Vaccini: Empoli, Taranto, Avellino, Torino…madri in piazza contro iniezioni velenose. Era il 1917

Vaccini: Empoli, Taranto, Avellino, Torino...madri in piazza contro iniezioni velenose. Era il 1917...
Vaccini: Empoli, Taranto, Avellino, Torino…madri in piazza contro iniezioni velenose. Era il 1917… (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Vaccini: Empoli, Taranto, Avellino, Torino…madri in piazza contro iniezioni velenose. Era il 1917, cioè oggi.

Gruppi di genitori, di madri in lacrime che corrono a togliere i loro figli da scuola per salvarli dai vaccini velenosi. Anzi da quelle che chiamano “iniezioni velenose”. Ne riferiscono i Prefetti di tutta Italia dei moti soprattutto nelle campagne e nei piccolo centri contro i veleni. Veleni che vengono inoculati ai bambini in virtù di un complotto internazionale e vaccini che comunque, e poco importa chi sia ad ordire il complotto, sono pericolosi per la salute e niente affatto sicuri.

E’ l’anno scolastico ’17/’18, ma del secolo scorso. Nessuna cura per il morbillo o la meningite 100 anni fa esatti, ma malattie come la polio, il vaiolo o la difterite che falcidiano la popolazione sono i nemici da battere. Almeno nelle dichiarazioni dei governi e dei medici corrotti che, prima dell’avvento di Big Pharma, sono secondo le madri preoccupate al soldo di potenze straniere – come l’Austria o la Germania contro cui l’Italia è in guerra – che vogliono avvelenare i piccoli italiani. A ripescare le cronache del secolo scorso è Jacopo Giliberto sul Sole24Ore.

Cronache che raccontano come in realtà poco o nulla sia cambiato da 100 anni a questa parte, almeno in tema di diffidenza nei confronti della scienza. Allora come oggi a farla da padrone sono le fake news ma soprattutto, prima e senza il ricorso a termini inglesi, la creduloneria e l’ignoranza che dominano le classi meno abbienti e meno colte. Quel che oggi fanno internet e i social, ieri facevano il mercato e le chiacchiere da comari. Producendo esattamente lo stesso meccanismo di diffusione e allarme che oggi ci siamo abituati a chiamare, appunto, fake news. Cioè notizie non vere, false. A Ginosa (Taranto) “gruppi di donne, delle quali alcune piangenti, si dirigevano verso le scuole comunali, dicendo di voler ritirare ognuno i propri figli dalla scuola poiché avevano appreso dalle voci che agli scolari si doveva praticare la vaccinazione avvelenata”, scrive al ministero dell’Interno il prefetto della regia prefettura di Terra d’Otranto.

Notizie e lettere dello stesso tenore arrivano allora da un po’ tutta Italia. Dalla Toscana dove ad Empoli, dopo che era ripresa la campagna di vaccinazioni, il 2 giugno 1917 si diffonde la voce secondo cui il Governo avrebbe mescolato veleno al vaccino antivaioloso per ridurre la spesa dei sussidi alle famiglie dei richiamati alle armi. Mentre un’altra diceria assicurava che “il siero di dette punture essendo stato preso in Germania è appunto nocivo”, come testimonia una lettera confidenziale sulla diffusione di false notizie del 15 giugno dello stesso anno. O vicino Lucca dove, quando si diffuse la notizia che “medici incaricati dal Governo e persino accompagnati e assistiti da agenti della forza pubblica, si recassero nelle scuole per procedere sopra ai bambini ad iniezioni di punture che sarebbero riuscite mortali”, le scuole si svuotarono per giorni.

E poi disordini in Puglia, fuga dalle scuole vicino Roma, proteste in Campania tanto che dovette, già allora, intervenire il ministro dell’Interno, Vittorio Emanuele Orlando, per chiedere alle autorità locali di intraprendere “un’azione attivissima ed illuminata per combattere l’insana propaganda”. Una propaganda decisamente simile a quella cui assistiamo oggi. Ma se oggi il nemico è la grande industria, questa all’epoca non era ancora così minacciosa, e quindi gli autori del complotto erano altri. Nell’aprile del 1917, mentre procedeva la campagna di immunizzazione dei piccoli, si diffuse infatti la voce che il Governo volesse praticare iniezioni avvelenate ai bambini per debilitarli, per farli morire, e ridurre così il consumo di generi alimentari.

La stessa voce girava anche in Francia e in Belgio, ma in quei casi le notizie false asserivano che erano i cattivi occupanti tedeschi a iniettare malattie contagiose nei bambini dei paesi occupati. Oppure c’era la variante secondo cui, uccidendo i bambini, il Governo volesse risparmiare sui sussidi da pagare alle famiglie di chi era al fronte. O ancora, dietro le campagne di vaccinazione ci sarebbero stati i governi nemici, in guerra con l’Italia e quindi interessati ad uccidere le possibili future leve. A 100 esatti di distanza la polio, la difterite e il vaiolo non esistono – di fatto – più. Chi ha sui 30 anni non ricorda nemmeno la tipica cicatrice circolare che il vaccino del vaiolo lasciava come non ricordiamo più le migliaia di morti e invalidi che queste malattie causavano. Esistono ancora, invece, le madri pronte a salvare i figli dai vaccini. Contro queste, pare, non ci sia vaccino.

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