ROMA – Senatore a vita? Perché no. Con l’aggiunta di un: se non ora, quando? L’idea di aver accesso vita natural durante ad uno scranno di palazzo Madama solletica, e non da oggi, l’immaginazione di Silvio Berlusconi e dei suoi fedelissimi. Idea non nuovissima ma sempre rimasta tale. L’elezione però, anzi la rielezione di Giorgio Napolitano, colui che i senatori a vita può nominare, e la scomparsa di Giulio Andreotti, che senatore a vita era, hanno riportato la questione e l’idea del Cavaliere nel campo dell’attualità.
Che Berlusconi ambisca al laticlavio non è un mistero. Sarà ovviamente pronto a smentire questo suo desiderio, esattamente come ha fatto con l’autocandidatura alla presidenza della nascente Convenzione per le riforme (“scherzavo”), se ce ne sarà bisogno, ma questo non toglie che già dalla fine del 2011 alcuni berluscones avevano se non caldeggiato almeno ventilato l’ipotesi all’allora Presidente Napolitano.
Non se ne fece nulla anche perché il Presidente era all’epoca in scadenza di mandato, e non ritenne quindi opportuno nominare nuovi senatori a vita, eccezion fatta per Mario Monti che di lì a poco sarebbe divenuto premier. Napolitano preferì di gran lunga ed ebbe modo e argomento per glissare sulla “voglia di Silvio”. Questa la versione “ufficiale” o comunemente presentata. A cui bisogna però aggiungere le infinite polemiche e tensioni che la nomina di uno come il Cavaliere a senatore a vita comporterebbe e avrebbe comportato.
Se la questione venne però così risolta in passato, di nuovo oggi i berluscones si apprestano a bussare alla porta del rieletto Presidente. Il problema o la foglia di fico della scadenza di mandato non esiste più. Esiste, racconta La Stampa, la giustificazione opposta e contraria: mandato appena iniziato e quindi troppo presto per simili nomine. Ed esiste e rimane soprattutto il problema politico di un Berlusconi senatore a vita. Specie in una fase di equilibri delicati come quelli attuali.
Ma perché al Cavaliere e ai suoi lo scranno a vita piace tanto? Perché è un onore e un riconoscimento che uno “statista” del peso di Berlusconi merita, così il Pdl e anche una parte dell’opinione pubblica, quella che Berlusconi tenacemente vota. Sicuramente. Ma anche perché suona la nomina a senatore a vita, dalle parti di Arcore, se non come sinonimo almeno come parente di “salvacondotto”. Enorme fraintendimento della realtà in verità. Perché proprio come insegna la storia del “divo Giulio” anche i senatori a vita vengono processati, condannati e assolti. Per la cronaca Andreotti fu processato per associazione mafiosa, assolto per insufficienza di prove per i fatti post 1980 e riconosciuto colpevole ma non condannato per via dell’avvenuta prescrizione per i fatti pre 1980. Nessun salvacondotto quindi, nessuna condizione di intoccabilità nella carica di senatore a vita. Ma comunque l’idea a Berlusconi piace lo stesso. Perchè non sarà un salvacondotto, ma certamente la sua nomina a senatore a vita sarebbe una pubblica celebrazione della “pacificazione”, cioè del riconoscimento a tutto titolo del “berlusconismo” come parte integrante e costitutiva non solo, ma anche parte comune e condivisa della storia italiana.
Quello sull’aspetto giudiziario non è però l’unico fraintendimento nella questione senatori a vita. Già sull’interpretazione dell’articolo 59 della Costituzione (Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario) sono sorti i primi dubbi: 5 a Presidente o 5 in tutto, con diverse scelte a seconda degli inquilini del Quirinale e con l’ulteriore dubbio se nei 5 rientrassero anche quelli che alla nomina avevano e hanno rinunciato. In questo caso poi si potrebbe discutere anche, visto che Napolitano è al secondo mandato, se il limite di 5 sia riferito alla persona del Presidente o al mandato.
Al di fuori delle interpretazioni e dei cavilli se volesse, Napolitano, potrebbe certo nominare Berlusconi o chiunque altro ritenesse senatore a vita. E questo non perché appena eletto, Napolitano ha infatti nominato il solo Monti durante il suo settennato. E nemmeno perché la dipartita di Andreotti ha lasciato libero uno scranno, non c’è in questo e non è previsto in questo senso nessun automatismo. Potrebbe farlo perché ne ha facoltà. Il resto sono solo le motivazioni, le scuse, per riportare alla ribalta l’antico desiderio dello statista Berlusconi che senza dubbio ha “illustrato la Patria”.
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