ROMA – C’è una buona dose di dilettantismo nella uscita di Di Maio a sostegno dei “gilet gialli” francesi, direi anche una certa diseducazione istituzionale nella decisione di schierarsi improvvidamente a favore di un movimento dai tratti eversivi contro un Governo europeo legittimamente eletto.
La reazione dell’Eliseo ovviamente non si è fatta attendere e segna il punto più basso dei rapporti tra Italia e Francia dopo i dissapori derivati dalla crisi migranti di questa estate e la irrisolta faccenda della Tav. Tuttavia sarebbe ingenuo pensare che Di Maio sia stato assalito da un incontenibile sdegno contro le azioni di Governo di Macron, al punto da indurlo ad una presa di posizione così deflagrante e sicuramente non scevra di conseguenze diplomatiche nei rapporti tra Italia e Francia.
Per comprendere il senso della sortita, è necessario guardare in Italia più che Oltrealpe. Riflettere dunque sulle relazioni tra i partners del Governo, sui rapporti di forza tra gli alleati che, dall’inizio della legislatura si sono progressivamente sbilanciati, nella raccolta dei consensi, a favore dei leghisti.
Di Maio si è accorto che sui temi capaci di creare il favore popolare è ampiamente scavalcato da Salvini. Cavalcare la protesta transalpina gli permette da un lato di spostare l’attenzione del proprio elettorato dalle pirouette intervenute su Tap e trivelle (per tacere di Ilva e Tav) e dall’altro di far assumere una dimensione più ampia al Movimento in occasione delle prossime elezioni europee.
Lasciare la ribalta internazionale al solo Salvini, già da tempo fruttuosamente occupato a creare una destra sovranista egemone sul piano europeo, significherebbe spingersi sempre più verso l’angolo in cui lo ha costretto l’alleato leghista. Che dal canto suo, non vede l’ora di liberarsi degli sconclusionati Toninelli o del velleitarismo di sinistra di Fico e della sua corrente.
I vertici del Movimento 5stelle, guidati da Casaleggio e soci, lo hanno capito bene, ed è in questa ottica, tutta italiana, che va letta la sortita transalpina di Di Maio. Ovviamente, nessuna considerazione per l’impasse internazionale creato, solo per motivi interni, da un Movimento sempre più in balia dell’”alleato” di Governo a cui è costretto a correre dietro. Ed è questa linea avventurista dei dilettanti pentastellati quello che più preoccupa nell’immediato futuro.