ROMA – Negozi chiusi la domenica. Subito, in fretta, entro l’anno. Lo promette e lo giura, solennemente si impegna a chiuderli i negozi la domenica entro 4 mesi niente meno che Luigi Di Maio. Di corsa, quasi d’emergenza vanno chiusi perché letteralmente Luigi Di Maio denuncia: “i negozi aperti la domenica stanno distruggendo le famiglie italiane”.
Proprio così: i negozi aperti la domenica e quindi lo shopping domenicale e anche nei festivi distrugge le famiglie. Non ve ne eravate accorti? Per vostra fortuna, prima che la vostra famiglia si sfasci tra scontrini e vetrine, se ne è accorto Di Maio stavolta nella interpretazione, riuscitissima, di un Savonarola terzo millennio.
Famiglie italiane distrutte? Quali? Quelle di chi lavora nei negozi la domenica, nei negozi tenuti aperti e che quindi lo sottraggono alla famiglia e quindi ancora questa si sgretola e distrugge? Oppure le famiglie italiane tutte? Tutte sottoposto all’erosione morale, alla corrosione dei costumi che consiste nell’andare a comprare in giro la domenica e nei festivi invece che…Invece che? Invece di farsi una bella passata di social? O di andare a Messa? O di andare da nessuna parte e stare in casa che è meglio e più prudente? Non chiedete a Di Maio di simili pignolerie. Di Maio ha avuto una visione e indicato una missione: salvare le famiglie italiane dalla distruzione chiudendo i negozi la domenica.
Non è solo Di Maio in questa crociata salvifica contro una delle incarnazioni, tra le più subdole, del dio denaro. Con lui ad apprezzare e incoraggiare la chiusura domenicale dei luoghi di tentazione è la Chiesa cattolica. Non fosse altro che per una questione di rispetto della proprietà, non è forse la domenica il giorno del Signore? Nell’illusione che i negozi chiusi riportino la domenica in chiesa più del 20 per cento scarso di italiani che davvero cristianamente ci va, la Chiesa cattolica ci sta.
Ci sta con Di Maio e con la Cgil. Anche il sindacato che si sente e si vuole più di sinistra ci sta in questa battaglia contro il modernismo e la modernità. Modernità che sconfina e coincide con vizio anche per la Cgil. E che sarà questa voglia matta di comprare ciò che si vuole e magari serve proprio la domenica? Lo shopping domenicale è sfizio, altro che servizio, secondo il sindacato progressista(?). Cgil che si illude di abolire la sua natura ormai profonda di sindacato dei pensionati e pensionabili abolendo o almeno facendo la guerra al lavoro straordinario e festivo. Quindi ci sta la Cgil.
Ci stanno insieme Di Maio, Chiesa Cattolica e la Cgil in una Santa Alleanza contro quello che sentono come un nemico comune. Nemico comune che chiamano liberalismo e altro non è che appunto la modernità, il tempo contemporaneo. Ma Di Maio, la Chiesa e la Cgil verso il tempo contemporaneo hanno comune e similare diffidenza e ostilità. E quindi in assonanza e ridondanza tra loro preparano, appoggiano e salutano una legge che chiuda i negozi la domenica e soprattutto la nuova domenica di governo istituisca un umore, un dovere di penitenza pubblica per il peccato storico che tutti noi portiamo: quello di vivere nel peccato appunto. Il peccato dell’industria, del capitale, della finanza, della tecnologia, della scienza, della ragione governante, della democrazia parlamentare, del commercio libero perfino.