Contro Iran nucleare appuntamento di guerra estate 2013. Che sia Romney o Obama

Mahmoud Ahmadinejad (LaPresse)

NEW YORK – Non sarà sottile come quella di Terrence Malick, ma la linea rossa tracciata di fronte all’assemblea generale della Nazioni Unite dal premier israeliano Benjamin Netanyahu è certamente ben più drammatica. E’ una linea oltre la quale c’è la guerra, ed è una linea lontana da noi meno di un anno.

Gli Stati Uniti, per bocca del loro presidente Barack Obama, hanno detto “che non tollereranno un Iran nucleare” ma, per ora, continuano a limitarsi alle sanzioni economiche. Israele però, il più preoccupato dal programma atomico di Teheran vista la sua posizione di “vicino scomodo”, ha mostrato al mondo che il punto di non ritorno, il punto oltre il quale le sanzioni saranno inutili è vicino. E ha fatto capire, attraverso le parole del premier Netanyahu, che non aspetterà che quel punto venga raggiunto e superato. Se necessario Israele, anche da solo, ricorrerà alla forza per non permettere che l’Iran si doti della Bomba. E allora sarà guerra.

Forse non quest’anno ma Netanyahu è stato chiaro ed ha indicato date precise: “Entro l’estate prossima”. Mostrando all’Onu un “grafico” con l’immagine della classica bomba dei fumetti, quella tonda con la miccia che scintilla, ha disegnato lo stato di avanzamento degli sforzi iraniani per produrre la bomba atomica. Più della metà dell’opera, secondo il premier israeliano, è stata fatta e Teheran sta per entrare nella fasi finale dei lavori. Netanyahu, con un pennarello rosso, ha quindi tracciato la linea rossa, il punto limite oltre cui l’Iran sarà in grado di usare armi nucleari. Quel momento arriverà appunto entro l’estate del 2013. E quel punto Israele non è disposto a raggiungerlo.

Non ora quindi, ma entro un anno o meno l’ipotesi di una guerra, una di quelle “vere”, molto più cruenta e difficile rispetto alle già non facili esperienze afghane ed irachene, è tutt’altro che scolastica. Netanyahu ha lasciato intendere che l’unico modo per fermare il governo di Teheran è quello di colpire le turbine e gli impianti necessari per l’arricchimento dell’uranio, grandi e visibili dal cielo e quindi facilmente bombardabili. Pochi mesi fa poi, proprio in Israele, erano trapelate indiscrezioni sui piani per un possibile attacco dell’esercito con la stella di David contro l’Iran.

Non subito quindi, anche perché il più importante e potente alleato di Israele, gli Usa, non è al momento disponibile ad appoggiare l’opzione militare. Credono ancora, gli Stati Uniti, nella via diplomatica e nelle sanzioni o forse, più realisticamente e cinicamente, aspettano di vedere chi sarà presidente dopo le elezioni di novembre. Ma se Obama, presidente in carica e candidato democratico ha detto che l’America non permetterà all’Iran di dotarsi dell’atomica, si capisce che l’opzione militare, a meno di colpi di scena, rischia di divenire presto la più probabile. Non sembra infatti avere Teheran, la cui delegazione era assente all’assemblea delle Nazioni Unite, la minima intenzione di cambiare rotta sul suo programma atomico. E se anche dalle urne a stelle e strisce invece del favorito Obama uscisse vincitore il repubblicano Mitt Romney, non sarebbe certo questo un elemento che calmerebbe i venti di guerra.

 

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