Colpevolezza e giusto processo. Per Davigo l’habeas corpus va abolito

Colpevolezza e giusto processo. Per Davigo l’habeas corpus va abolito. Davigo ha un indubbio merito. Quello di ricordarci l’importanza dei principi fondamentali del diritto. Spesso lo fa revocandoli in dubbio. E così ci offre continue occasioni di riflessione ma anche l’opportunità di capire se quei principi sono ancora attuali.

È accaduto in pieno lockdown giudiziario, quando sospettava della utilità di un processo in presenza delle parti.

La smaterializzazione del processo penale in fondo è il sogno di ogni inquisitore.

È finita che ci ha fatto ricordare che comparire fisicamente davanti al proprio giudice era un diritto sancito nella Magna Charta.

E dopo quasi mille anni i regimi democratici non hanno trovato buoni motivi per sopprimerlo.

Adesso è la volta del principio di non colpevolezza, che concettualmente assiste la presunzione di innocenza.

Il diritto ad essere ritenuti tali, sino a quando una sentenza non accerti definitivamente la colpevolezza.

Il logico corollario è un sistema processuale con diversi gradi di giudizio, a scansione temporale predeterminata dai termini processuali previsti per le impugnazioni.

In altri termini una sentenza non diventa definitiva per una magia, ma solo a seguito dell’esperimento (o dell’omesso esperimento) di determinate attività giuridicamente regolate.

Una costruzione umana e razionale.

Ma il dott. Piercamillo Davigo trova che sia troppo ampia la concreta applicazione di quel principio.

Non può valere sempre.

Troppi “farabutti” ne approfittano, per usare il suo aulico linguaggio.

Peccato che un “principio”, per definizione non ammette deroghe.

Neanche per far contento Davigo.

Quindi è ozioso anche discutere di possibili eccezioni ad un “principio”.

Per scongiurare il pericolo che determinate condotte mettano in pericolo la collettività, esiste già un sistema cautelare che ne consente la tutela alle condizioni di legge, in attesa che intervenga una sentenza che accerti definitivamente la colpevolezza.

Ma sono certo che a Davigo sia chiaro che una cosa sono gli indizi e un’altra le prove.

Questo nuovo tema che ha introdotto (che tanto nuovo per lui in effetti non è) ha il merito, per restare all’esperienza italiana, di farci rileggere le relazioni illustrative sull’art. 27 (principio di non colpevolezza) alla Costituente.

Le tennero giuristi del calibro di Calamandrei, Moro, Leone, Mortati.

Sarebbe il caso le rileggesse il dott. Davigo.

Magari si accorgerebbe che il principio scolpito dall’art. 27 è attuale.

E pure utile, in questo momento a tanti suoi colleghi.

E forse capirebbe anche che non si può cambiare la Costituzione perché i suoi vicini sono dei pedofili e rubano l’argenteria.

Fa prima lui a cambiare casa.

Gestione cookie