Pontelangorino: figlio killer pentimento lampo. Avvocato, troppa grazia

Pontelangorino: figlio killer pentimento lampo. Avvocato, troppa grazia
Pontelangorino: figlio killer pentimento lampo. Avvocato, troppa grazia (foto Ansa)

ROMA – Pontelangorino, il figlio killer si è pentito in un lampo. Appena 24 ore prima insieme all’amico assoldato per mille euro (ottanta prima il resto a saldo) aveva spaccato la testa a mamma e papà nel sonno. Con un’accetta che si erano procurati per la bisogna. Appena 24 ore prima aveva incartato la testa fracassata di mamma e papà in sacchetti di plastica, un po’ per non sporcarsi troppo di sangue, un po’ per provare a far vedere che erano morti per mano di crudeli e violenti assalitori, rapinatori. In fondo chi oggi non sarebbe disposto a credere e a lacrimare e inveire contro i predatori delle case e vite altrui?

E invece no, appena 24 ore prima il figlio killer di mamma e papà insieme all’amico e complice stavano completando la missione. Missione studiata, premeditata. Voleva proprio ammazzarli mamma e papà, non li voleva più sulla faccia della terra, il suo è stato un progetto, appunto una missione programmata di morte.

Appena 24 ore prima stavano discutendo il figlio killer di mamma e papà e l’amico complice nella mattanza. Discutevano cosa fare con i corpi, l’idea era quella di buttarli in un corso d’acqua. Ma no, troppo pesanti. E poi se li ritrovano lì, come si fa a inscenare una rapina finita male? Meglio metterli uno in una stanza e una nell’altra. O forse no? Alle impronte delle loro scarpe sul pavimento e sul letto dove sono saliti (non si sa ancora chi materialmente ha ucciso chi, probabile che il figlio killer e l’amico assassino si rimpalleranno la responsabilità) per lavorare d’ascia non pensano o non sanno come pensare. Concludono di mollare lì i cadaveri, andare a casa dell’amico, giocarci un po’ sopra, tornare e fare la scena di chi trova, sconvolto, i genitori uccisi.

Sconvolto, attenzione a questo aggettivo. Appena 24 ore dopo la studiata missione omicida, neanche 24 ore dopo aver finto di essere sconvolto dal ritrovamento dei genitori massacrati chissà da chi, nelle parole del suo avvocato il figlio killer è di nuovo “sconvolto”. La prima volta ovviamente fingeva, era stato lui ad ammazzare mamma e papà, la seconda volta che si dice (o si fa dire) sconvolto…pure. Sconvolto da che, da cosa? Dallo stare in una cella è l’unica risposta vera. Non certo dall’aver ammazzato mamma e papà come dimostra e denuncia la sequenza troppo serrata e automatica del “pentimento”.

Un avvocato è un avvocato e fa il suo mestiere. Però avvocato, troppa grazia. E il troppo stroppia. Difendere un assistito non comporta necessariamente l’implausibile nei fatti e l’urticante per ogni buon senso. “Pentito e sconvolto, ha gran bisogno di una mano…Non per un brutto voto ha ucciso, ma per più complessi disagi non trattati con i dovuti modi anche dai genitori e da una parte della società…ora ha blocchi emotivi notevoli”.

Sono le parole dell’avvocato alla stampa per descrivere il figlio killer. Pentito? Pentito in meno di 24 ore? Pentito certo, per la platea e i titoli di giornale. Sconvolto? Bontà sua e del suo avvocato tanto sereno e tranquillo e rilassato dopo aver spaccato la testa a mamma e papà non è e la cella non lo rilassa. E poi attribuire una quota di colpa alla società è come appellarsi alla clemenza della corte e ci sta. Ma mettere una quota di colpa sui cadaveri dei genitori, dare alle vittime un concorso di colpa nella loro esecuzione è davvero troppo, a sentirlo non si può non provare una vertigine che sconfina in nausea. Infine il tocco pietistico, vestito da socio-psicologia da tv del pomeriggio: “i notevoli blocchi emotivi”.

Lo ritroveremo il pietismo, gli aggettivi e verbi e frasi sparati a cavolo, le colpe della società o della droga o della solitudine o dei video giochi e i pentimenti e i disagi…Li ritroveremo tutti e abbondanti nei pomeriggi delle televisioni e nei talk-show del crimine. Ci sarà tutto e il contrario di tutto, tranne una cosa, l’unica bandita ed esiliata dalla coscienza collettiva del paese: l’idea della responsabilità individuale.

Quando come sempre l’umore delle gente oscilla e viaggia da “dagli al mostro” (fino a che è caldo il sangue delle vittime) al “era un bravo ragazzo” (il giorno dopo) fino al “perdoniamo il pentito” delle settimane e mesi successivi, non ci si può stupire se gli avvocati annusino e respirino l’aria che tira. L’aria di un sentire collettivo discretamente isterico e però lucidissimo nello scansare, abolire, bandire ogni idea che alla fine uno sia responsabile primo di ciò che fa. Hai visto mai questa della responsabilità individuale venisse appilcata in giro, magari anche fuori dalla cronaca dei delitti…non scherziamo!

Gestione cookie