Latte, 2000 predatori: bottino 4 mld di tasca nostra. E qualcuno avvelena pure

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Giugno 2013 - 14:37 OLTRE 6 MESI FA
Uno spot della Cospalat

Uno spot della Cospalat

ROMA – Bianco, candido ma mai così amaro. E’ il latte italiano, o almeno quello prodotto da una fetta, ampia, di allevatori. Quel latte per cui ci siamo beccati 4 miliardi di euro di multe e quel latte che, scopriamo oggi, era anche adulterato, allungato, tossico e cancerogeno. Due storie distinte quella delle multe e quella del latte tossico, ma con almeno un elemento comune: Renato Zampa, leader degli allevatori che alle quote latte non hanno mai voluto sottomettersi e ora in carcere ad Udine per aver messo a rischio oltre al portafogli anche la salute degli italiani.

Una coincidenza? Sarà un caso che uno dei leader dei Cobas del latte fosse anche uno oggi sotto accusa di spregiudicato truffatore, almeno stando alle indagini che hanno portato al suo arresto? Per la Coldiretti no, Dario Ermacora, presidente della Coldiretti del Friuli Venezia Giulia, è chiaro: “Quando si sforano le quote, non si rispettano i disciplinari, quando si utilizzano stratagemmi illegali per produrre e si mettono in difficoltà imprese serie è chiaro che prima o poi ci si debba aspettare delle conseguenze”.

Se a preoccupare di più i consumatori italiani è comprensibilmente la vicenda del latte adulterato, è paradossalmente più grave la questione delle quote latte. Questione ormai antica che ci trasciniamo dietro da quasi trent’anni. Da quando cioè l’Italia sottoscrisse in sede Europea l’accordo sulle quote latte. Accordo secondo cui ogni paese comunitario poteva produrre una data quantità di latte e non di più. Una frangia, numerosa e accanita, e soprattutto fortemente appoggiata politicamente dalla Lega Nord, quell’accordo non rispettò mai continuando a produrre ben più di quello che poteva. La conseguenza furono, logicamente, le multe, per un totale di circa 4 miliardi di euro. Caso vuole che sia esattamente lo stesso importo dell’Imu sulla prima casa o dell’aumento di un altro punto dell’Iva.

 

Non contenti di aver allegramente ignorato le regole comunitarie che, giuste o sbagliate che siano, come tutte le regole, andrebbero rispettate, i fraudolenti allevatori si sono sempre rifiutati di pagare le multe. Ovviamente potendo contare sulla sponda politica della Lega che gli ha consentito pressoché totale impunità. Così fu lo Stato, cioè noi tutti con le tasse, a farsi carico di pagare anticipando almeno parte delle sanzioni, per la cronaca circa un miliardo e mezzo di euro, all’Europa. A patto però che recuperasse in tempi rapidi questa somma direttamente dai responsabili. Ma la somma non è ancora stata recuperata ed ora l’Europa ha intimato all’Italia di rientrare quanto prima di quanto anticipato a spese dei contribuenti onesti. Già, perché il miliardo e mezzo di euro anticipato è fatto ovviamente delle tasse degli italiani, e proprio per questo, perché non è giusto che a rimetterci siano i contribuenti onesti, l’Europa vuole che la situazione sia ora risolta. E, se l’Italia non si sbrigherà a mettersi in regola, arriveranno nuove sanzioni.

Caso vuole che proprio nei giorni in cui la questione quote latte torna d’attualità, la magistratura si trova ad arrestare uno dei leader del “blocco no-quote”, per una vicenda che con le quote nulla ha a che fare ma con il latte sì. Racconta La Stampa:

“Latte altamente tossico, addirittura cancerogeno e dunque non commestibile, con cui facevano formaggi e altri prodotti caseari che hanno invaso mezza Italia. A finire in carcere a Udine – altre sei persone sono ai domiciliari, oltre una ventina gli indagati – Renato Zampa, 52 anni di Pagnacco, il fondatore del consorzio Cospalat del Friuli Venezia Giulia. Il consorzio era nato quindici anni fa, contava oltre duecento produttori di latte che si battevano contro il sistema delle quote. Una protesta cavalcata dalla Lega che aveva finito per dilagare in tutta Italia, sotto la bandiera della qualità del latte italiano prodotto nei nostri allevamenti, che non poteva essere penalizzato dalla concorrenza sleale dei produttori soprattutto dell’Est Europa, nemmeno in grado di garantire la qualità del loro prodotto. E invece – secondo quanto accertato dal Nas dei carabinieri di Udine – almeno negli ultimi due anni erano alcuni produttori consorziati nel Cospalat ad adulterare il latte e tutti i prodotti caseari derivati. Quando andava bene allungavano il latte con acqua. Ma per aumentare il loro profitto e per garantire maggiore freschezza al prodotto i Nas hanno accertato sofisticazioni con antibiotici e aflatossine, una specie di funghi cancerogeni e con effetti negativi sulla crescita dei bambini, in grado di provocare disturbi gastrointestinali e neurovegetativi. (…) Lo sforamento di quantità di aflatossine contenute nel latte era poi occultato da alcuni laboratori che provvedevano a stilare una falsa certificazione. Non solo: in alcuni casi veniva garantito che le partite di latte erano adiuvate di Omega 3 anche se dalle analisi dei carabinieri non risulta”.

Fregati due volte, si potrebbe quindi sintetizzare così la condizione dei consumatori italiani, fregati in quanto costretti a pagare con le loro tasse per le furbate di alcuni allevatori disonesti e fregati ancora quando hanno inconsapevolmente comprato un prodotto non solo difforme da quanto reclamizzato, ma addirittura tossico. Fregati anche i 38mila allevatori italiani in regola  con le quote. I duemila che non pagavano e non pagano fanno loro concorrenza sleale. Quando si dice l’amaro calice…