Cara di Foggia, Alfano non sapeva che cooperative rosse e bianche fanno affari sulla pelle dei profughi

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 10 Settembre 2016 - 06:28| Aggiornato il 2 Ottobre 2018 OLTRE 6 MESI FA
Cara di Foggia, Alfano non sapeva che cooperative rosse e bianche fanno affari sulla pelle dei profughi

Cara di Foggia, Alfano non sapeva che cooperative rosse e bianche fanno affari sulla pelle dei profughi

A quanto denuncia l’Espresso con una inchiesta condotta di prima mano, nel Centro di Accoglienza di Foggia, la Sisifo, una sigla della lega rossa delle cooperative, ha appaltato alla cooperativa Senis Hospes, legata a Comunione e Liberazione, la gestione del Campo profughi.
Quest’ultima percepisce 22 euro per ogni profugo, 22 mila euro al giorno, per far dormire i rifugiati tra rifiuti e mute di cani randagi, gli unici che apprezzano il cibo distribuito ai richiedenti asilo dai giovanotti di Don Giussani.
Magari gli allegri imprenditori di CL non risolveranno i gravi problemi umanitari che tanto gli stanno a cuore ma certo quelli loro li risolvono molto bene se è vero che il fatturato e i dipendenti sono aumentati del 400%.
Un interessante revival del collateralismo italiano.
Gli affari innanzitutto: la Lega delle Coop e CL sanno bene come farli.
Al netto delle deplorevoli attività imprenditoriali (si fa per dire) dei soggetti in questione, il problema piu grave è tuttavia un altro.
A Foggia, è in atto una vera e propria sospensione dei diritti fondamentali dell’Uomo.
Non sono più assicurati quegli standard minimi di civiltà che sarebbe lecito aspettarsi in Europa.
1.500 persone, un terzo in più di quanti sono quelli censiti, bivaccano all’interno di un Centro con involontaria ironia chiamato di “Accoglienza”, mentre all’esterno magnaccia nigeriani e caporali italo-africani pattugliano il territorio distribuendo manodopera sottopagata ai proprietari di terre e giovani donne di colore a chiunque ne faccia richiesta.
Nonostante siano pagati per questo, i servizi di vigilanza non mettono piede nel Campo anche perché non è assicurata la loro incolumità fisica.
Tanto meno però lo fanno le Forze dell’Ordine e questo è già meno comprensibile.
Per quanto incredibile, il Centro di Borgo Mezzanone è una zona franca per i delinquenti che vi gravitano intorno.
Il Governo è completamente assente, almeno quanto le autorità amministrative preposte alla tutela della saluta pubblica, fortemente a rischio data l’assoluta carenza igineico sanitaria riscontrata.
Non si registrano tracce di attività investigative finalizzate alla repressione del crimine che indecentemente dilaga in quella landa desolata.
Nessun intervento della Magistratura che del resto avrebbe bisogno d’impulso da parte della Polizia Giudiziaria.
Che il Ministro dell’Interno abbia dovuto aspettare una inchiesta giornalistica per mettere in moto il Comitato per la Sicurezza Pubblica perché finalmente intervenga al ripristino della legalità, più che rassicurare, indigna profondamente.
Era infatti impossibile che gli apparati di polizia non sapessero cosa stesse accadendo nel CARA foggiano.
E se veramente non lo sapevano è ancora peggio.
Di campi profughi come nel Darfur, in Puglia se ne poteva fare a meno.