Quanti stipendi vale una casetta? Oggi da 90 a 150, nel 1970 erano da 70 a 100

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 24 Maggio 2012 - 14:35| Aggiornato il 17 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quanti stipendi ci vogliono per comprarsi una casetta? Con due stipendi, uno per lui l’altro per lei, da 2.500 euro al mese una coppia che fa cinquemila lordi di stipendio (all’ingrosso 3.500 netti) per comprarsi una casetta di stipendi interi ne deve mettere una novantina se la casetta è una casetta “media” italiana, circa 120 di stipendi se la casa è a Milano e più di 140 se la casa è a Roma.

È un calcolo teorico anche se molto indicativo, con gli stipendi ci si deve anche e soprattutto campare. Ma comparare quanti stipendi servono per compare una casa o un’auto o altro serve a percepire quanto vale il lavoro sul mercato. Novanta, 120, 140 stipendi per una casetta di una coppia di oggi, stavano messi così anche i loro genitori? Proprio no: nel 1970, ad una coppia, comprare casa, darsi un tetto, da sempre obiettivo primario delle famiglie italiana, costava sette anni di stipendi. Anni che diventavano otto se la coppia in questione viveva a Milano, e nove se invece viveva a Roma.

Poco più di 40 anni dopo, cioè oggi, i figli di quella coppia degli anni 70, fatta una nuova famiglia, di anni di stipendi per comprarsi una casa ne devono spendere di più rispetto ai loro genitori: otto come media nazionale (o addirittura 18, secondo Federconsumatori), dieci a Milano e dodici a Roma. Comprare casa oggi, costa più che quarant’anni fa. Quel più è fatto di una ventina abbondante di stipendi in media, la differenza tra i sette anni del 1970 e gli otto di oggi. Quel più è di una quarantina di stipendi se vivi a Milano, la differenza tra gli otto anni del 1970 e i dieci di oggi, e addirittura di una sessantina di stipendi passando dai nove anni del 1970 ai dodici che ci vogliono oggi per pareggiare il costo di una casetta a Roma.

A fare i conti in tasca agli italiani è il Sole 24 Ore, basandosi su un’elaborazione Casa24 Plus su dati Istat. Il quotidiano di Confindustria si sofferma sull’analisi dell’andamento del numero delle compravendite, fa paragoni con l’estero, Spagna in testa, e pubblica un’interessante stima su dove costa più e meno, in termini di annualità di stipendi, comprar casa. Ma un altro elemento salta agli occhi leggendo i dati: dal 1970 ad oggi, comprare casa, è diventato ogni anno più oneroso. “Nei decenni considerati si registrano lievissime oscillazioni – spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari al Sole –. Pertanto possiamo dire che redditi e case viaggiano in modo abbastanza parallelo. Prendendo in considerazione Roma e Milano la media sale nel primo caso a 12,2 annualità, confermando quindi Roma come città mediamente più cara sul territorio italiano, e nel secondo caso a 10,2 annualità”. Ma Breglia sottolinea come il dato sia un po’ falsato perché il potere d’acquisto è differente da città a città.

Sarà un po’ falsato come dice Breglia, ma le due rette parallele non sembrano. Nei quattro decenni presi in esame, il costo di un’abitazione di 90 metri quadrati, in una zona semicentrale, per una coppia di lavoratori dipendenti, ha registrato il segno più 3 volte su 4. Nel 1970 servivano 6,9 annualità, nel 1980 7,7, nel 1990 8,5. Nel 2000 lo stop, di nuovo 7.7 annualità ma, nel 2011, ancora un aumento: 8 anni.

Scendendo poi nel dettaglio e prendendo in esame i casi di Roma e Milano, anche qui l’andamento è lo stesso. Si scopre solo quello che forse è ovvio: cioè che nelle due città più importanti d’Italia comprar casa è più oneroso che altrove. A Milano infatti, se nel 1970 occorrevano 8 annualità, 1 in più rispetto alla media nazionale, a Roma ne servivano 9,1. Dieci anni dopo, nel 1980, a Milano 9,1 e a Roma 10,4. Nel 1990, 10,3 nel capoluogo lombardo e 11,9 nella Capitale. Nel 2000, anche qui, la frenata: 9,5 a Milano e 11,3 a Roma. E anche in questo caso, nel 2011, la nuova salita: 10,2 anni di stipendi per comprar casa all’ombra della Madonnina, e addirittura 12,2 nella città del Colosseo. Con un differenza di oltre 2 anni rispetto alla media nazionale a Milano e di oltre 4 (cioè il 50% in più) a Roma.

Aumento che si spiega, anche senza esser analisti del settore, non tanto con il costo del mattone italiano, ma più con l’andamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, quelli presi ad esempio dal Sole 24 Ore. Se il mattone è infatti cresciuto in maniera costante e comunque parallela all’aumento di tutti gli altri beni, altrettanto non hanno fatto i salari, cresciuti anche loro dagli anni 70 a tutti i 90, ma che da una quindicina d’anni ormai sono quasi al palo. I redditi da lavoro dipendente si sono svalutati rispetto ad uno o due decenni fa, e questo è vero quando si fa la spesa al supermercato come quando si acquista una casa. Ecco perché ad una coppia di oggi un tetto costa più che alla generazione che li ha preceduti.

Assodato che Roma e Milano sono le realtà dove comprare casa richiede lo sforzo maggiore, interessante è vedere il resto della classifica. Al terzo posto dei capoluoghi più cari si piazza Venezia, dove occorrono 9,2 anni di stipendi per acquistare; quarta Firenze con 9 e poi Bologna 7,9; Verona 7,3; Bolzano 7,2; Genova 6,7 e solo al nono posto Napoli, con 6,5 anni. All’altro capo della classifica, cioè il capoluogo meno caro, è Oristano, 2,2 anni. Seguito da Crotone e Caltanissetta con 2,6 anni e Vibo Valentia, Lecce e Gorizia dove occorrono 2,7 anni.