A Foggia atterrano solo soldi pubblici: aeroporto incassa 1, spende 9

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 3 Gennaio 2012 - 16:09 OLTRE 6 MESI FA

L'aeroporto "Gino Lisa" di Foggia

FOGGIA – Un’azienda che spende nove euro per ogni uno che ne incassa, a rigor di logica, dovrebbe fallire ed esser chiusa. Ma logica, politica, campanilismo e, soprattutto, soldi pubblici, non sembrano seguire le stesse vie. La disastrosa azienda che spende nove volte quello che incassa è il mirabolante aeroporto di Foggia, scalo frequentato da una media di ben venti, non è un refuso, sono proprio 20, passeggeri al giorno e che ha appena incassato un nuovo finanziamento, pubblico ovviamente, da 15 milioni di euro. Quattordici garantiti dallo Stato e uno dalla regione Puglia, quella governata da Nichi Vendola, la stessa che ha appena alzato le tasse locali anche per i redditi bassi.

A novembre sono transitati per l’aeroporto pugliese circa seicento passeggeri. Per ogni euro incassato, ne costa nove. L’Enac lo ha classificato come uno dei 10 aeroporti più inutili d’Italia. Muoveva 70 mila passeggeri nel 2010, ma solo grazie ai sussidi pubblici di sostegno alla compagnia svizzera Darwin che lo collegava con Milano, Torino e Palermo. Quando i sussidi, circa 6 milioni di euro l’anno, 100 euro a passeggero, si sono esauriti, la Darwin ha provato a fare da sola. L’esperimento è durato un mese: un bagno di sangue. Così gli svizzeri hanno fatto le valigie e salutato i pugliesi, lasciando l’aeroporto senza voli di linea. A novembre si sono visti solo 600 passeggeri, una ventina al giorno (per lo più verso le isole Tremiti), e nessun volo di linea. Del resto, nel 2008, prima della droga dei sussidi, i passeggeri erano 28 mila, una settantina al giorno. Lontanissimi dalla quota di 500 mila che gli esperti più ottimisti considerano necessaria per la sopravvivenza.

Questo stato di cose sembrerebbe essere la condanna per un aeroporto evidentemente inutile, ed invece è l’occasione per unire destra e sinistra. Per chiedere sussidi infatti i consiglieri regionali e gli amministratori locali di tutti gli schieramenti hanno prodotto uno sforzo unico. Più coesi nel batter cassa che nel sostenere il governo Monti e il decreto “salva Italia”. Stranezza della nostra politica.

Negli ultimi mesi, dopo che l’unica compagnia operativa se n’è andata da Foggia una volta cessati i sussidi pubblici, politici e amministratori locali hanno inscenato un fragoroso can can per battere cassa. Si sono presentati in forze dal governatore Nichi Vendola e gli hanno strappato l’impegno a trovare un altro milione nel bilancio regionale (proprio mentre aumentava ancora una volta l’addizionale Irpef anche sui redditi bassi), votando poi all’unanimità lo stanziamento nella legge di bilancio. Contemporaneamente, la Corte dei conti ha dato l’ok alla delibera Cipe che destina 14 milioni di euro allo scalo.

Dunque sull’aeroporto pioveranno 15 milioni, che si aggiungono ai 10 spesi negli ultimi anni per gli adeguamenti di sicurezza. I quattrini del Cipe serviranno ad allungare la pista (oggi può accogliere velivoli da 70 posti, domani da 100), quelli regionali si spera convincano una compagnia a far decollare e atterrare qualche aereo a Foggia. Impresa ambiziosa: ne servono persino altri, di milioni, e dovranno pensarci Comune, Provincia e Camera di commercio.

Se nessuna compagnia vuole atterrare a Foggia (e niente garantisce che la nuova pista cambi la situazione), forse è perché a Foggia non serve un aeroporto, tanto più a ridosso dell’area urbana e in un territorio in forte crisi economica. E a soli 130 chilometri dall’aeroporto di Bari, che ha quadruplicato i passeggeri negli ultimi anni con le compagnie low cost e che da febbraio sarà raggiungibile in autobus (in 80 minuti a 10 euro), e fra tre anni forse anche in treno in 40 minuti, come da Milano a Malpensa e meno che da Milano a Orio al Serio.

Ma gli aeroporti sono ormai un fatto campanilistico e i campanili non tengono in gran conto i numeri. Basta leggere i comunicati bipartisan dei consiglieri regionali foggiani, o certi appelli sul web: “Foggiani, non volate da Bari”. Politici pugliesi di ogni colore che inondano agenzie di stampa e giornali di comunicati trionfalistici. Esaltano la “mobilitazione popolare”, rivendicano l’azione “coesa e determinata dei consiglieri regionali di centrodestra e centrosinistra” e festeggiano il “risultato importante”, “una vittoria” che “ha scongiurato il rischio di isolamento della provincia di Foggia”. Esultanza giustificata, perché in tempi di austerity e di stretta sui piccoli scali (dopo le parole di Passera, l’Enac ha bloccato le nuove autorizzazioni), riuscire a scucire altri quattrini per l’aeroporto-fantasma Gino Lisa pareva una missione impossibile. Ma anche stavolta, un modo per spendere soldi pubblici è stato trovato, alla faccia della crisi.