Peshmerga rosa e Isis scappa: se muori per mano di donna, niente 72 vergini

ROMA –

Isis, combattenti spietati: non temono la morte, temono le donne
Isis, combattenti spietati: non temono la morte, temono le donne

ROMA – Sono i miliziani dell’Isis combattenti spietati, uomini capaci di sgozzare a mani nude ostaggi disarmati, rapire donne per ridurle in schiave sessuali ed uccidere vecchi e bambini solo perché credono in un dio differente dal loro. Non temono la morte come non hanno paura di eserciti apparentemente più organizzati e meglio armati del loro, come quello siriano o quello americano che, ripetutamente, sfidano attraverso video messaggi diffusi sul web. Eppure, nonostante questo, per farli scappare a gambe levate, senza nemmeno dargli il tempo di far sparare un colpo basta pochissimo: basta un militare donna.

Che il rapporto tra lo Stato Islamico, non solo nella versione Isis e Califfato, e la figura della donna non fosse dei più sani è cosa nota. Così come sono note le problematiche di relazione tra sessi che molti religioni e comunque le società basate sul dominio di un genere su un altro hanno. Nel caso degli spietati combattenti di Al-Baghdadi però il problema rischia di diventare per questi un vero e proprio tallone di Achille.

E’ infatti l’intelligence americana a svelare quello che sul campo era già stato notato: i battaglioni dalle bandiere nere quando si trovano di fronte le donne soldato curde voltano le spalle ed evitano lo scontro. Questo perché, secondo il loro credo, se dovessero morire uccisi da una mano femminile, non avrebbero diritto al paradiso dei martiri e soprattutto alle 72 vergini che questo promette. D’accordo combattere per un ideale e per creare lo stato di tutti i musulmani del mondo, ma senza vergini in palio anche no…

A rendere pubblica questa paura dei combattenti dello Stato Islamico è Ed Royce, presidente californiano della commissione Affari Internazionali della Camera dei Rappresentanti di Washington. “I soldati di Isis – racconta – sembrano credere che se vengono uccisi in battaglia da un uomo vanno in Paradiso accolti da 72 vergini mentre se a ucciderli è una donna la sorte è differente perché non trovano le vergini”. E c’è una bella differenza…

Sul campo, sul terreno di battaglia le prime a rendersi conto del comportamento singolare dei miliziani sono state proprio le donne peshmerga che hanno comunicato ai comandi di Erbil e Suleymania la “propria soddisfazione per essere riuscite a fermare l’avanzata di Isis” quasi senza colpo ferire. In alcuni casi, le combattenti curde hanno testimoniato di aver visto con i loro occhi “i combattenti di Isis voltare le spalle e andare via”. È stata infatti l’osservazione dei movimenti delle unità di Isis nel Nord della Siria e soprattutto dell’Iraq a portare alla citata conclusione perché in più occasioni, quando i jihadisti si sono trovati di fronte unità femminili di peshmerga curde, hanno preferito evitare rischi.

Alla base di tali comportamenti – racconta Maurizio Molinari su La Stampa – vi sarebbero dei sermoni di imam salafiti fedeli ad Isis che avrebbero detto ai jihadisti di “non essere sicuri” sulla destinazione “in un Paradiso con 72 vergini” per “chi viene ucciso in combattimento dalle mani di una donna”.

Basterebbe quindi, per sconfiggere il terribile esercito del male, un esercito di donne? Probabilmente no. Ma è certo che l’Islam radicale e aspirante al martirio da guerra santa nutre e coltiva, anzi esaspera la fobia delle donne che peraltro caratterizza tutta la cultura islamica.  Fobia, terrore delle donne che vanno velate, nascoste, tenute in casa. Donne fonte inesauribile e congenita di peccato, donne “impure”. Secoli fa anche l’Occidente era così, non c’è da nutrire nessuna sensazione di superiorità “genetica”. Però l’Occidente ha smesso di essere tutto così da almeno tre secoli e sempre meno lo è. Quindi nessun relativismo culturale per cui ogni civilizzazione ha i suoi valori. L’Islam radicale e militante, la voglia di jihad e di martirio, il rifiuto stesso dell’Occidente poggia anche su una sofferente e disturbata sessualità dei maschi della guerra santa o anche solo della sharia.

Dall’Afghanistan/Pakistan dove giudicano demoniaco che le donne vadano a scuola fino all’ultimo proclama dell’Isis che minaccia all’Occidente “prenderemo e renderemo schiave le vostre donne”, passando per il timore che essere uccisi da una donna faccia di se stessi un martire dimezzato e quindi non meritevole del premio delle 72 vergini, sono tutte manifestazioni di un comune pensare e vivere. Quello che contempla la paura, il terrore e l’aspirazione irrealizzata alla sessualità e quindi alla donna. Non si fermeranno certo l’Isis e i suoi fratelli mandandoli dall’analista. Però ricordarsi che quell’uomo che può tagliarti la testa come nulla fosse, che aspetta e invoca il bombardamento americano, che è pronto a infilarsi una cintura esplosiva e a fare il martire, che considera il morire in battaglia il meglio che il suoi dio gli chiede…quell’uomo è in fondo anche uno che ha fatto o fa pessimo sesso, uno che ha paura delle donne, in battaglia e a letto. Beh, è una rivincita. Una rivincita culturale perché qui su questo punto peraltro essenziale la nostra cultura è più sana e più umana.

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