Ruby torna e Berlusconi rischia tutta la vecchiaia ai domiciliari

Silvio BerlusconiROMA – Processo Ruby, tocca all’Appello e questa volta Silvio Berlusconi rischia, forse per la prima volta, davvero tanto. Rischia infatti di passare tutta una vecchiaia ai domiciliari. Già condannato in primo grado a sette anni di reclusione, per l’ex premier l’accusa chiederà verosimilmente ora la conferma della sentenza ma, questa volta, il leader forzista si presenta ai giudici senza immunità parlamentare e, peggio, da condannato e affidato in prova ai servizi sociali per altri reati. In questo quadro una nuova condanna, ovviamente solo quando definitiva, farebbe cadere i benefici fin qui ottenuti da Berlusconi e “riesumerebbe” anche i tre anni indultati. Truffa fiscale ai danni dello Stato più concussione e prostituzione minorile fanno, in caso di condanna definitiva, una decina di anni ai domiciliari.

È una partita importante quella che andrà in scena da domani – scrive Emilio Randacio su Repubblica -. Davanti alla seconda Corte d’appello, presidente Enrico Tranfa, è scontato che il sostituto procuratore generale Pietro De Petris, invocherà la conferma della condanna. Dal canto loro, i legali dell’ex premier (Niccolò Ghedini, Piero Longo e Filippo Dinacci) tenteranno di smontare l’accusa, di insinuare più di un dubbio sulle motivazioni alla base del verdetto di primo grado. I tempi per conoscere la sentenza, oggi, non si possono ancora prevedere con esattezza. Come minimo serviranno tre udienze, ed è possibile che si possa arrivare al verdetto d’appello anche subito dopo l’estate”.

Riprende quindi, dopo la condanna di primo grado, il processo Ruby dove Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile. Nel giugno scorso l’ex premier fu condannato a sette anni di reclusione e quello che rischia ora non è, paradossalmente, solo una nuova condanna. O meglio, temono Berlusconi e con lui i suoi avvocati sì una nuova condanna, ma la temono soprattutto per le condizioni in cui l’ex premier si presenta a questo processo. Berlusconi non è infatti più parlamentare ed è, quindi, privo di qualsiasi immunità. E’ inoltre, il leader di Forza Italia, un condannato affidato in prova ai servizi sociali e, cosa peggiore, è un condannato cui, nella sentenza del processo sui diritti Mediaset in cui è stato condannato definitivamente, sono stati “abbonati” tre anni di pena grazie all’indulto. Se però anche nel processo Ruby si arrivasse alla fine ad una condanna, questa farebbe venir meno il beneficio dell’indulto e così, Berlusconi, seppur magari con una condanna uguale a quella di primo grado, cioè di 7 anni, si ritroverebbe nella pratica con una condanna a 10 anni.

Ed è proprio questa la preoccupazione più grande per Berlusconi e il suo collegio difensivo: la paura di trovarsi costretto a vivere la sua vecchiaia rinchiuso in una, per quanto bella, casa. Comunque vada per l’ex premier si tratterebbe infatti di domiciliari in caso di condanna e non di carcere ma, sommando gli eventuali 7 anni del processo Ruby ai 3 restanti di quello Mediaset e, affiancandoli all’età dell’ex premier che nonostante la vitalità che esprime non è esattamente un ragazzino, appare chiaro come 10 anni costituiscano per lui quasi un sinonimo di “per sempre”.

“Addio ‘agibilità politica’ – scrive ancora Randacio -. Semplicemente, l’oblio. E si capisce quindi perché Berlusconi in questi giorni si sia occupato assai poco di riforme (ad eccezione della conferenza stampa di ieri) rinviando di giorno in giorno una decisione sulla linea da tenere, in attesa di capire almeno i tempi del processo. Ed è per questo che il pool di difensori si prepara a una scontata battaglia per scongiurare l’ipotesi peggiore”.

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