ROMA – Olio di palma fobia. Potente, la fobia non l’olio di palma. Giulio De Santis racconta in cronaca di Roma del Corriere della Sera che “genitori preoccupati che un goccio dell’olio potesse annidarsi in un dolce” hanno indotto, di fatto costretto, la dirigenza di una scuola elementare (la Contardo Ferrini al quartiere Trieste) ad annullare il “Merendone”.
E cosa è, anzi cosa era il “Merendone” prima che il sospetto dell’olio di palma inducesse al coprifuoco alimentare? Era una festa, una simpatica feste di fine anno scolastico. Le nonne degli alunni della scuola materna preparavano dolci in quantità per la giornata: farina, buccia di limone, pinoli, mascarpone, uova, zucchero…
Appuntamento il 15 giugno per la festa fine anno scolastico e il festival della torta della nonna. Appuntamento cancellato quest’anno. Niente torte delle nonne niente pure tramezzini o pizzette o quanto arriva dalle cucine delle nonne. Perché un nutrito gruppo di genitori ha mostrato di temere in maniera fobica che qualche nonna giocasse alla strega cattiva e usasse, orrore, nella sua cucina anche olio di palma o prodotti che olio di palma contengono.
Non è solo, è il caso di dire così, farina del sacco di questi genitori l’equiparare di fatto l’olio di palma all’arsenico o al vetriolo. Quando intere campagne pubblicitarie di grandi industri alimentari ripetono ogni sera dieci, cento volte dalla tv “i nostri prodotti senza olio di palma”, quando l’industria e le multinazionali del cibo si alleano alla superstizione da web e chat, i genitori fobici hanno diritto almeno alle circostanze attenuanti.
Ma arrivare a temere una torta della nonna come possibile mela avvelenata, arrivare anche solo a supporre che un dolce con dentro un po’ di olio di palma possa essere nocivo se non esiziale, ignorare che i dubbi sull’olio di palma (fondati o meno) riguardano ovviamente il suo massiccio e costante uso negli anni questo è…epidemia di fobia.
Il fatto è che “ovviamente” neanche per niente. L’ovvio, il razionale, il plausibile, il ragionevole, per non dire dello scientifico e del provato scientificamente, tutto questo è stato bandito dalla dieta ideologica di molta, troppa gente e il suo posto alla tavola di questa normalissima e fobica umanità è stato preso dalla magia, superstizione, ignoranza, scongiuro.
Qualcuno ha detto proprio ieri (presidente Confindustria) “Ci fosse una tassa sulle fesserie non avremmo debito pubblico”. Si riferiva ad altro, opinabile altro (“flat tax, reddito cittadinanza, meno Irpef per tutti) ma sulla enormità del gettito di una tassa, anche minima, sulle fesserie Vincenzo Boccia non sapeva quanto aveva ragione.