Base jumper si schianta, 35 morti nel 2016. Come setta suicidi di massa

Ratmir Nagimyanov, base jumper morto a Chamonix (foto Facebook)
Ratmir Nagimyanov, base jumper morto a Chamonix (foto Facebook)

AOSTA – Base Jumper: 35 morti schiantati con la loro tuta alare da inizio anno. L’ultimo ieri a Chamonix. Base Jumper: Si dice ‘sport estremo‘ ma comincia a somigliare ad una ‘setta‘. Una setta di quelle dove si finisce col suicidarsi in massa in onore di non si capisce bene chi o cosa. Chi salta con la tuta alare certo non ha nei suoi piani e nelle sue intenzioni di porre fine alla propria vita, ma il tasso di vittime tra chi pratica questo sport fa vacillare questa certezza. Un simile tasso di rischio infatti non può non essere noto a chi salta che,  se certo non cerca la morte, di certo la morte ama sfiorarla.

L’ultimo base jumper morto in ordine di tempo è il russo Ratmir Nagimyanov, schiantatosi lunedì a Chamonix, in Alta Savoia (Francia). Destino toccato solo quest’anno a 34 suoi colleghi, affini, di cui 5 nella celebre località montana francese.

“L’incidente è avvenuto verso mezzogiorno – racconta Valentina Santarpia sul Corriere della Sera – La vittima si era lanciata dall’Aiguille du Midi (3.800 metri) ed è finita contro una casa appena terminata e non ancora occupata nella zona della stazione di Montenvers, a poche centinaia di metri dal centro della cittadina, quasi 3.000 metri più in basso. Il rumore dello schianto è stato udito da molti passanti. Sul posto è intervenuta la Gendarmeria”.

Un particolare non di secondo piano la casa dove il russo si è schiantato perché, come sottolinea Jean-Louis Verdier, vice sindaco e guida di Chamonix: “Ha colpito un muro, ma avrebbe potuto colpire persone o automobili”. E se questo fosse accaduto le altre persone coinvolte non sarebbero uscite certo indenni. Inaugurando eventualmente il capitolo delle vittime collaterali. E come spesso accade nell’incidenti che riguardano chi si lancia con la tuta alare, sono i social network a conservare particolari e notizie che raccontano chi era la vittima di turno. In una delle ultime tragedie, datata fine di agosto, Armin Schmieder si era schiantato in diretta Facebook. Ed è sempre dallo stesso social network che l’ultima vittima spiega cosa potrebbe essergli accaduto tecnicamente.

“Quando stai volando a una velocità di 250 km orari a 2-3 metri di distanza da terra, è difficile vedere tutti gli ostacoli, e se c’è qualche ostacolo che non hai considerato, è possibile che tu non lo veda o che non abbia il tempo per reagire”, postava Nagimyanov giusto 15 giorni fa. E la casa su cui si è schiantato forse non c’era l’ultima volta che aveva controllato il percorso visto che era da poco finita. Comunque sia andata resta il fatto che da inizio anno, nella sola Chamonix, su circa 2000 lanci effettuati si sono registrati 5 decessi. Mentre in rete circolano vere e proprie liste nere che tengono il conto di tutte le tragedie dal 1981 a oggi di quello che è senza dubbio uno degli sport più pericolosi al mondo.

Secondo queste statistiche la morte del russo farebbe salire a oltre 300 il numero di base jumper che hanno perso la vita. Numeri in aumento secondo il macabro Spoon River dei cieli, visto che oltre la metà è morta dopo il 2009. Una triste sorte toccata anche al pioniere del paracadutismo acrobatico: Patrick de Gayardon. Il francese volante, inventore della tuta alare perse infatti la vita nell’aprile del 1998 durante un lancio di prova alle Hawaii. Proprio come accade nelle sette, dov’è il fondatore il primo a sacrificarsi.

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