Giochi erotici di Soter Mulè: se la cronaca reinventa la realtà

Giochi erotici di Soter Mule: se la cronaca reinventa la realtà
Giochi erotici di Soter Mule: se la cronaca reinventa la realtà

ROMA – I have a dream. Che un giorno gli articoli di cronaca giudiziaria riportino in maniera corretta quanto accade nelle aule giudiziarie, evitando titoli o aperture ad effetto volte solo a condizionare l’opinione pubblica o rendere più appetibile la notizia. È il caso dell’articolo sul Corriere della Sera di oggi, dove viene riportata la notizia che riguarda l’ing. Soter Mulè, anni addietro al centro della cronaca giudiziaria per una triste vicenda in cui perse la vita una giovane donna ed una altra rimase ferita, nel corso di un gioco definito erotico.

Questi i fatti.
Sin dal primo momento, il Giudice in sede di convalida, dubitando della ricostruzione operata dalla Procura , riqualificò l’accaduto quale Omicidio colposo anziché preterintenzionale come ipotizzato dal Pm. In seguito, anche il Tribunale del Riesame confermò che l’ipotesi accusatoria dovesse essere quella della natura colposa del reato.

Tuttavia, si è giunti al processo, celebrato con le forme del Giudizio abbreviato, con una contestazione di omicidio preterintenzionale. Ma anche in questo caso, il Giudice ha ritenuto che i fatti andassero ascritti in un contesto colposo, condannando quindi l’ingegnere per questa meno grave fattispecie di reato. L’evidente ridimensionamento dei fatti non ha trovato l’eco dovuto nell’opinione pubblica.

Giornali e giornalacci hanno infatti sottolineato solo l’aspetto pecoreccio della vicenda, scambiando allegramente la tipologia del gioco posto in essere, che di volta in volta diventava bondage, breath play, shibari e cosi via seguitando. Quasi senza mai spiegare in cosa consistesse questo o quel gioco e creando quindi una confusione incredibile.
La tesi dell’accusa è che quella tragica notte quei ragazzi in una garage alla periferia di Roma praticassero il Breath play o gioco del respiro come poeticamente viene tradotto in italiano.

La pratica consiste nella ricerca del piacere attraverso la sensazione di lieve soffocamento che viene prodotta dalla asfissia provocata dalla legatura di corde intorno al collo. La variante, più raffinata , consisteva poi nel creare l’effetto bilancia, si chè il dondolio delle ragazze, legate l’una all’altra, provocasse alternativamente il piacere alle partecipanti.
Gioco senz’altro pericoloso quindi. Se fosse stato praticato.

E già, perché invece quello posto in essere quella notte era invece puro e semplice bondage, cioè legatura a fini erotico-estetico secondo una antica arte giapponese. Meno intrigante ovviamente per un pubblico di bocca buona , cui stuzzica di più l’idea di una attività puramente sessuale , dopo abbondanti libagioni ed abuso di droghe, praticata attraverso una sorta di danza.

Sesso droga e rock and roll insomma. Peccato mancasse la droga, il sesso ed anche il rock and roll. La consulenza ha escluso che i ragazzi fossero drogati o ubriachi.
Il Mulè fu ritenuto credibile sulla circostanza che si praticasse bondage e non breath play. Il gioco sessuale aveva una connotazione esclusivamente cerebrale. Tutto questo è contenuto in buona parte nella sentenza e negli atti processuali. Peraltro, essendo stata contestata dalla difesa anche la ricostruzione medico legale, ipotizzando che la morte potesse essere intervenuta per cause diverse, la sentenza di condanna è stata appellata.

Appello ha poi proposto anche la Procura, che giustamente persegue un diverso risultato e cioè che la condanna intervenga per l’omicidio preterintenzionale anziché colposo.

Ieri, la celebrazione del giudizio di gravame, conclusosi con una sentenza con cui la Corte d’Appello di Roma si è dichiarata incompetente a decidere in quanto la competenza, attesa l’imputazione , è della Corte d’Assise di Appello, giudice naturale del reato di omicidio preterintenzionale. Un mero fatto tecnico.

Tuttavia, a leggere oggi il Corriere della Sera, sembrerebbe che l’accusa per l’ing. Sia divenuta “più grave” (sic!) , che la” Procura Generale ha ottenuto dai Giudici lo spostamento davanti la Corte d’assise d’Appello” (come se non fosse la legge a determinare la competenza!) , che “la requisitoria del Pg, ha convinto i giudici a liberarsi del processo” che “le richieste della accusa hanno imposto la dichiarazione di incompetenza” con la conseguenza che il processo verrà celebrato davanti ad una” giuria popolare in taluni casi più soggetti ad essere influenzati dal sentire comune più che dalle dottrine giuridiche” .

Insomma una vittoria su tutta la linea della tesi della Procura. Che non c’è stata. Per il semplice e definitivo motivo che il processo d’appello deve semplicemente ancora celebrarsi poiché è la legge a determinare la competenza a giudicare e non la requisitoria colpevolista del Procuratore Generale.

Ovviamente, senza aver letto una riga della sentenza o degli atti processuali (basta ed avanza il capo d’imputazione, sorta di verbo divino per molti cronisti giudiziari) , si insiste ancora sulla storia del dondolio dei corpi , pratiche di autoerotismo, soffocamento , gioco del respiro e cosi via.
Senza tenere in nessuna considerazione, che i nodi delle corde erano bloccati, posti a distanza e non scorrevano si chè era difficile veramente potessero soffocare, salvo che, per effetto dell’accasciamento al suolo di una delle due ragazze . Per cause non bene indagate infatti, le corde andate in tensione hanno provocato quello che il medico legale ha definito uno “strozzameto atipico”.

Nessun gioco del respiro quindi (ammesso che la questione terminologica abbia un senso ) non particolarmente pericoloso di conseguenza ma semplice legatura, che a parere del primo giudice (oltre che di quelli della fase della indagine) si traduceva al più in una condotta colposa. Questo è contenuto nella unica sentenza, questo c’è negli atti processuali e questi sono i fatti, che vi ha narrato chi conosce bene la vicenda.

 

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