La Tiburtina spenta per mesi, l’Italia dei treni torna alla bassa velocità

L'incendio alla Stazione Tiburtina (Lapresse)

ROMA – L’assalto di Orte: il primo grano di un lungo, lunghissimo rosario. Rosario di sofferenza e rabbia senza “remissione dei peccati”. Perché il “peccato” è brutto e grosso: la stazione Tiburtina di Roma sarà per mesi un’arteria bloccata nel sistema circolatorio dei treni. Per mesi i treni, buona parte dei treni italiani conosceranno la “TBV”, la “Treni a bassa velocità”, altro che la demonizzata TAV, l’alta velocità. E, a catena e a cascata, a muoversi dannatamente lenti saranno soprattutto i pendolari, quelli che hanno assalito il Freccia Rossa ad Orte. I pendolari, i turisti, l’Italia che viaggia in treno per vacanze e lavoro. Tiburtina “spenta” per mesi, cioè l’Italia del treni a bassa velocità. (Guarda le foto dell’incendio)

“Questo brutto incidente creerà problemi per il prossimo mese non solo per i viaggiatori di tutta Italia ma soprattutto per i cittadini romani”. All’indomani del rogo che ha semidistrutto la stazione Tiburtina di Roma e messo in ginocchio il trasporto ferroviario italiano, il sindaco capitolino Gianni Alemanno prevede un mese di passione, soprattutto per i pendolari romani. Alemanno è stato miope e ottimista, ottimista sui tempi, miope sulla dimensione geografica del danno.  Quella che potrebbe sembrare una cattiva notizia, diventa invece una speranza praticamente illusoria se messa a confronto con i pronostici per un ritorno alla normalità del traffico fatta da altri, e in particolare dall’ex ministro dei trasporti Alessandro Bianchi intervistato da La Stampa. «Non dico che in autunno sarà un inferno circolare per Roma. O almeno lo spero. Ma prepariamoci al peggio. Non dico anni, ma mesi certamente sì». Bianchi, oltre ad essere stato ministro dei trasporti, è docente di urbanistica ed è considerato uno dei maggiori esperti del sistema dei trasporti italiano. Le sue considerazioni, la sua analisi, sono di conseguenza da prendere molto seriamente e l’ex ministro la vede veramente nera. Molto più nera di quanto non si abbia, almeno per ora, percezione diffusa.

“La stazione Tiburtina è il massimo snodo di transito tra Nord e Sud e tra Est ed Ovest. Ora, da informazioni assunte, la stazione è fuori uso. Totalmente fuori uso, perché gli impianti elettrici sono saltati e perché è inutilizzabile il sistema di controllo del traffico ferroviario. Quindi significa che lì, nel migliore dei casi, i treni potranno solo transitare e solo su alcuni binari: non arriveranno, non partiranno e quelli che passeranno lo faranno con lentezza e in numero limitato”. E continua. “E’ come, se si può fare un paragone medico, se si fosse ostruita un’arteria, o se fosse saltato l’unico ponte tra due sponde. Le conseguenze saranno fortissime e ce ne accorgeremo nei prossimi giorni, quando riprenderà, come potrà, il traffico dei pendolari e i grandi spostamenti delle vacanze”. Altro che un mese quindi, quella del sindaco sembra proprio essere una speranza. Il peggio sembra decisamente dover venire e, stando alle parole dell’ex ministro, arriverà probabilmente a settembre quando sarà sì finito il traffico dei vacanzieri, ma quando riprenderà a pieno ritmo il traffico cittadino dei pendolari. Allora l’Italia dovrà fare i conti con un’arteria ostruita, ma Roma dovrà affrontare un cuore collassato. Alla stazione Tiburtina non transitano infatti solo i treni che collegano le varie parti d’Italia, ma passa gran parte del traffico pendolare capitolino, passa la metropolitana e vi fanno capolinea molte linea di autobus urbane ed extraurbane. Questa situazione porterà ad un incremento fisiologico del traffico su gomma, se il treno non funziona bisogna fare altrimenti, che non gioverà certo all’inquinamento oltre che ai nervi degli automobilisti. “Sono certo che già si stiano prendendo dei provvedimenti tampone, immagino che sarà potenziato il traffico su gomma, ma nulla che possa essere paragonato al servizio reso dalla ferrovia. Il pendolarismo è un fenomeno che solo nel Lazio riguarda centinaia di migliaia di persone, e come potrà essere gestito? E il trasporto verso l’aeroporto? E tutto il collegamento con la zona Est del paese? L’Abruzzo, il Molise, le Marche hanno una rete ferroviaria e una su gomma che hanno nella stazione Tiburtina il proprio approdo. E il transito, che pure sarà assicurato, tra Nord e Sud che rallentamenti conoscerà? E’ l’intero sistema che dovrà fare i conti con questa strozzatura. (…) Dobbiamo attenderci anche un ulteriore aumento del traffico cittadino, perché molti dovranno necessariamente ricorrere al mezzo privato”.

Ma le cattive notizie per la rete ferroviaria italiana, e per Roma, non hanno fine. I lavori di risistemazione della stazione Tiburtina dovevano rendere questo snodo il centro vitale della rete dell’alta velocità e trasformare il secondo terminal romano nel cuore del trasporto ferroviario e non solo della capitale. Intorno a questa trasformazione anche la viabilità cittadina è stata e sta venendo modificata, con conseguenti disagi che vanno avanti da tempo ma che dovevano, la prossima primavera, finire per lasciare il posto alla nuova stazione finalmente terminata. “Scordiamoci che possa essere varata entro la primavera prossima, come previsto. Temo che il cantiere subirà una pausa molto più lunga. E, beninteso, molto costosa”. Alemanno e con lui la Governatrice Polverini, è proprio il caso di dire, gettano acqua sul fuoco, sperando in cuor loro che l’analisi del’ex ministro Bianchi sia pessimistica. E intanto mettono su, e come loro anche le ferrovie, sistemi alternativi che dovrebbero limitare i disagi. Si spostano stazioni e capolinea, si mandano hostess a rassicurare i viaggiatori, si allungano e ingrandiscono i treni per offrire più spazio ma, se Bianchi è stato pessimista o profetico, lo si scoprirà a settembre, al ritorno delle vacanze. L’incendio alla Tiburtina ha ributtato indietro l’Italia dei treni, l’ha respinta, riportata a decenni or sono: un tuffo nel passato per le prossime settimane e mesi.

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