Governo, Mattarella avvisa: se Salvini e Di Maio fanno flop, io farò come Einaudi…

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la celebrazione del 70esimo anniversario dell’insediamento al Quirinale di Luigi Einaudi (primo capo dello Stato eletto dal parlamento italiano) a Dogliani (foto Ansa)

Governo, Mattarella avvisa: se Salvini e Di Maio fanno flop, io farò come Einaudi… Quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva esortato Di Maio e Salvini a trovare un “accordo politico”, altrimenti [Tutte le notizie di Blitzquotidiano in questa App per Android. Scaricatela qui. Tutte le notizie di Ladyblitz in questa App per Android. Scaricatela qui] avrebbe nominato un premier “neutrale” destinato a guidare il Paese alle elezioni, aveva mandato ai due leader  un messaggio forte, basato su una lettura corretta dell’art.92 della Costituzione.

Quell’accordo politico, doveva concretizzarsi nella indicazione di un primo ministro scaturito dal confronto tra le due forze politiche vincitrici delle elezioni.

Si aspettava insomma che uno dei due si assumesse l’onere e la responsabilità di guidare il governo, o almeno che indicassero un nome riconducibile ad una delle due forze politiche nel caso non avessero trovato un accordo su chi dei due, tra Salvini e Di Maio avrebbe assunto direttamente l’incarico.

Le trattative in corso, hanno invece evidenziato una frattura più profonda proprio sul nome del futuro premier, ipotizzando anche la possibilità che fosse individuato tra una rosa di tecnici di una o dell’altra area.

Da qui la frenata di Mattarella nel suo discorso a Dogliani, città natale di Luigi Einaudi, che esercitò pienamente le prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica.

La sortita non può essere casuale ed il monito è stato senz’altro mirato.

Il richiamo alle prerogative del Presidente della Repubblica, aveva lo scopo di avvisare il leader leghista e quello pentastellato che il Colle non si sarebbe fatto spogliare delle funzioni assegnate alla presidenza della Repubblica dalla Costituzione.

Una prerogativa non delegata e non delegabile ai partiti, ai quali viene chiesto solo di illustrare un programma di Governo ed indicare un premier che su quel programma possa ottenere la fiducia dal parlamento.

Punto.

Sta al presidente della Repubblica il passo successivo, compresa la facoltà di dissentire da quel nome quando è frutto non di un accordo politico, pure sollecitato, ma di un compromesso al ribasso nato da uno scontro intestino tra i contendenti.

Cosi deve avere visto le cose Mattarella.

Ammonendo gli azionisti di una futura possibile maggioranza parlamentare al rispetto del ruolo del presidente della Repubblica.

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