ROMA – Diego, 33 anni, in quanto sommelier si vede bene all’agricoltura. Federico, età sconosciuta e amante del Touring Club, vorrebbe dedicarsi ai beni culturali. Uno dei due tra Diego e Federico è uno dei nuovi parlamentari targati Movimento 5 Stelle. L’altro è uno dei tanti che, sul web con l’hashtag #candidiamocitutti, prende i nuovi eletti per i fondelli. Presentazioni entrambe vere, e distinguere tra il novello deputato e l’aspirante burlone è tecnicamente impossibile, e presentazioni che fanno da corollario e colore alle notizie che dal mondo grillino arrivano. Notizie che filtrano con difficoltà vista l’allergia che il Movimento 5 Stelle sembra nutrire nei confronti dell’informazione e notizie che raccontano di una retribuzione finale per i parlamentari M5s, ovviamente e persino comprensibilmente ben più alto dei 2500 euro sbandierati, e di una piattaforma web, in fase di sviluppo, che sarà la nuova agorà, il nuovo punto di partenza per la democrazia diretta che Grillo e Casaleggio tanto amano e che tanto, forse troppo, da vicino ricorda i plebisciti, sempre di popolo s’intende.
È questo uno squarcio sul mondo 5 Stelle che da ormai una decina di giorni è sotto i riflettori e, cosa per i grillini più fastidiosa, sulla graticola dell’informazione. Volenti o nolenti i neoeletti devono infatti, per forza di cose, assumere una dimensione pubblica e lasciare la comoda nicchia che il web e la protesta rappresentavano. E così i soli 2500 euro che i deputati grillini tratterranno per loro dalla paga si scoprono essere molti di più. In realtà, ad onor di cronaca, anche nel blog del leader era scritto chiaro e tondo che i neoparlamentari restituiranno allo Stato (non è chiaro come) la quota dello stipendio eccedente i 2500 euro, ma che percepiranno invece senza decurtazione alcuna benefit, diarie e quant’altro. Scritto chiaro e tondo ma meno urlato, soprattutto durante i comizi elettorali. Una postilla che andava dichiarata anche perché in qualche modo doverosa. Dover andare a vivere a Roma, procurarsi un appartamento o un posto letto costa e con 2500 euro e basta sarebbe stato in realtà complesso.
La furbizia, se furbizia c’è, non sta quindi nei 9972 euro (calcolo fatto da La Stampa) che i grillini incasseranno ogni mese, ma nell’aver indotto gli elettori a credere che diversamente stessero le cose. Per la precisione, come illustra il quotidiano torinese, lo stipendio dei neoeletti grillini, sarà così composto: 2500 euro d’indennità (tagliata del 50% rispetto allo standard); 3503 di diaria (che può subire decurtazioni in base alle presenze e alle assenza in Aula); 3690 euro di rimborsi (di cui il 50% forfettario e il 50% sulla base di ricevute); 1331 per i trasporti (solo i taxi in quanto i parlamentari italiani non pagano treni, aerei e autostrade) e, infine, 258 per il telefono. Totale 11282 euro mensili. Somma a cui vanno sottratti 1310 euro per assistenza medica e assegno di fine mandato e che diventano quei 9972 euro che ogni grillino potrà incassare a fine mese.
Hanno dovuto poi, i neoeletti, presentarsi ai cittadini essendo, in fondo, pur sempre i rappresentanti del popolo italiano. Per farlo i grillini hanno scelto un format che Aldo Grasso sul Corriere della Sera definisce un incrocio tra gli alcolisti anonimi ed X-Factor.
“È vero – scrive Grasso – che quando in Parlamento ci sono i Razzi e gli Scilipoti vale la legge ‘liberi tutti’, ma la presentazione dei neoeletti del Movimento 5 Stelle, trasmesso in streaming su YouTube dal canale ‘La cosa’, è certamente la cosa più inconsapevolmente televisiva vista finora sul web. Davanti a una telecamera, da un salone dell’Hotel Universo, ogni neoeletto declinava le generalità, le competenze, i desideri in trenta secondi: ‘Mi chiamo XY, sono artigiana, la mia attenzione andrà al lavoro, all’artigianato e a ripensare al made in Italy’; ‘Mi chiamo AZ, parlo tre lingue, studio la quarta e quindi mi candido automaticamente alla commissione esteri’. Il casting messo in piedi da Beppe Grillo seguiva le rigide regole del format. Qualcosa era preso dal cerimoniale degli alcolisti anonimi (‘Ciao, mi chiamo QW e…’), qualcos’altro da X Factor (scegliere il campo di competenza e arrivare a presiedere una commissione parlamentare), qualcos’altro ancora dal vecchio assemblearismo studentesco, di quartiere o di polisportiva. Secondo l’estetica del casting (‘mi piacerebbe occuparmi di…’), i temi più evocati sono stati i trasporti, le energie rinnovabili e le comunicazioni”.
Una serie di presentazioni, a volte al limite del surreale, che non potevano passare inosservate. Tanto di quel materiale per la satira che nemmeno il più ottimista dei comici si sarebbe potuto augurare. Ma in una sorta di contrappasso dantesco, o forse solo al passo con i tempi, lo sfottò non è arrivato dall’odiata tv, ma dalla rete. Con una serie di hashtag creati ad hoc su twitter sono fioccati i cinguettii irridenti: “Ciao sono Alessia e ho avuto a che fare con la lingua di molti ragazzi, potrei essere ministro degli Esteri”. Oppure: “Ciao sono Marco, da piccolo a Carnevale mi vestivo sempre da pirata. Per questo mi vedrei bene ministro del Tesoro”. “Ciao sono Claudio, ho preso un Moment, posso fare il ministro della Salute”.
Prese in giro che a volte è davvero difficile distinguere dalle presentazioni reali. Come quella di Chiara, eletta alla Camera che, avendo avuto esperienze nel mondo del teatro vorrebbe occuparsi di beni culturali. Per la cronaca Claudia ha 25 anni e come molti della sua età è disoccupata. Oppure Daniele, trentunenne eletto anche lui alla Camera, che si presenta come studente e promette che s’impegnerà nella salvaguardia delle piccole imprese. La lista delle presentazioni risibili è lunghissima, ed è un vero e proprio torto non citarle tutte, ma che venga concesso a questi novelli parlamentari almeno l’attenuate dell’ingenuità e che il loro valore venga giudicato sulla base dei fatti e non solo su quella di una francamente infelice scelta comunicativa.
Last but not least, come dicono gli inglesi, la piattaforma web che renderà realtà la democrazia diretta che il duo Grillo-Casaleggio tanto invoca: Liquid feedback. “La piattaforma che non solo servirà per votare on line, ma anche per presentare proposte in rete” e che, forse, si integrerà con Airesis, un’altra forma di democrazia partecipata. Liquid feedback, scrive La Stampa, è già stata testata al meet up di Milano, e ora ci sta alacremente lavorando un ragazzo di nome Mattia. Forse un po’ poco per quella che dovrebbe essere la chiave di volta per passare dal mito della democrazia web alla pratica delle decisioni dal basso. Sarà pronta, hanno fatto sapere i grillini durante la diretta streaming di presentazione, tra una o due settimane. In fondo è il futuro, diamogli tempo di arrivare.
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