ROMA – La tassa sul contante, sui versamenti in banca in contanti, è “un’idiozia galattica”. Parola del premier Matteo Renzi. Eppure, a chi abbia letto le cronache degli ultimi giorni, non saranno certo sfuggiti i titoloni in materia e lo spazio che l’informazione a questo “allarme” ha dedicato. Anzi, come ha spiegato l’ex sindaco di Firenze a Virus, non solo la tassa in questione sembra a lui, e quindi al governo, una sciocchezza, ma al contrario nella sua mente c’è l’esatto opposto, e cioè l’innalzamento del limite oggi fissato a mille euro per i pagamenti in contanti. Alzarlo fino a tremila euro. Solo dopo, è chiaro, aver però realizzato una tracciabilità seria di tutti o quasi i pagamenti.
“Indiscrezione secondo la quale il governo aveva in mente di inserire un’imposta di bollo proporzionale ai versamenti in banca superiori ai 200 euro”. Così, con declinazioni differenti, veniva nei giorni scorsi raccontata la vicenda. Indiscrezione in realtà parziale e per questo fuorviante perché sul tavolo del governo (se mai davvero c’è arrivata) c’era al massimo un’imposta da applicare sui versamenti giornalieri, quindi ripetuti ogni giorno, superiori ai 200 euro. Non quindi quella “tassa sul contante” che semplicisticamente è stata raccontata, ma una sorta di obolo chiesto soprattutto a negozianti, ma anche qualche libero professionista, sulla parte contante di quanto ogni giorno incassato. Una tassa sul quella fetta di entrate in cui è tecnicamente e statisticamente più facile che possa nascondersi del nero. Un modo discutibile certo di favorire i pagamenti elettronici, con il fine della lotta all’evasione. Come che sia, comunque “un’idiozia galattica”.
In ogni caso come il premier in persona, il soggetto certo più informato sulle volontà legislative dell’esecutivo, ha spiegato, né nella prima né nella seconda forma questa tassa arriverà. “L’ipotesi di una tassa sul contante – scrive Enrico Marro sul Corriere della Sera – Renzi la definisce una ‘idiozia galattica, dopo c’è solo la tassa sul macinato’ e dice che il governo ‘incentiverà l’uso delle carte di credito e del contante, anche in vista di un’imminente direttiva europea’. Poi, però, aggiunge che nel lungo periodo si potrà alzare il limite all’utilizzo del contante: ‘Quando avremo sistemato la fatturazione elettronica potremo riportare a livello europeo, 3 mila euro anziché mille, il limite del contante’”.
L’esatto opposto dunque: non una tassa per ridurre l’uso del contante ma anzi una semi liberalizzazione dello stesso, almeno come promessa. L’informazione ha quindi raccontato come vera, imminente se non cosa fatta, una implausibile tassa. Non se l’è inventata però queta storia l’informazione. Ha la colpa, se colpa si può dire, di non aver applicato il filtro della plausibilità ad una voce che pure è girata. Ma a far girare quella voce non è stata l’informazione. Qualche “fonte” nei dintorni del governo ha sussurrato all’orecchio dell’informazione fischi per fiaschi. Però forse inconsapevolmente la falsa notizia ha per così dire “intuito” quella che del governo è l’intenzione, la rotta. E cioè la lotta all’evasione soprattutto rendendo tracciabile ogni forma di pagamento.
Intenzione giusta ma, come detto, i buoni propositi non sempre vengono realizzati. E a far somigliare questo buon proposito a quelli di diete e palestre che spesso si fanno davanti ad un tavolo, la premessa che Renzi lega all’ipotesi di cambiamento del tetto sull’uso del contante. “Quando avremo sistemato la fatturazione elettronica – dice- potremo riportare a livello europeo, 3 mila euro anziché mille, il limite del contante”. “Quando avremo sistemato la fatturazione elettronica” è in Italia purtroppo parente stretto di “quando avremo sconfitto l’evasione”, cosa che, seppur nella traduzione realizzabile di una simile affermazione, è finora stata una battaglia persa dai governi.
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