ROMA – I proprietari degli stabilimenti balneari, titolari della concessione demaniale delle spiagge, sono da oggi un po’ più sereni. E’ stato lo stesso padre della direttiva europea sui servizi, Frederik (‘Frits’) Bolkestein, a dire chiaro che, poiché le spiagge sono beni, la direttiva che prende il suo nome, è stata mal interpretata e a loro non si applica.
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“Non voglio commentare la legge italiana ma per quanto mi riguarda le concessioni balneari non sono servizi ma beni, e quindi la direttiva sulla libera circolazione dei servizi non va applicata agli stabilimenti balneari”, ha chiarito l’ex commissario Ue. Parole pronunciate nell’aula dei Gruppi Parlamentari a Montecitorio, davanti a tanti titolari di concessioni balneari riuniti dall’associazione “Donnedamare” e dalla forzista Deborah Bergamini che, insieme a Mariasella Gelmini, ha ribadito l’impegno del suo partito a bloccare le gare.
“In gioco – ha detto Bergamini – ci sono 30.000 imprese e 300.000 lavoratori. L’Italia, a differenza di altri paesi come la Spagna, la Grecia e la Croazia, non è riuscita ad imporsi a Bruxelles gettando in un’incertezza drammatica tante famiglie”. Durante l’incontro, a dare solidarietà ai titolari degli stabilimenti balneari, è passato tutto il centrodestra (o quasi) e anche qualche rappresentante del centrosinistra.
A sorpresa sono arrivati Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma a ribadire il proprio impegno per impedire l’applicazione della Bolkenstein a spiagge e posti per i banchi di vendita nei mercati comunali c’erano anche Maurizio Gasparri, Gian Marco Centenario (Lega), Gianni Alemanno. “In questo Parlamento ci sono i voti sufficienti per dire no alla cattiva interpretazione della direttiva Bolkestein. Ci sono i numeri sufficienti per bloccare le gare sulle concessioni balneari” ha detto Gasparri in un giorno dove la conta dei numeri è un argomento sensibile.
Centenario capogruppo della Lega al Senato attacca: “Ci hanno detto che difendevamo le lobby delle spiagge. Ma le lobby vere sono quelle dei fondi di investimento e dei grandi gruppi internazionali che vogliono appropriarsi delle spiagge e di un settore, quello turistico, che è la nostra ricchezza e la nostra storia”. Spagna, Grecia e Croazia, sono riuscite a ottenere dalla Ue di non fare le gare.
Perché l’Italia no ? E’ la grande domanda. “Avere o meno un accordo con l’Ue per ottenere una proroga di 75 anni, come ha fatto la Spagna – ha risposto Bolkenstein – dipende dal governo italiano. Se posso dare un consiglio utile per il nuovo governo – ha aggiunto – suggerirei di fare presente alla Commissione Ue che i titolari degli stabilimenti balneari non forniscono servizi ma sono titolari di un bene”.