ROMA – La Spectre, o il suo alter ego non cinematografico Al Qaeda; un segreto militare scomodo, come quello di Ustica; una riedizione dell’11 settembre o un triangolo delle Bermuda asiatico. Che fine ha fatto il volo della Malaysia Airlines scomparso? Certezze non ce ne sono, ma dagli elementi noti alcune ipotesi si possono fare. E sono, per titoli, quelle appena elencate.
Le ricerche dell’aereo della Malaysia Airlines “sono entrate in una nuova fase”, ha detto il ministro dei Trasporti malese in una conferenza stampa a Kuala Lumpur. Al momento il velivolo viene cercato “in 11 paesi e nelle profondità dell’oceano”, ha precisato lo stesso ministro. Una zona di ricerche vastissima quindi, figlia della notizia, rivelata solo in un secondo momento, che l’aereo della Malaysia Airlaines rimase in volo per oltre 7 ore dopo essere sparito dai radar. Notizia che rafforza significativamente, se non accredita definitivamente, l’ipotesi del dirottamento. Ma se l’aereo in questione fu dirottato, chi ne prese il comando, e perché? Sommando gli elementi fin qui noti, le risposte a questi interrogativi, le ipotesi, gli scenari più o meno plausibili sono almeno 4.
Partiamo allora dall’ipotesi sin qui, seppur con diversi contorni, esaminata in maggior misura dall’opinione pubblica: l‘aereo più che dirottato fu rubato. Rubato da chi? Dalla Spectre, da Al Qaeda o da una qualsiasi organizzazione criminale tanto abile da organizzare il furto di un Boeing con 300 persone a bordo. Un’organizzazione in grado di formare o reclutare personale in grado di pilotare un simile velivolo e in grado di allestire o gestire una struttura in grado di far atterrare l’aereo e poi, eventualmente, anche smontarlo. Furto per rivendere i pezzi dunque. Oppure furto per impossessarsi di un aereo che costa decine di milioni di euro, anche usato, per poi utilizzarlo per attentati, traffici illeciti o quant’altro. Uno scenario anche plausibile questo, persino per i comuni mortali che credevano che la tecnologia moderna, l’attenzione del mondo e degli stati rendesse impossibile nascondere un Boeing in volo. Ma se nascondere un aereo è sì complicato, ma non impossibile, come hanno più o meno esplicitamente ha riconosciuto le stesse autorità in questi giorni, allora il furto diviene una possibilità concreta. Una possibilità in cui però faticano a trovare collocazione i passeggeri. Che fine hanno fatto? Sono stati uccisi? Un prezzo un po’ altro per chi vuol far soldi con un aereo come se fosse un’auto rubata solo un po’ più grande. Meno alto se la finalità del furto fosse però il terrorismo. Oppure sono stati lasciati liberi e tra qualche settimana ricompariranno in un deserto o ai margini di una foresta del sud est asiatico. I passeggeri, in questo scenario, sono il “punto debole”.
Ipotesi numero 2: l’aereo fu dirottato, i radar civili ne persero le tracce ma quelli militari no. Scenario questo assolutamente verosimile, specie considerando gli attori e le tensioni geopolitiche che caratterizzano quello spicchio di mondo, quell’angolo di pianeta dove non lontano trovano posto paesi come Cina e Corea del Nord, e dove transitano alcune delle flotte meglio attrezzate dal punto di vista tecnologico militare del pianeta. I radar militari dunque, in questo caso, continuarono a seguire il volo, anche in assoluta buonafede, per capire dove si dirigesse, magari facendoli come si fa in questi casi avvicinare da dei caccia. Perché sarebbe stato tenuto nascosto se così fosse, si potrebbe obiettare. E la risposta potrebbe essere perché magari, dopo 7 ore, l’aereo in questione, forse avvicinandosi ad un cento abitato, da un’incognita era divenuto una minaccia, una minaccia concreta. E cosa si fa se una minaccia sotto forma di aereo punta magari sui grattacieli di Hong Kong o di qualsiasi altra metropoli? Si elimina la minaccia, si abbatte l’aereo. Dal punto di vista logico questa è, senza dubbio, la spiegazione più plausibile. Spiegherebbe le notizie col contagocce, spiegherebbe il volo al di fuori dai radar e spiegherebbe le 7 ore.
Verità e certezze però, per ora, non ce ne sono. Vale la pena quindi di ragionare su un terzo scenario figlio, in qualche modo, del secondo. Anche in questo caso l’aereo venne dirottato e, anche in questo caso, dirottato per essere usato come un’arma. In questo terzo scenario però non fu l’aviazione ad intervenire, ma i passeggeri dell’aereo stesso. Dell’11 settembre tutti ricordiamo che gli aerei caduti furono 4. Due quelli che colpirono New York, 1 che centrò il Pentagono e 1 che cadde lontano da qualsiasi obiettivo. Abbattuto si disse prima, fatto schiantare dai passeggeri che erano a bordo e che ostacolarono i dirottatori, si riconobbe poi. Anche questa è, in fondo, una ricostruzione plausibile. Anche se, almeno apparentemente, il ruolo di abbattitore si addice più a dei caccia costruiti per questo che a dei passeggeri di un aereo di linea.
In ultimo, il quarto scenario. Quello del triangolo delle Bermuda e di Lost, quello che va dall’aereo rapito dagli alieni al volo su cui un misterioso virus ha addormentato tutti sino all’ingresso in un campo magnetico che ha fatto impazzire gli strumenti. Scenario il cui tasso di plausibilità tende allo zero ma che gode, al contrario, di un trascinante appeal mediatico. E della “benedizione” dello sciamano che sulla pista da cui il volo Mh730 partì ha fatto processione e rito del ritrovamento.
I commenti sono chiusi.