Integratori alimentari: ne consumiano 3 miliardi di euro, ce ne sono 72.450…non servono a un tubo

Integratori alimentari, i falsi miti: ne consumiano 3 miliardi di euro, ce ne sono 72.450...non servono a un tubo
Integratori alimentari: ne consumiano 3 miliardi di euro, ce ne sono 72.450…non servono a un tubo (foto Ansa)

ROMA – Ci beviamo ogni anno 3 miliardi di euro di integratori alimentari e questi non solo non servono a nulla, ma in molti casi fanno anche male. Siamo primi in Europa in questa speciale classifica e secondi al mondo, dietro solo agli Stati Uniti, noti certo non per il loro modello salutista di condotta alimentare.

La scienza parla chiaro, sono solo 3 i casi in cui l’assunzioni di integratori può essere raccomandata: l’acido folico per le donne che hanno programmato una gravidanza, la vitamina D per i neonati allattati al seno e la vitamina B12 per gli over cinquanta, che non possono assorbirla naturalmente. Il resto è marketing o, come si diceva una volta, chiacchiere.

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“In Italia – spiega una ricerca di FederSalus, l’associazione nazionale produttori e distributori di prodotti salutistici ripresa da Gloria Riva su L’Espresso -, ci sono in commercio 72.540 diversi integratori e nel 2017 il 65 per cento della popolazione adulta ha utilizzato almeno un integratore. Mediamente, nel 2017 ogni persona ha usato 2,5 tipologie di integratori per avere più energia (35 per cento), per gestire situazioni specifiche (28 per cento), per prevenire malattie cardiovascolari e osteoarticolari (22 per cento) e per il benessere in generale (15 per cento)”.

Prodotti che dovrebbero a vario modo fare bene alla salute degli italiani e che fanno bene certamente alla salute delle aziende che li commercializzano. L’industria degli integratori vale infatti quasi tre miliardi di euro e cresce del 6 per cento l’anno. Meno evidenti sono i benefici però per chi li compra. Spiega la Fisv (Federazione Italiana Scienze della Vita che rappresenta diverse associazioni come la Società Italiana di Chimica Agraria, quella di Farmacologia, di Microbiologia Generale e Biotecnologie Microbiche) che ‘le evidenze scientifiche sull’uso degli integratori alimentari mostrano che nella stragrande maggioranza dei casi il loro uso non solo è improprio ─ in quanto una dieta bilanciata sarebbe molto più efficace per sanare eventuali carenze di oligoelementi o vitamine ─ ma che spesso questi prodotti si associano ad effetti indesiderati, sia per la concomitanza di patologie o di trattamenti farmacologici con cui possono interferire, sia per i potenziali effetti avversi quando oligoelementi e vitamine vengono assunti in dosi superiori rispetto ai reali bisogni’.

Inoltre la stragrande maggioranza dei test fatti su integratori di vitamine e minerali non hanno mostrato chiari benefici né per la prevenzione di patologie croniche né per il miglioramento delle condizioni generali’. Non è evidentemente questo un caso paragonabile a chi crede che i vaccini siano dannosi, ma anche l’amore per gli integratori è un sintomo della scarsa stima di cui gode la scienza in questo periodo storico. E così, forse, si spiega come mai in Italia sono commercializzati oltre 70mila di questi prodotti e perché il nostro Paese sia leader in Europa con una quota del 20% del mercato. Seconda, staccata, la Germania con il 13.2%. Dietro, nemmeno a dirlo, agli Stati Uniti e ai loro 90 mila prodotti sul mercato e un business da 30 miliardi.

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