Il ritardo di una perizia sulle cause della morte di un paziente operato in una clinica di Varese, depositata a oltre quattro anni di distanza dal conferimento dell’incarico al perito, rischiava di far cadere in prescrizione l’accusa di omicidio colposo per il medico della struttura. Oggi però il gip del tribunale di Busto Arsizio ha rigettato la richiesta di archiviazione del pm e disposto nuove indagini per far luce sul decesso.
L’uomo, di 62 anni, era stato ricoverato nell’istituto clinico “Mater Domini” di Castellanza (Varese) per un problema cardiaco ed era morto il 17 maggio 2004. Il 4 agosto 2004 la procura di Busto Arsizio iscriveva nel registro degli indagati un medico dela struttura e, dopo oltre un anno di distanza, conferiva l’incarico al perito per accertare le cause della morte.
La perizia venne poi depositata il 7 novembre 2009, dopo oltre 4 anni. Il legale della moglie del paziente morto, l’avvocato Ernesto Tangari, ha presentato nelle scorse settimane un’ampia memoria al gip Patrizia Nobile, chiedendo che il caso non venisse archiviato per intervenuta prescrizione, come chiesto invece dal pm.
Oggi il giudice ha dato alla procura un ‘termine perentorio’ fino al 20 settembre per fare nuove indagini. In particolare, il giudice ha disposto che la procura interroghi il medico indagato, senta a sommarie informazioni la dottoressa che aveva svolto l’autopsia e disponga un supplemento di perizia, nominando un cardiologo.
La moglie dell’uomo, per denunciare i ritardi nel procedimento penale, ha anche presentato nei mesi scorsi un ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo.