Primarie, vuoi votare? Devi fare due viaggi, se no sei “berlusconiano”

Chi vuole votare alle primarie della sinistra deve registrarsi come elettore in un posto e in un momento esplicitamente e obbligatoriamente diversi da quello in cui si vota. Il doppio viaggio dovrebbe servire e evitare “inquinamenti”, in realtà scoraggio il cittadino comune e non l’elettore “cammellato”. E comunque il regolamento che demanda a quattro saggi la stesura delle regole è, come scrive mattia Feltri, “l’anello di congiunzione tra la caccia al tesoro e la burocrazia cinese”. Si vota il 25 novembre, dove ci si registra? Boh!
Primarie Pd: Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani sono i favoriti

ROMA – Chi vorrà votare alle primarie del centro sinistra dovrà registrarsi presso l’Albo delle elettrici e degli elettori e “tale registrazione dovrà avvenire con procedure distinte dalle operazioni e dall’esercizio di voto”. Regola ferrea e precisa messa nera su bianco nel documento d’intenti, un po’ manifesto politico e un po’ regolamento condominiale, redatto e varato di fresco da Pd, Sel e socialisti. Regola che si è resa necessaria per arginare e respingere l’esercito (ma esiste davvero?) di finti elettori di centro sinistra pronti a presentarsi alle primarie degli avversari per falsare il risultato di queste. O per fare dispetto a Matteo Renzi, non è chiaro. Peccato che, anche volendo prendere per buone le intenzioni, il risultato è, come sintetizza felicemente Mattia Feltri su La Stampa, “l’anello di congiunzione fra la caccia al tesoro e la burocrazia cinese”.

Il documento prodotto dai tre partiti pronti a far coalizione, oltre a dare la non scontata notizia dell’esistenza in vita dei socialisti, molti ne avevano da tempo perso le tracce, affronta infatti il problema dei potenziali “elettori esterni”, dei disturbatori, come peggio non si potrebbe. Da quando il centro sinistra ha introdotto in Italia l’istituto delle primarie, oltre ad aver spesso finito col farle assomigliare ad una manifestazione di “tafazziana” memoria, ha dovuto confrontarsi con il problema di chi alle primarie votava. In linea teorica, oltre che pratica, ogni italiano è infatti libero di presentarsi ai seggi delle primarie. Certo se Silvio Berlusconi andasse a votare la cosa si noterebbe. Ma se un elettore di centro destra si recasse ai seggi nessuno potrebbe né accorgersene né contestargli alcunché.

Non essendo in Italia le primarie limitate agli iscritti dei vari partiti che vi partecipano è infatti impossibile, oltre che ingiusto, chiudere le porte a chi normalmente centro sinistra non voterebbe. Anzi, sarebbe persino augurabile che vecchi elettori di centro destra, magari stufi e desiderosi di cambiare il loro orientamento politico e di voto, decidessero di presentarsi ai seggi delle primarie. Infatti nemmeno il nuovo documento tenta di sbarrare le porte a questi potenziali nuovi elettori. Non sono loro che fanno paura, ma quelli che scientemente, ancora elettori di destra, potrebbero ai seggi presentarsi per falsare il risultato finale. Truppe di finti elettori, organizzati dall’alto, somma indiziata della manovra di inquinamento è la Santanché, per mettere in atto una manovra di disturbo.

E cosa hanno pensato i redattori del documento per tenere lontane queste truppe? Due passaggi: prima ci si registra, non si sa dove, e poi si vota, da un’altra parte. Geniale. E’ assolutamente chiaro che una complicazione simile scoraggerà l’elettore normale che sarebbe stato pronto ad andare al seggio, magari con bimbi al seguito, prima di andare a fare il lauto pranzo domenicale e che, di fronte all’idea di dover fare avanti e indietro per registrarsi deciderà di lasciar perdere. Mentre chi, organizzato, vuole “inquinare” il voto non sarà minimamente turbato all’idea di un passaggio in più. Quello che non è chiaro è come questo sia sfuggito a chi la regola ha pensato.

Scrive Feltri (Mattia) su La Stampa: “Di certo c’è che si voterà al primo turno domenica 25 novembre. Il resto brancola nelle nebbie della perfidia umana. (…) I desideranti al voto debbono iscriversi all’Albo delle elettrici e degli elettori e ‘tale registrazione dovrà avvenire con procedure distinte dalle operazioni e dall’esercizio di voto’. Traduzione: boh. O meglio, come e dove ci si possa iscrivere all’Albo delle elettrici e degli elettori è ancora da stabilire, ma di sicuro non lo si farà al banchetto delle primarie. Sarà un banchetto a fianco? Un banchetto lontano cinque metri? Sarà a tre isolati di distanza? Dall’altra parte della città? In una zona a caso dell’emisfero boreale? Altro boh. Lo si preciserà più avanti. In ogni caso, recuperata l’imprescindibile iscrizione, si otterrà diritto di voto che prevede il versamento di almeno due euro: e questo è giusto, visto che le primarie costano anche se qualcuno ha protestato ricordando, per esempio, gli emolumenti girati al gruppo del Pd in Regione Lazio: circa due milioni di euro l’anno.”

E fin qui il primo turno. Se poi nessuno dei candidati dovesse raggiungere il 50% più uno dei voti si ricorrerà al ballottaggio ma, su questo punto, il documento, probabilmente in una reminiscenza dei collettivi di scuola, ha deciso di aggiornare se stesso. Cioè dice, giuro, che saranno 4 saggi a decidere chi e come al ballottaggio potrà votare: un regolamento che demanda le regole ad altri. Capolavoro. Capolavoro frutto dei due diversi punti di vista di renziani e bersaniani, con i primi che avrebbero voluto aprire il ballottaggio anche a chi non aveva votato al primo turno mentre i secondi tendevano invece più all’ipotesi opposta. Nel dubbio la questione è stata lasciata in sospeso. Chi ha votato al primo turno potrà votare al secondo, gli altri si vedrà. Senza voler entrare nel merito di quale sia la soluzione “giusta”, devono i redattori di siffatto documento esser contenti che in realtà pochi italiani lo leggeranno, perché se così si affrontano i problemi dell’organizzazione di quello che alla fine è un voto interno, non c’è da ben sperare per quello che accadrebbe se i problemi da affrontare fossero quelli del Paese.

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