Ex-governo: i nominati della 25° ora, c’è anche Marzullo

Le ultime nomine del governo Berlusconi (Lapresse)

ROMA – Quando un governo è al capolinea, qualcuno coglie l’attimo fuggente: quello per le ultime nomine. Il Ministero dei Beni Culturali del governo che non c’è più, in zona Cesarini, ha varato le commissioni per il cinema. Si dice che fossero pronte da tempo, se è così, il ministro Giancarlo Galan è stato incautamente pigro nella scelta di tempi. Il quotidiano Secolo XIX non gli ha risparmiato davvero nulla, sottolineando perfino come uno dei nominati, il giornalista politico di Panorama Carlo Puca, fosse autore di una lunga intervista al ministro stesso.

Altri pezzi forti del pacchetto di nomine sono Gigi Marzullo, conduttore su Rai1 del contenitore notturno «Cinematografo». Il critico del Mattino Valerio Caprara, ospite fisso della trasmissione nonché presidente della Campania Film commission. Gianvito Casadonte, nome altrettanto familiare agli aficionados del marzulliano «Cinematografo» e presidente del Magna Grecia film festival. Valeria Licastro, salottiera (dice il Secolo XIX ) responsabile romana delle relazioni istituzionali della Mondadori di Berlusconi, consorte del commissario dell’Agcom Antonio Martusciello, ex parlamentare ed ex giovane leone di Forza Italia. Alessandro Voglino, figura nota fra i militanti della destra aennina, capo della direzione cultura della Regione Lazio. Rosaria Marchese, ex dirigente Rai. Dario Viganò, che il quotidiano genovese qualifica come «presidente delle industrie tecniche dell’Anica».

D’altra parte, si sa, nelle commissioni ministeriali c’è sempre un po’ di tutto, noti e meno noti. Gli ultimi, magari, con un parente noto però. Per esempio Anselma Dall’Olio, altra frequentatrice del «Cinematografo», incidentalmente moglie di Giuliano Ferrara. Per esempio, c’era Gianluigi Paragone, vicedirettore in quota Lega di Rai2. E c’era anche Francesco Pionati, ex mezzobusto del Tg1 trapiantato in politica. Poco nota al grande pubblico invece, Antonia Postorivo. Ma non proprio una illustre sconosciuta: suo marito è il senatore del Pdl Antonio D’Alì.

Ci sono voluti mesi per scegliere il successore di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia, ruolo chiave dell’economia, ancor più centrale con il Paese sull’orlo del default finanziario, rimasto scoperto per lungo tempo. Ma la cautela è scomparsa alla vigilia delle dimissioni di Berlusconi e la casta governativa ha “inserito la quarta” per varare un pacchetto di nomine all’ultimo minuto.

Sergio Trevisanato sarà il prossimo presidente dell’Isfol, succedendo a se stesso. Era stato messo a capo dell’istituto che dipende dal ministero del Lavoro nel 2004 dal secondo governo Berlusconi, poi riconfermato nel 2008. Finché a luglio di quest’anno l’ente viene commissariato e diventa commissario. Il commissariamento scadrebbe il 31 dicembre ma il 28 ottobre, addirittura in anticipo sulla scadenza, un evento più unico che raro in Italia, il Consiglio dei ministri procede alla designazione del presidente, su proposta del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Il suo nome? Ovvio, Trevisanato. Il 28 ottobre è guarda caso lo stesso giorno in cui il quarto Berlusconi comincia a traballare di brutto. Circola infatti una lettera dei dissidenti del suo partito («una bufala», dirà sprezzante il Cavaliere) che gli chiedono un passo indietro. L’iter della nominima di Trevisanato è appena iniziato e non si sa come finirà. Per il disturbo di presiedere l’Isfol lo pagano 101.700 l’anno più un gettone da 90 euro a seduta: soldi che si sommano al suo stipendio da dirigente. Perché si dà il caso che il presidente dell’ente pubblico Isfol sia anche direttore della segreteria regionale per l’Istruzione, il lavoro e la programmazione del Veneto. Altri 167.543 euro.

Negli stessi giorni, gli ultimi di un governo morente, arriva anche la nomina di Vincenzo Santoro a commissario del Parco delle Cinque Terre, proprio dopo l’alluvione. Nomina che ha suscitato l’indignazione dei senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta: «Mentre la nave del governo affonda il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo cerca di piazzare in extremis un suo uomo».

E poi Gian Paolo Sassi, avvocato varesino legatissimo al ministro dell’Interno Roberto Maroni, esponente dell’unico partito (la Lega Nord) ora all’opposizione, saliva al vertice dell’Inail. Per occupare il posto lasciato vacante dalla improvvisa e prematura scomparsa di Fabio Marco Sartori, ex deputato del Carroccio e già segretario particolare di Maroni al Welfare. Uomo competente, Sassi: è stato presidente dell’Inps. Ma la tempestività di questa decisione stona con la cautela tipica dell’esecutivo Berlusconi adottata in altre circostanze.

Dulcis in fundo quello che Gian Antonio Stella sul Corriere definisce “l’ultimo regalo della Gelmini”: la nomina di un nuovo consigliere del Cnr, Gennaro Ferrara, già capogruppo dell’Udc al Comune di Napoli e rettore dell’università Parthenope. Ferrara, 74 anni, collezionista di poltrone di ogni genere e per 23 anni rettore di quella che probabilmente è l’università più “imparentata” d’Italia, la napoletana «Parthenope». Oltre a finire sui giornali come il peggiore ateneo del Paese nella classifica del Sole24 ore o per una stupefacente convenzione con la Uil che assicurava ai suoi iscritti un riconoscimento fino a 60 crediti per la laurea triennale in giurisprudenza con uno sconto di un anno su tre, il prof. Ferrara è celeberrimo tra per il grappolo di parenti piazzati nel suo regno.

E per la strepitosa intervista data a Nino Luca, ricorda Stella, autore di Parentopoli / Quando l’università è affare di famiglia. Un’intervista dove, vistosi rinfacciare di aver sistemato nella «sua» università «la seconda moglie, il di lei fratello, una figlia e i mariti delle due figlie», l’allora rettore rispondeva così: «Io vorrei parlare con un giornalista che faccia un articolo forse più stucchevole ma che, con argomentazioni e approfondimenti, possa farsi capire dal lettore. Se noi trattiamo “Parentopoli” in termini scandalistici non va bene. Glielo dice sa chi? Il secondo di otto figli di un operaio. Io invidiavo quelli che nascevano nelle famiglie di un certo… Le posso dire con orgoglio che nessuno può chiedermi chi mi ha aiutato. I miei parenti, mia figlia, devono dimostrare ogni giorno di valere. Ma perché non intervistate loro?». «Chi?», gli chiedeva Nino Luca: «i due generi Federico Alvino (che tutti danno come il suo successore designato) e Gabriele Carbonara? Sua figlia? La sua seconda moglie e suo fratello? Chi devo intervistare?». «Tenga presente una cosa. Se vuole, lei può parlare con loro ma non è giusto “stare scritti” sui giornali… ».

 

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