KUALA LUMPUR – Una allegra testa di morto ti dà il benvenuto all’aeroporto di Kuala Lumpur, Malaysia, per avvertirti che l’eventuale possesso di droga, non importa di che qualità ed in che quantità, è punita con la pena di morte.
Così avvisato, dopo più di 10 anni faccio ritorno in Malesia. Pochi lustri in Asia sono una eternità, la città è molto cambiata. Quella che non è cambiata affatto invece è la cervellotica viabilità. A Kuala Lumpur hai l’impressione di non raggiungere mai la meta desiderata.
Mentre la percorri in auto e vedi progressivamente avvicinarsi il punto dove devi arrivare, ecco che la strada curva all’improvviso, allontanandoti visivamente dal traguardo.
Ma dopo qualche virata ecco che riappare il tuo obiettivo, speri sia la volta buona che arrivi a destinazione ma invece ti riallontani ancora. Un carosello estenuante ma simpatico in fondo.
Ti distrai e sorridi fissando gli ammonimenti affissi nel taxi che vietano perentoriamente ai viaggiatori di bere, mangiare, gettare cibo dal finestrino, parlare ad alta voce, scambiarsi effusioni, divieti da rispettare non necessariamente in questo ordine.
Pensi dunque di trovarti nel solito paese Musulmano, fanaticamente ancorato ai diktat coranici. Nulla di più sbagliato.
Kuala Lumpur è una città gaudente, con una delle migliori cucine del mondo ed una allegra night life dove è piacevole passare il tempo seduti nei tanti locali aperti tutta la notte, dove l’alcol, pur fortemente tassato ed in barba a Maometto, scorre a fiumi.
Da qualsiasi parte si arriva in città, si scorgono immediatamente le Petronas Tower, un tempo i più alti edifici del mondo. Il primato in altezza è però insidiato da altre costruzioni, abitazioni ed uffici occupati dalla più brillante imprenditoria dell’Asia, cinesi anzitutto.
Pur penalizzati da una legislazione che favorisce sfacciatamente i cittadini di origine malesi, resta il fatto che i soldi, quelli veri, li hanno i figli del “mondo di mezzo”.
Il tempo delle “tigri asiatiche” è passato oramai – la Malesia era la più forte di quelle economie – ma lo sviluppo economico raggiunto è evidente.
Dimenticando le favolette che Emilio Salgari, restando comodamente seduto nella sua abitazione a Verona, ha scritto sulla Malesia (peraltro Sandokan e Labuan sono città che esistono davvero nel Borneo malese), andiamo incontro ad una città moderna dove però coesistono diverse anime.
La vecchia Chinatown è oramai occupata da immigrati birmani, bengalesi, nepalesi, attratti a KL dalle opportunità di lavoro garantite da una economia forte e stabile.
Il piatto forte è la solita paccottiglia spacciata sulle rumorose bancarelle che fa a pugni con lo sfarzo degli Shopping Mall, sparsi ovunque nella città.
I cinesi invece, hanno ben altro di cui occuparsi. I minatori ed agricoltori spediti qui dall’impero coloniale inglese per sfruttare le ricche risorse del Paese, sono diventati i padroni dell’economia.
Hotel e ristoranti, come grandi industrie e servizi finanziari sono cinesi. Cinesi le banche ed i grandi gruppi assicurativi.
I grandi affari con i paesi del Golfo e con l’Australia soprattutto si concludono in mandarino.
I Malè, il 50% della popolazione di KL, sovrintendono le scelte politiche, con un occhio attento a non farsi tagliare fuori dal business, opponendo troppo spesso veti tesi a non fare arricchire solo i cinesi.
Un turn over di Sultani, eletti a rotazione ogni 5 anni – capi di Stato che “regnano e non governano”- garantiscono la stabilità dello Stato Federale, nominando il primo ministro alla maniera inglese.
Hanno ricevuto in eredità dallo British Empire istituzioni moderne e funzionali, che assicurano addirittura nelle contese legali, un quarto grado di giudizio a Londra, qualora i contendenti ritengano siano state violate le regole del Commonwealth cui la Malesia appartiene.
Ovviamente, tassi di crescita dell’economia così alti (6/7% l’anno), sono possibili solo grazie all’assenza di uno stato sociale. Gli investimenti, in questo senso, sono carenti.
Tuttavia , per chi può permetterseli, i servizi assistenziali e medici sono di ottimo livello, tanto da indurre le assicurazioni americane a forti sconti ai propri assicurati qualora, in caso di malanno, fossero costretti ad usufruire delle prestazione sanitarie, alla sola condizione di trasferirsi qualche tempo a KL.
Volo e hotel a carico della Insurance Company made in USA. Con l’unica noia di sorbirsi qualche volta al giorno la lagna del Muezzin, ma con la certezza di sapere, in qualsiasi camera d’hotel si alloggi e solo alzando gli occhi al soffitto, dove è ubicata La Mecca che , indicata con una freccia, facilita le consuete preghiere.
Tante volte, prima di un intervento chirurgico, può anche essere utile.