In pensione a 70 anni…Falso. Sparisce l’anzianità…Vero

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 30 Novembre 2011 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non si andrà più in pensione prima dei 70 anni? Falso. Spariranno invece via via le pensioni di anzianità? Vero. Di fatto saranno queste le applicazioni pratiche della riforma delle previdenza che il governo Monti varerà la settimana prossima. Innalzare a 41/43 anni i contributi necessari per accedere alla pensione d’anzianità, se questa misura sarà confermata, si tradurrà infatti in una scomparsa di fatto delle stesse. Ma quaranta e più anni di contributi sarà condizione necessaria per la pensione di anzianità, non quella di vecchiaia.

Non si andrà quindi in pensione dopo i 70 anni, come in molti erroneamente credono di leggere nelle ipotesi di riforma che trapelano. “In pensione a 70 anni e anche di più” annunciava l’altra sera Enrico Mentana. Talvolta anche Omero dorme… Anche i più bravi ogni tanto sbagliano, persino Mentana, direttore di quello che probabilmente oggi è il miglior telegiornale del panorama televisivo, è incorso nell’errore più frequente e diffuso in questi giorni: quello di ritenere che l’aumento degli anni necessari per accedere alla pensione d’anzianità si sarebbe tradotto con tutti in pensione dopo i 70 anni. Cosa non vera, portare a 42 anni il limite per avere la pensione d’anzianità, si tradurrà in pratica nella scomparsa di questo tipo di pensione. Scomparirà perché vi si potrà accedere, nei fatti, più tardi di quanto non sarà per la pensione di vecchiaia, mettendo di fatto fine alla sua ragion d’essere e ad ogni sua attrattiva.

Pensione di vecchiaia: limite di età poniamo fissato a 65 anni. Hai cominciato a versare contributi quando ne aveni 28 di anni. A 65 anni di età hai versato 37 anni di contributi. E in pensione ci vai lo stesso, senza obbligo dei 40 o 41 o 42 anni di contributi. Quando scatta l’età della pensione di vecchiaia, appunto scatta. Potrà crescere fino a 66 o 67. Ma se hai cominciato a lavorare a trenta anni non vuol dire che vai in pensione a 71 o 72. Il requisito dei quaranta, anzi di più, anni di contributi dovrebbe valere per la pensione di anzianità. Esempio: hai cominciato a lavorare a venti anni. Venti anni di età più quaranta di contributi fa sessanta. Ecco, in pensione a 60 anni, cinque o sei sotto il limite per il trattamento di vecchiaia, non ci potrai più andare anche se hai quaranta anni di contributi. Dovrai averne appunto 41, 42…Insomma l’anzianità contributiva non potrà più valere di più di quella anagrafica.

Non si andrà quindi in pensione a 70 anni perché, sul fronte pensioni di vecchiaia, le novità saranno altre. Si passerà in toto al sistema contributivo, accantonando quello retributivo, e verrà probabilmente cancellato l’adeguamento delle pensioni all’inflazione. In quanto ad età pensionabile ci saranno sì dei ritocchi all’insù, ma che non sfonderanno soglia 65 anni, che forse diverranno 67 negli anni a venire, mantenendo però a distanza il fatidico limite dei 70. Non c’entrano in questo nulla gli anni di contributi citati prima, raggiunto il limite di età si potrà comunque andare in pensione, a prescindere dagli anni di contributi versati. Il monte di contributi versati, nel caso delle pensioni di vecchiaia, serve infatti a calcolare l’importo dell’assegno mensile, non a stabilire se si può o meno andare in pensione.

In pratica, per quanto riguarda le pensioni di anzianità, cominciando a lavorare, e versare contributi, a 28 anni, si matureranno i requisiti per pensionarsi a 70 anni (se gli anni di contributi necessari saranno fissati in 42). Ma lo stesso lavoratore, raggiunti i 65 anni (o i 67 a seconda di quelle che saranno le nuove regole), potrà beneficiare della pensione di vecchiaia.

I sindacati si sono detti fermamente contrari a questa ed altre ipotesi d’intervento sulle pensioni. “Se fossero vere le notizie anticipate dalla stampa riguardo alle misure sulle pensioni, ci troveremmo di fronte a provvedimenti inaccettabili”, afferma Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. “Se sono vere le anticipazioni – aggiunge – l’approccio ai temi più generali della previdenza sarebbe ancora una volta basato sulla volontà di fare esclusivamente cassa con le pensioni, e sarebbe anche la dimostrazione che il tema giovani viene usato solo strumentalmente, e non per dare risposte effettive”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Cisl, Uil e Codacons ma, essendo un intervento sulle pensioni pressoché inevitabile, meglio cominciare a ragionare su cosa questo intervento significherà nella storia di ognuno.