Cinema: furto di tempo con destrezza. Film accelerati per più pubblicità

Lapresse

ROMA – Ci rubano il tempo. Non sono il traffico o le attese inutili e snervanti cui spesso ci sottoponiamo gli autori del furto. Sono i cinema. E in particolare la tanto brutta quanto, pare, diffusa abitudine dei gestori delle sale cinematografiche di proiettare i film ad una velocità maggiore di quella giusta. A che pro? Per rubare tempo. Tempo sottratto e utile per inserire una pubblicità in più o una proiezione in più. L’unica speranza di riprenderci questo tempo? Il digitale.

Lo stratagemma adottato è tanto scaltro, tecnico, e difficile da scoprire, quanto semplice da applicare. Si basa sull’uso dei proiettori che, volendo, possono essere leggermente velocizzati, in altre parole mandati “a passo 25 invece che a 24”. Tradotto: il ritmo con cui i fotogrammi si susseguono viene leggermente aumentato e ogni 25 se ne può rubare uno, il che vuol dire che su un film di due ore si guadagnano 5-6 minuti. L’accelerazione è ovviamente molto contenuta, e per questo praticamente impercettibile ad un occhio profano. Ma ogni tanto qualcuno che si accorge della furbata c’è e, racconta La Stampa, il presidente dell’Anec Lionello Cerri ammette “Tecnicamente è possibile, anche se un orecchio e un occhio capaci se ne accorgono subito. Non credo sia una pratica così diffusa e riconosciuta, magari è solo episodica, voglio dire non scientificamente organizzata, magari è solo il proiezionista di quella certa sala che una sera ha più fretta di andarsene a casa”.

Sarà la fretta di un proiezionista di mettersi in pantofole, ma 5/6 minuti guadagnati a film, soprattutto ora che la pubblicità in sala è regolamentata, possono esser buoni anche per qualcosa di diverso dalle pantofole del proiezionista di turno. “Su quattro programmazioni – spiega Paolo Pozzi, direttore della distribuzione della super-major Medusa – si potrebbero recuperare quasi 40 minuti”. Minuti preziosi perché, in sala, prima che parta la pellicola per cui si è pagato il biglietto, devono susseguirsi diversi avvenimenti: “Bisogna calcolare la durata del film, i 12 minuti di pubblicità regolarmente acquistati, i 5 di intervallo, quelli per i trailer. Alla fine si fa un conto, si vede quanti spettacoli possono essere organizzati e in quali orari, se non è possibile far rientrare tutto, allora si decide di velocizzare”. Che, poi, dice Pozzi, “significa vedere i film come li vedremo in tv”. Già perché la cattiva abitudine non è nata nelle sale cinematografiche, ma nelle tv commerciali che, d’abitudine, trasmettono ad un passo 25.

Cornuti e mazziati? Vittime senza speranza di salvezza di un furto che non può essere fermato? Per ora si. Ma una speranza c’è: l’unica salvezza è il digitale: “Lì non si può fare, almeno che non sia stato fatto in origine”, dice sempre Pozzi. Cioè i prodotti in digitale non possono essere accelerati, non si può modificare la velocità con cui sono stati confezionati. Almeno fino a quando i nuovi sistemi di proiezione non lo consentiranno.

 

 

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