Scuola: la bugia delle classi pollaio e i 40mila prof che non insegnano

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ROMA – “Meno insegnanti e più studenti. La conseguenza dei tagli alla scuola saranno le classi pollaio”. Quante volete abbiamo letto e sentito queste parole. Molte, moltissime. Ma se è vero che gli insegnanti diminuiscono (meno 2.6% quest’anno rispetto al precedente) e gli alunni aumentano (di poco, 0.1%), le classi pollaio restano, fortunatamente, uno spauracchio o una fantasia tanto di successo quanto lontana dalla realtà. Francia e Germania hanno aule molto più affollate delle nostre e da noi le classi con più di 30 alunni rappresentano appena lo 0.6%. Mentre le classi con meno di 12 studenti sono ben il 4%.

Leggendo i dati pubblicati dal Corriere della Sera emerge una realtà diversa da quanto ci si potrebbe aspettare. E’ vero che i numeri non dicono tutto, soprattutto in termini di qualità. Ma i tagli alla scuola e le mancate 10 mila assunzioni di cui si era parlato in questi giorni di certo non possono essere in relazione al famigerato problema delle classi pollaio. Semplicemente perché è un problema che attualmente non esiste.

In media, nelle classi italiane, ci sono 21.45 studenti. Più dello scorso anno che erano 21.28, ma meno, molto meno, di Francia e Germania ad esempio, dove sono rispettivamente 24.5 e 24.7. Tanto è vero che siamo in linea con la media Ocse. La distribuzione non è ovviamente omogenea. Nei piccoli centri è facile trovare le classi più deserte e la situazione cambia da regione a regione. Ma anche nelle situazioni più “affollate”, rappresentate da Emilia Romagna e Puglia, la media degli alunni per classe non va oltre il 22.5, 22.4 per la regione governata da Nichi Vendola. Ci sono poi ben tre regioni, Sardegna, Molise e Calabria, dove la media è addirittura al di sotto dei 20 alunni per aula.

Niente classi pollaio dunque. I numeri non mentono. Ma da questi emerge invece un altro dato. Quello che il Corriere definisce il “vero e proprio boom” degli studenti disabili: quasi raddoppiati negli ultimi dieci anni e aumentati di 10mila solo nell’ultimo anno, arrivando a sfiorare quota 200mila. Cresciuto però anche il numero di insegnanti di sostegno, grazie anche ad una sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il tetto di 91mila introdotto dal governo Prodi. Gli insegnati di sostegno sono attualmente 97.636, con una media di circa un insegnate per ogni 2 ragazzi.

I dati riportati dal Corriere sono forniti dal ministero dell’Istruzione e oggi (12 marzo) Lucrezia Stellacci, da poche settimane capo dipartimento proprio del ministero dell’Istruzione, ha fornito un ulteriore dato: “Sulla scuola pesano altri 40mila stipendi, per la precisione 41.503. Sono professori o maestri che però non insegnano, non vanno in classe. Sono distaccati presso altri ministeri oppure in permesso sindacale”. La Stellacci ha fornito questo numero per spiegare parte dei motivi che hanno fatto accantonare l’ipotesi di nuove assunzioni ma, facendolo, ha svelato una realtà che non tutti conoscevano, cioè che ci sono 40mila e passa insegnanti pagati per non fare gli insegnanti. Avranno certamente altri ruoli, ma a fronte dei due dati sembra difficile sostenere che il “sistema scuola” sia sotto organico. Anche se questo non toglie che magari potrebbe esser riorganizzato e razionalizzato.

 

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