Pd, il terzo leader. Bianca Berlinguer o Gad Lerner candidati… oltre la frutta

Gad Lerner

ROMA – E perché non Gad Lerner o, ancora meglio visto che è una donna, Bianca Berlinguer? A chi affidare il gravoso e incerto compito di guidare il Pd nel futuro prossimo è un tema che all’interno del Pd stesso produce effetti assai speciali, ultimo la voce, la voglia, la tentazione, il sussurro, la vertigine di candidare a segretario Bianca Berlinguer  oppure Gad Lerner. Alla ricerca del terzo candidata/o che non sia il marziano Renzi e neanche il troppo terrigno Cuperlo.

Matteo Renzi avrebbe, ha  i numeri e il consenso dentro e fuori il partito, certamente fuori ma ormai anche dentro al partito, eppure a Largo del Nazareno ancora non lo vogliono, lo temono. Il fatto che abbia consenso è un’aggravante nella logica “bersaniana” e anche “lettiana” e pur “epifanica”. Gianni Cuperlo è perfetto per custodire il partito, custodirlo come fosse un abito lasciato al guardaroba. Ne servirebbe un terzo, anzi una terza perché donna è meglio a prescindere e perché di questa ossessione al femminile il Pd è insieme teorico e schiavo. E a questo punto arriva in soccorso degli enigmisti democratici la pensata che La Stampa racconta: un nome jolly, una personalità esterna al partito, magari giornalista e ancor meglio se donna. Un’ottima idea. Rivelatasi disastrosa ogni volta che è stata tentata, messa in pratica. E un’ottima idea, un’idea nuova, almeno vent’anni fa era nuova.

E chi c’è oggi giornalista e di sinistra e pure donna? Bianca Berlinguer che dirige il Tg3, ha pure il cognome. Oppure il pensoso Gad Lerner che ha appena lasciato la tarda serata de La7. Nei corridoi di Montecitorio – scrive Francesca Schianchi su La Stampa -, i nomi si rincorrono uno dopo l’altro. E subito dopo, spesso, le smentite. Si è parlato di tentativi di far candidare Bianca Berlinguer, Enrico Gasbarra, ieri il nome più gettonato era quello del ministro Maria Chiara Carrozza (‘priva di fondamento la notizia che parlamentari vicini a Rosy Bindi siano disponibili a sostenere una sua eventuale candidatura’, la subitanea smentita di eletti bindiani). Ma si diceva che un pensierino sia stato fatto anche su Francesco Boccia, su Giovanni Bachelet e Gad Lerner”.

La disperazione anti Renzi ha ormai portato il Partito Democratico a ipotizzare candidature che vanno oltre…la frutta. Oltre la frutta, oltre ogni immaginazione estenuata. Il solo pensare di poter ricorrere ad una strada vecchia come quella della personalità, del giornalista prestato alla politica per mischiare le carte è la dimostrazione di come all’interno del Pd le idee siano tutt’altro che chiare. Non c’è bisogno di ricordare come l’esperimento, anzi la vera e propria pratica di attingere al mondo del giornalismo per rimpolpare quello della politica ormai privo di facce spendibili, si sia rivelato almeno al di sotto delle aspettative. Evitiamo di ricordare Michele Santoro, passato per l’Europarlamento tra un talk e l’altro senza lasciare traccia a Bruxelles e nella politica italiana, quella vera, non quella tv. Ed evitiamo a maggior ragione di citare l’esempio di Piero Marrazzo, ricordato da governatore del Lazio più per le storiacce di droga e transessuali che per qualche iniziativa concreta, e ora rientrato da mamma Rai. Evitiamo che è meglio. Cali pietoso velo sui candidati giornalisti e di sinistra quando si fanno o vengono fatti politici.

Probabilmente quella di Lerner e della Berlinguer è solo voce dal sen sfuggita, voce senza fondamento, chiacchiera… Il congresso Pd non si concluderà con l’elezione né della Berlinguer né di Gad Lerner, ma solo l’idea che una simile soluzione possa essere  ritenuta geniale, il solo pensare così corto non lascia ben sperare per il futuro dei democratici. Non solo per il noto e notorio eccellere nella specialissima e particolarissima arte del “tafazzismo”:per La Stampa e l’Unità ad esempio l’intesa sulle regole per il prossimo congresso, viatico per una soluzione alla segreteria, e alla premiership, è vicina, a portata di mano. Lontana, “a rischio” invece la stessa intesa per il Corriere della Sera…Sono mesi e mesi che il Pd alimenta e si alimenta di un simile velenoso nulla.

Ciò che non lascia ben sperare è la plamare ed evidente dismissione di ciò che una volta era pur vero: il quasi monopolio a sinistra del ceto dirigente, il quasi sovrapporsi della cosiddetta “intelligenza sociale” con lo schierasi politicamente a sinistra. Non se ne abbiano a male Berlinguer o Lerner, ottimi professionisti, ma se il culmine e la sintesi della’intelligenza sociale sono oggi una firma televisiva e il direttore di un telegiornale Rai, allora il ceto dirigente non abita più nel Pd. Forse neanche fuori, forse non abita più in Italia, ma questa non è certo una consolazione.

 

 

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