Grillo: “Deputati non possono sfiduciare premier”. Uomo solissimo al comando e partito unico

Grillo: "Deputati non possono sfiduciare premier". Un uomo solissimo al comando
Grillo: “Deputati non possono sfiduciare premier”. Un uomo solissimo al comando (nella foto Ansa, Grillo con Di Maio)

ROMA –Grillo ne ha pensata un’altra che in fondo è sempre la stessa: il Parlamento non serve a nulla e la democrazia ha stancato. Basta con le insostenibili manfrine e messa in scena degli incarichi di governo, maggioranze di governo, voti di fiducia, poteri del Parlamento. La vera volontà popolare, la fonte del diritto di governare è nel volere organizzato del partito cui appartiene il premier. Mentre lo pensava di certo Grillo non ha pensato che stava teorizzando che Renzi premier potevano sfiduciarlo solo gli iscritti al Pd. Non l’ha pensato ma è questa la nuova teoria di M5S: i parlamentari non possono sfiduciare il premier, solo il web (e solo il web grillino può farlo). La teoria dell’uomo solissimo al comando del partito unico. Questo è, chissà se sa Grillo quello che pensa.

Si avvicinano le elezioni, e con loro la possibilità di arrivare al governo dei 5Stelle, e Beppe Grillo getta alla fine alle ortiche le ultime reticenze e propone di togliere ai parlamentari la possibilità di sfiduciare il premier e quindi il governo. Con tanti cari saluti alla democrazia parlamentare e alla volontà elettorale e un caloroso benvenuto alla teorizzazione dell’uomo solissimo al comando e del partito unico.

A riportare la novità che starebbe prendendo corpo nella testa del leader pentastellato è Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera. “I vertici del Movimento stanno studiando una norma ad hoc per tutelare il futuro leader dalle beghe interne che hanno caratterizzato questa loro prima avventura in Parlamento – scrive Buzzi -. Una mossa pensata per non destabilizzare gli equilibri pentastellati. Una mossa, in realtà, semplice nei contenuti e nel concetto. ‘Il candidato premier verrà scelto dagli attivisti con una votazione online — spiegano i Cinque Stelle — e proprio per questo motivo è giusto che solo i militanti del web abbiano il potere di metterlo in discussione’. In altre parole per il leader M5S non varrà una regola ben precisa contenuta nel codice di comportamento attualmente in vigore, quella sulle espulsioni. ‘I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento — recita il testo — proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza’. Per il candidato leader non sarà così: sarà considerato come una sorta di primus inter pares. Una sua eventuale ‘sfiducia interna’, relativa al gruppo M5S, dovrà essere avallata da una richiesta e da una votazione sul web (salvo intervento del garante in persona). L’idea pare abbia già destato l’attenzione dei vertici, orientati a dare il via libera”.

Ricapitoliamo. Se l’idea diventasse realtà, il candidato premier dei 5Stelle, che ad oggi avrebbe possibilità di diventare davvero primo ministro di questo Paese, sarà scelto con un voto on line su una piattaforma privata con meccanismi che non sono né verificati né certificati da nessuna autorità o ente terzo ed indipendente. Il suddetto candidato diventato premier non potrà poi essere sfiduciato dai ‘suoi’ parlamentari, cioè non potrà essere sfiduciato da senatori e deputati grillini che, come è evidente, saranno in maggioranza almeno relativa se avranno vinto le elezioni. Ergo non potrà essere sfiduciato dal Parlamento visto che per una mozione di sfiducia serve la maggioranza dei voti che sarebbe ‘bloccata’ dal diktat grillino. Però, se il web, sempre attraverso una piattaforma privata che potrebbe essere tanto perfetta quanto criminale visto che non è dato conoscerne meccanismi e norme, potrà sfiduciare l’ormai famigerato premier che, attenzione, potrebbe anche essere defenestrato ‘motu proprio’ dal leader Grillo.

Non serve essere un sopraffino costituzionalista o uno storico per capire che questo nulla avrebbe a che fare con la democrazia e incarnerebbe perfettamente la definizione di scuola della dittatura. Ma val la pena comunque ricordare alcune idee-base che sono le fondamenta del nostro sistema democratico, certamente perfettibile ma altrettanto certamente migliore di quello dittatoriale. Punto primo i Parlamenti nascono proprio per essere il contrappeso del premier, quel famoso concetto espresso dalla Francia illuminista della divisioni dei poteri con i Parlamenti che incarnano quello legislativo e i governi quello esecutivo. Togliendo al Parlamento la possibilità della sfiducia, e quindi rendendo di fatto inutile la fiducia, si otterrebbe un governo che non si regge più su una maggioranza parlamentare in grado eventualmente di staccare la spina quando e se il primo ministro decidesse di invadere…la Polonia. Eliminando questa garanzia costituzionale il capo del governo avrebbe allora potere assoluto, almeno per la durata del suo mandato e del suo mandato risponderebbe solo ai militanti del suo partito. Però, e questo è il punto due, la ‘carta’ della sfiducia non verrebbe cancellata del tutto ma girata alle votazioni on-line e a chi le gestisce, oltre che al leader del Movimento. Vale a dire nelle mani dell’ex comico genovese e della Casaleggio&Associati.

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