ROMA – Il vertice a quattro tra Germania, Francia, Spagna e Italia in programma oggi a Roma. Prima tappa di un percorso che si concluderà la settimana prossima a Bruxelles e che dirà molto riguardo ai destini dell’Europa e del governo Monti. Destini legati a doppio filo non solo da ovvie ragioni economiche, ma anche da locali ragioni politiche. Il premier Monti ha bisogno di “portare a casa” dei risultati concreti sia per dare una prospettiva all’euro, sia per rintuzzare le voglie di elezioni anticipate che si fanno sempre più consistenti nel nostro Paese.
Cosa deve ottenere nei prossimi dieci giorni Mario Monti lo spiega lui stesso in un’intervista concessa ai principali quotidiani del vecchio continente tra cui La Stampa. “Occorre assolutamente che ci siano due cose. Una prospettiva di medio termine di rafforzamento dell’integrazione, in modo che tutti gli europei sappiano dove vanno e i mercati possano convincersi che c’è e sarà rafforzata con ulteriori passi la volontà di rendere la moneta unica indissolubile e irrevocabile. Ma non basterà. L’altra cosa necessaria è un insieme di misure realizzabili, nell’assetto attuale sia dei Trattati che delle istituzioni, misure più efficaci per dare stabilità finanziaria all’eurozona.
E questo passa attraverso una più piena unione bancaria, con avanzamenti per quanto riguarda la vigilanza, la supervisione integrata, se possibile unitaria. Passa attraverso la garanzia sui depositi. Passa per nuovi meccanismi che siano in grado di fare ponte con i paesi che hanno adottato seriamente gli impegni delle regole comunitarie, li hanno realizzati e che tuttavia scontano una certa inerzia e diffidenza. A volte impiegando molto tempo per ottenere nei mercati un riconoscimento adeguato.
E naturalmente i mercati vanno tenuti ben presenti, anche se non sono il benchmark della perfezione: abbiamo visto che hanno dormito per 8-9 anni dopo l’ingresso nell’euro e i tassi di interesse hanno spesso consentito ai governanti di dormire. Oggi siamo in una situazione di sveglia acuta, di insonnia, di convulsioni e, così come allora ostacolava l’adozione di misure buone perché dava l’impressione che non fossero necessarie, oggi di nuovo il mercato finisce per scoraggiare le scelte buone, perché diversi Paesi si trovano a far sempre più fatica a far comprendere alle opinioni pubbliche che politiche giuste vanno continuate. Potrebbero essere dunque opportuno, quando c’è il riconoscimento da parte delle autorità europee del rispetto delle norme per la finanza pubblica e delle riforme strutturali, di trovare uno strumento, uno “scivolo” di passaggio verso un mercato più ordinato e sostenibile in termini di tassi di interesse”.
Serve quindi, secondo il nostro premier, in primis un’iniziativa politica in grado di spiegare alle opinioni pubbliche dei vari paesi dell’eurozona che la moneta unica è una cosa buona e vantaggiosa e non la causa di tutti i mali. Una prospettiva di medio termine che possa quindi far vedere e comprendere agli elettori in che direzione si vuole e si sta muovendo l’Europa, e non solo una serie di misure prese nel day by day che rischiano, al contrario, di alimentare un’insofferenza nei confronti dell’euro che in molti paesi ha già raggiunto livelli preoccupanti.
Non basta però, ovviamente, convincere gli europei che l’euro è la scelta migliore, servono anche misure concrete in grado di fermare la speculazione e far procedere l’Unione Europea sulla strada dell’integrazione, strada che ha finora percorso con piedi di piombo. Ed è ora necessario un deciso cambio di passo che porti ad una piena unione bancaria, con strumenti di controllo integrati e una garanzia comune sui depositi. Inoltre, secondo Monti, serve anche uno strumento che sia in grado di difendere i paesi con spread troppo alti, e in alcuni casi ingiustificati rispetto alla loro situazione economica, “scivolo” lo definisce il premier italiano. Infine, altro punto caro a Monti, è necessario un meccanismo “che sia in grado di fare ponte con i paesi che hanno adottato seriamente gli impegni delle regole comunitarie, li hanno realizzati e che tuttavia scontano una certa inerzia e diffidenza”.
Cose fattibili secondo Monti anche nell’attuale panorama dei trattati e delle istituzioni comunitarie. Riforme cioè realizzabili in modo relativamente semplice e in tempi tutto sommato brevi.
Riforme che, oltre a servire all’euro e all’eurozona per cercare di uscire dalla crisi che li vede protagonisti e di dare una svolta nel cammino dell’integrazione, servono anche a Monti in chiave “italiana”. La sua maggioranza parlamentare è infatti ogni giorno più esile, e il partito delle elezioni anticipate, nutrito principalmente dal Pdl, conta sempre più simpatizzanti, anche tra coloro che del Pdl non fanno parte. Riuscire a portare a casa dei risultati concreti come quelli indicati nell’intervista paneuropea, metterebbe al sicuro oltre che la moneta unica anche il governo Monti che, altrimenti, andrà incontro ad un luglio particolarmente rovente.