il Duce”. Il tutto sintetizzato dal manifesto che addobbava il basso placo. un Mussolini che dice “Salvini ti aspettavo”.

A sorpresa, ma non tanto a sorpresa pensandoci un po’, questo tipo di presenze e partecipazioni hanno imbarazzato Marine Le Pen, che in Francia ha dovuto pubblicamente prenderne le distanze. La leader del Front National, accreditato ormai del 30 per cento del voto potenziale dei francesi, è da tempo e con successo impegnata a disancorare l’immagine del suo partito da quello classico dei movimenti neo fascisti che peraltro la Le Pen conosce bene. Il Front national del papà era quello che si sentiva a casa sua e suo agio quando si levavano saluti romani, si negava la “soluzione finale” per gli ebrei, si asseriva la differenza e la supremazia razziale. Ma ora marine Le Pen non vuole essere identificata con tutto questo, risultare schiacciata e compressa nell’area della destra nazifascista sia pure terzo millennio. E si comprende perché: se sta per votarti un francese su tre non puoi immaginare che un francese su tre guardi con qualche simpatia o indulgenza al nazismo o al maresciallo Petain.

“Non conosco Casapound e non ho rapporti con loro…non c’erano accordi con Pegida e non ce ne sono con gli esuberanti di Alba Dorata”. Queste le secche e infastidite precisazioni della donna che è a capo della destra francese.

Salvini invece non ha provato nè prova nessun imbarazzo per le compagnie di Piazza del Popolo. La sua Lega si espande nei sondaggi però è ancora a livelli tali (15 per cento al massimo) da non dover porre problemi di rappresentatività generale. E, più in generale, stiamo ai fatti: a Matteo Salvini viene più naturale e spontanea l’invocazione a disfarsi della “zecca” rossa di quanto non venga alla Le Pen. Persino Giorgia Meloni infatti, la leader di Fratelli d’Italia che non esattamente di sinistra si può dire, ha sentito il bisogno di marcare la distanza tra il suo partito e quelle presenze in piazza. Eppure, per dire, in Fdi trovano posto personalità come Ignazio La Russa e Gianni Alemanno, che così distanti dall’estrema destra non sembravano essere. “Non ho rapporti con quelli di Casapound che dicono che il loro leader è Matteo Salvini, forse bisognerebbe chiederlo a lui…” ha spiegato la Meloni al Mattino sulla questione apporti Lega-destra radicale. Ma questa è un’altra storia.

“Non conosco Casapound e non ho rapporti con loro”. “Ho apportato il mio sostegno alla Lega, e non c’erano accordi né con Pegida né con gli esuberanti di Alba Dorata”. Così  la figlia di Jean-Marie Le Pen, il fondatore fieramente fascista del Front National. Giustificazioni affidate ai microfoni della radio francese “France Info” dopo che il quotidiano online Mediapart.fr ha sottolineato come sul palco della manifestazione cui la Le Pen aveva inviato il videomessaggio, oltre a Salvini ci fosse anche Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound. E poi i gli anti-islamici tedeschi di Pegida e i più noti ma certo non meno estremisti della greca Alba Dorata.

“Quando c’è una manifestazione con migliaia di persone è normale che sia presente qualche elemento folcloristico, ma non può essere in alcun modo imputata qualsiasi responsabilità agli organizzatori”, ha aggiunto la Le Pen. Marine è infatti impegnata, ormai da quasi un decennio, in una ‘normalizzazione’ del suo partito. Normalizzazione che si traduce nella volontà di rendere un partito meno estremo il Front National, depurandolo o almeno pubblicamente ripulendolo da quelle manifestazioni e da quelle partecipazioni troppo marcatamente razziste, violente o poco democratiche, cioè fasciste.

Un’operazione che in Francia sta evidentemente riuscendo, ma un’operazione politicamente diametralmente opposta a quella messa in atto da Salvini in Italia. Il leader del Caroccio infatti, per raccogliere ed aumentare il suo consenso, flirta apertamente anche con movimenti chiaramente razzisti e/o fascisti. Scelta comprensibile se l’unica è la caccia al voto e più “cattivo” è il voto meglio è. Scelta però che altrove, per chi si vuole realmente candidare a governare un paese, persino se si chiama Marine Le Pen, suscita imbarazzo. La Le Pen che di destra se ne intende e che di destra anti euro ed Europa ha il copyright, in piazza con quelli di Alba Dorata, di Casapound e di Pegida non ci va e, se ci si trova, ci tiene a far sapere che è successo per caso. Vorrà pur dire qualcosa come di certo qualcosa vuol dire che Salvini non prova nessun imbarazzo ad andare con chi imbarazza la Le Pen.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie