Philip Roth, profezia americana: vide Trump presidente 13 anni prima

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 23 Maggio 2018 - 12:58 OLTRE 6 MESI FA
Philip Roth, la sua profezia americana: vide Trump presidente 13 anni prima

Philip Roth, profezia americana: vide Trump presidente 13 anni prima (foto Ansa)

NEW YORK – Se n’è andato nell’anno in cui il Nobel per la letteratura, quello che a lui non fu mai assegnato, resterà senza un vincitore per gli scandali che hanno travolto [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] l’accademia di Svezia. Se n’è andato così Philip Roth, probabilmente il più grande scrittore americano contemporaneo: autore di ‘Pastorale Americana’ ma anche l’uomo che vide l’elezione di Donald Trump con 13 anni di anticipo.

“America First” era ed è lo slogan del Presidente Usa più arancione della storia, e “America First” era lo slogan elettorale del candidato alla presidenza del protagonista di ‘Complotto contro l’America’ scritto nel 2004 da Roth. Lo scrittore non immaginava in verità, a differenza dei Simpson, il Trump-persona che diventa presidente degli Stati Uniti d’America. Ma nel suo romanzo tracciava i connotati e i contorni di una tipologia umana che Trump rappresenta e, anche, di una nazione che arriva ad eleggere un simile Presidente. ‘Complotto contro l’America’ è ambientato nel 1940, quando alla presidenza Usa contro F.D. Roosevelt si candida Charles Lindeberg, famoso aviatore di forti e documentate simpatie naziste e isolazioniste. Scenario già ipotizzato anni prima da un’altro Philip, in questo K. Dick autore de ‘La svastica sul sole’, ma in cui Roth inserisce l’ingerenza di una potenza straniera nelle elezioni.

Nel 1940 non esiste ovviamente internet ma questo intervento esterno pone dubbi sulla bontà del risultato e soprattutto sulla ricattabilità di Lindbergh diventato Presidente. Nel romanzo di Roth a immischiarsi nelle elezioni americane è la Germania impegnata nella seconda guerra mondiale, ma le assonanze con il Russiagate e le elezioni che hanno portato Trump alla Casa Bianca sono evidenti. Così evidenti che quando Trump venne eletto il New Yorker pensò a Roth e al suo ‘Complotto’, convincendo lo scrittore a vincere la sua abituale contrarietà a commentare l’attualità attraverso i suoi libri. E lui stesso ammise che, nonostante non avesse il suo libro intenzione alcuna di essere una sorta di profezia, aveva voluto “inventare un governo inquietante americano che ci minacciava” per capire come “ce la saremmo cavata”. E “Trump ci minaccia, direi, come per le famiglie ansiose e dominate dalla paura nel mio libro, ciò che è più terrificante è che lui rende possibile ogni cosa, compresa la catastrofe nucleare”.

Ma siccome la realtà supera sempre la fantasia, Trump presidente è persino peggiore – almeno secondo Roth – di Lindbergh presidente immaginato. “Lindbergh era comunque un eroe dell’aviazione che aveva dimostrato grande coraggio, attraversando l’Atlantico nel 1927. Aveva carattere e sostanza e, insieme a Henry Ford, fu l’americano più famoso della sua epoca” ricordava Roth. Mentre Trump è “ignorante nel governo, nella storia, nella scienza, filosofia, nell’arte, incapace di esprimere o riconoscere sottigliezza o sfumature, privo di ogni decenza, un uomo che maneggia un vocabolario di 77 parole che sarebbe meglio chiamare lo stupidese, piuttosto che l’inglese”. Giudizio senza rischio di fraintendimenti. Per la cronaca il Lindbergh presidente viene rapito dai nazisti, per cui in realtà lavorava, e dopo una serie di travagliate vicende alla Casa Bianca torna il presidente che c’era stato prima di lui, cioè Roosevelt che rimette la Storia in pari.