La Gente alla buvette della Casta? Caffè Montecitorio domenica mattina

ROMA – Andremo a prendere il cappuccino ed il cornetto al bar della Casta la domenica mattina? Ad uno dei tre questori di Montecitorio, il Pd Gabriele Albonetti, uno di quelli che insieme al presidente Fini sovraintendono alle regole della Camera dei Deputati, sembra una buona idea, e l’ha buttata lì: “Anche solo un’apertura della buvette sarebbe un modo di rompere un diaframma simbolico tra noi e la società civile”, e a costo praticamente zero.

Un’operazione dal sicuro ritorno d’immagine per la sempre più vituperata Casta, e senza costi, se non quelli di qualche ora di lavoro straordinario per i camerieri. Certo, se la Casta spera con questo di ricucire il rapporto con gli italiani, l’offerta di un caffè appare un po’ misera rispetto alla richiesta che viene dagli elettori di tagli e rinunce ai privilegi. Di certo però sarebbero in molti, tra romani e turisti, ad essere attirati dall’idea di far colazione al bar degli onorevoli, tra vetrate e arredamenti liberty di un palazzo da sempre off limits per la gente comune.

Varcare il portone presidiato dai militari, salire i gradini, la porta girevole come quella degli hotel, girare a destra al primo corridoio, mettere i piedi su una fettina di Transatlantico dove passeggiano i parlamentari, cinquanta metri e poi il bancone di fronte, quello sulla sinistra e a destra la cassa…uno sfizio, un gioco che avrebbe successo se non proprio consenso.

In Europa c’è già chi ha aperto i palazzi del potere al pubblico. A Berlino, all’interno della cupola del Bundestag, il parlamento tedesco, è stato aperto un ristorante con tanto di giardini pensili dove bisogna prenotare con largo anticipo per trovar posto. Perché non replicare ed importare l’idea anche a Roma, dove i rapporti tra onorevoli e cittadini sono ai minimi termini. Praticamente mai nella storia repubblicana i parlamentari, i membri della Casta, sono stati così mal visti dalla “gente”, e allora aprire il bar di Montecitorio, uno dei luoghi simbolo della Casta stessa, potrebbe essere un’operazione dal facile ritorno d’immagine.

Facile ed economica perché basterebbe solo pagare qualche straordinario ai dipendenti del bar per garantire l’apertura domenicale, per altro facilmente ripagabile con gli introiti derivanti dall’apertura al pubblico. E il pubblico verosimilmente accorrerebbe numeroso. Tra romani incuriositi dall’idea di far colazione al bar degli onorevoli e turisti attirati dalla possibilità di visitare uno dei palazzi storici della capitale i clienti non mancherebbero certo. Anzi, la colazione alla Camera potrebbe facilmente diventare un appuntamento per i romani.

Ma, “rompere un simbolico diaframma”, come dice Albonetti, può servire, oltre a stuzzicare la curiosità di romani e turisti, a riavvicinare gli elettori agli eletti? Può bastare un caffè per riconquistare i sempre più disillusi italiani? Certo che no, e se questa fosse l’idea che sta dietro alla volontà di apertura della buvette, meglio che il bar degli onorevoli resti inaccessibile ai mortali. Per riconquistare gli elettori, per far tornare non il sereno, ma almeno per far passare la tempesta che caratterizza i rapporti tra casta e base, ci vuole ben altro. Già solo il fatto che i parlamentari e i politici in senso lato siano comunemente identificati con il termine “Casta” la dice lunga su come sono percepiti da quella che Albonetti definisce “società civile”.

Per recuperare un rapporto di questo tipo, per riacquistare credibilità non basta certo un caffè. Per ottenere questo occorre altro, occorrono i famosi tagli ai costi della politica, simbolici forse per quanto riguarda l’impatto sull’economia nazionale, ma decisivi per come i politici son percepiti. Ci vorrebbero poi delle rinunce da parte della casta, rinunce a quei privilegi, o almeno ad una parte, di cui godono. E allora, con tagli e rinunce, al bar della buvette magari il caffè lo si potrebbe prendere tutti insieme, eletti ed elettori, e non a giorni alterni. Non ci compreranno con un caffè, ma girare lo zucchero nella stessa tazzina la domenica mattina non sarebbe una cattiva idea. E a rischio zero di contatti “amari”: un deputato a Montecitorio la domenica mattina non lo trovi neanche con la bacchetta del rabdomante

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