Un fegato, un rene un polmone..di ricambio. Si può fare! Per i figli o i nipoti?

Alessandro Camilli
Pubblicato il 9 Ottobre 2012 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA
Yamanaka e Gurdon (foto Lapresse)

ROMA – Quando è difficile dirlo, ma forse prima di quanto pensiamo potremo costruirci organi nuovi di zecca per sostituire quelli vecchi e malati. Si potrà un giorno andare in ospedale o in clinica, ritrovare o depositare lì le proprie cellule staminali e indurre queste a produrre un fegato, un rene, una colecisti, un polmone… di ricambio.  Sembra fantascienza ma non lo è, il segreto sta nelle cellule staminali e in particolare in quelle “riprogrammate”. Grazie a queste è infatti possibile, partendo da una cellula adulta, ottenere una staminale potenzialmente trasformabile in qualsiasi tipo di tessuto. E grazie a queste cellule due scienziati, John B. Gurdon e Shinya Yamanaka, hanno conquistato il Nobel per la medicina 2012.

Siamo abituati a sapere che la distanza temporale tra le scoperte di laboratorio e la loro applicazione nella vita di tutti giorni è ampia, soprattutto in medicina. In questo campo tutte le “novità” devono passare dalla teoria alla pratica, poi se ne deve verificare l’efficacia e la fattibilità su animali in genere e poi su animali simili all’uomo e, dopo un lungo lavoro, si procede con la sperimentazione sull’uomo. Solo a questo punto, concluse con successo tutte le fasi, quello che in laboratorio si è intuito diventa pratica medica. La strada che ci condurrà però agli organi di ricambio è meno lunga di quello che si pensa. Il Nobel per i due scienziati è infatti arrivato solo ieri (8 ottobre) ma il lavoro sulle staminali, è cominciato oltre 50 anni fa. E le staminali “riprogrammate”, ottenute da Yamanaka, sono già impiegate in alcune cure sperimentali. Non servono ancora a sintetizzare organi nuovi da sostituire ai vecchi come faremmo con una gomma della macchina bucata, ma sono ad esempio usate sui pazienti affetti da Sla.

Se però gli organi di ricambio, da costruire con le nostre cellule e quindi sempre a disposizione e senza rischi di rigetto, sono un sogno che potrebbe presto avverarsi, le scoperte e gli studi dei due novelli Nobel aprono la strada anche ad altre meraviglie della medicina. Attraverso le staminali riprogrammate potremmo infatti presto essere in grado di curare mali che oggi sono spesso incurabili, come il cancro e soprattutto Alzheimer e Parkinson. La rigenerazione cellulare ci può infatti consentire non solo di costruire interi organi nuovi, ma anche di riparare quelli danneggiati, anche nel caso dell’organo forse per noi più importante e misterioso: il cervello.

Hanno fatto parte dei film di fantascienza e di Star Trek, ma strumenti in grado di rinnovare i tessuti danneggiati, rimarginando e curando ferite anche profonde potrebbero anche loro diventare in non molto tempo oggetti di uso comune. “In futuro immagino che a tutti verranno effettuati prelievi di cellule staminali che, appositamente riprogrammate, verranno conservate se e fino a quando non possano ritornare utili, ad esempio, per combattere la leucemia, per ricostruire l’epidermide, per curare patologie neurodegenerative e per trattare tante altre malattie ancora oggi incurabili. E’ possibile anche pensare la riprogrammazione delle cellule come cavallo di Troia per la terapia genica” ha detto Angelo Vescovi, uno dei massimi esperti al mondo di staminali, a La Stampa.

Quello che ci aspetta è quindi un futuro fatto di medicina rigenerativa e terapie personalizzate, di cure studiate appositamente sul nostro dna e medicinali ‘mirati’, un futuro dove la morte farà sempre il suo lavoro ma sarà più tenuta a distanza e a guinzaglio di qunato non sia oggi  e dove andare incontro ad un trapianto non sarà una passeggiata ma nemmeno un calvario. Che questo ci aspetti è ormai una certezza. Quando e a che prezzi ancora non è dato saperlo ma certo, nel frattempo, un grazie va a John B. Gurdon e Shinya Yamanaka che hanno contribuito in modo fondamentale con i loro studi a tutto ciò. A John B. Gurdon va il merito di aver, nel 1962, sostituito al nucleo della cellula uovo di una rana quello di una cellula adulta, ricavata dall’intestino di un girino. Quel nucleo, come per miracolo, una volta inserito nell’ovulo ricevette le istruzioni per far ritornare la cellula ad uno stadio immaturo aprendo la strada a quello che Shinya Yamanaka scoprì anni dopo. Nel 2006 lo scienziato giapponese, invece di “entrare” nella cellula, scoprì il cocktail di geni (appena 4) con cui è possibile produrre la metamorfosi, da adulta a baby.