ROMA – “In giunta spunta la figlia di Almirante, è l’ultima tentazione di Alemanno”, così titolava qualche giorno fa Repubblica. Ma tra le pieghe della notizia riportata da quasi tutti i giornali è filtrata una storia se non inedita quantomeno poco conosciuta: la storia della famiglia Almirante, Giorgio, donna Assunta e la figlia Giuliana, nata De Medici. Una storia di matrimoni e divorzi oltreoceano, nozze “di coscienza”, figli legittimi e figli illegittimi.
Quando Giorgio Almirante e Raffaella Stramandinoli, detta Assunta, si incontrarono erano entrambi sposati, e ovviamente non tra di loro. Assunta si era unita in matrimonio con un uomo decisamente più anziano di lei, circa 20 anni: il marchese De Medici. Dalla loro unione nacquero tre figli: Marco, Marianna e Leopoldo. Giorgio Almirante si era invece sposato a San Marino e avrebbe divorziato poi, in Brasile.
Quando i due si incontrarono era il 1952, e il divorzio allora in Italia non era possibile. Ovviamente ci si poteva lasciare, anche dalle rispettive moglie e/o mariti, ma legge non riconosceva questa via per cui, legalmente, era impossibile separarsi. E i figli che nascevano fuori dal matrimonio erano figli illegittimi. Questa era la cornice in cui nacque Giuliana, la figlia di Giorgio e Assunta che Alemanno vorrebbe ora in Campidoglio.
Giuliana nacque De Medici, non nel senso che il vecchio marchese fu ingannato ma fu anzi, come la stessa donna Assunta ha raccontato, “il mio primo marito, che era un uomo generoso, una persona perbene, nonostante ci fossimo già separati, (che) le volle dare il suo nome”. Volle cioè riconoscerla per non “marchiarla” con lo status di illegittima. Continua la vedova Almirante: “Giuliana de’ Medici è figlia mia e di Giorgio Almirante. Quando nacque non c’era la possibilità del riconoscimento perché ancora non c’era il divorzio”.
I due infatti, all’inizio della loro relazione, erano tecnicamente concubini. E lo furono, almeno agli occhi della Chiesa, sino a quando non furono uniti in un matrimonio “di coscienza” da un amico monsignore. Racconta sempre donna Assunta: “Lui (Giorgio) era sposato solo civilmente a San Marino e potemmo sposarci con un “matrimonio di coscienza” davanti a un nostro amico monsignore, in clinica, a Villa del Rosario dove nel’69 lui si era ricoverato. Per la verità io non volevo sposarmi un’altra volta, pur sapendo che per la società quella era una legalizzazione. Ero uno spirito libero, io. Mi convinse il monsignore: “E se Giorgio muore?”, mi disse. Allora accettai”. Però “non facemmo neppure una foto, Giorgio era in vestaglia. Finalmente non avrei firmato più come Raffaella De Medici, una cosa che per lui era una mortificazione, una rabbia vera”.
Così grazie ad un matrimonio “di coscienza”, cioè segreto, come anche il diritto canonico lo definisce, i due furono finalmente sposati. Sposati grazie al diritto canonico appunto, che riconosce la possibilità di celebrare matrimoni anche al di là delle regole concordatarie.
La storia un po’ sconosciuta, storia d’amore e diritto, di politica vecchia e forse nuova, della figlia di Giorgio e Assunta Almirante è tornata alla ribalta grazie al totonome di cui Giuliana è protagonista. Protagonista perché il sindaco capitolino Alemanno deve aumentare il numero di donne in giunta, rischia infatti il secondo azzeramento per il mancato rispetto delle quote rosa, e tentare di ricompattare l’elettorato di destra assai deluso della sua gestione. E per riuscirci potrebbe tentare di farlo ricorrendo al nome Almirante.