Lo scandalo Pell fa impallidire Marcinkus: il vuoto dietro il marketing di Bergoglio

Lo scandalo Pell fa impallidire Marcinkus: il vuoto dietro il marketing di Bergoglio
Lo scandalo Pell fa impallidire Marcinkus: il vuoto dietro il marketing di Bergoglio

ROMA – Quella per il profitto economico era la seconda grande “passione” del Cardinale Pell, la prima è quella che sospetta la polizia australiana.

Lasciamo dunque da parte le accuse di pedofilia al cardinale per riflettere sul suo ruolo di Ministro delle Finanze Vaticane, in special modo sul suo tentativo di creazione di un fondo sovrano di investimento in Lussemburgo, una SICAV (società d’investimento a capitale variabile), raffinato strumento finanziario utilissimo ad abbattere la tassazione derivante dai “capital gain”.

L’operazione non andò in porto per l’opposizione di altri porporati, probabilmente diversamente ispirati dallo Spirito Santo che, in materia di affari&finanza, non ha posizioni sempre univoche, soprattutto perché a sua volta ispirato dagli indici Dow Jones della borsa di New York la mattina, e da quello Nikkei della borsa di Tokio la sera per la nota differenza di fuso orario.

Il mago della finanza australiano venne direttamente chiamato nel 2014 da Francesco a far parte del comitato dei 9 Cardinali (C9) incaricati di elaborare il “nuovo quadro economico nella Santa Sede”

In precedenza, compiti simili erano stati affidati alla COSEA, istituita dallo stesso Bergoglio ed affidata alle poco spirituali cure di Immacolata Chaouqui e di monsignor Vallejo Balda, poi condannati dallo stesso Tribunale Vaticano per lo scandalo Vatileaks.

Si pensava dunque che il Papa avesse tratto qualche insegnamento dalla precedente esperienza, soprattutto avesse percepito la necessità di una maggiore attenzione nel circondarsi di collaboratori in grado di perseguire il fine riformatore che si è prefisso dall’inizio del suo pontificato.

Non pare sia avvenuto, ed anzi la spregiudicatezza degli organismi finanziari di oggi fanno impallidire i magheggi di Paul Marcinkus, se non altro per gli importi di danaro che oggi ruotano intorno alla Santa Sede rispetto a 40 anni fa.

I fini cosi poco pastorali di questa ricchezza, avevano preoccupato, almeno cosi si dice, il Pontefice argentino che, appena eletto, aveva puntato l’indice accusatore contro i Cardinali affaristi complici degli speculatori finanziari di tutto il mondo, contro cui appena può si scaglia.

Tuttavia, resta il dubbio che a tanto zelo persecutorio da parte di Bergoglio non sia seguito alcun risultato in termini di trasparenza e soprattutto di destinazione delle enormi risorse vaticane che, oggi più di prima, è piu facile trovare imboscate in qualche paradiso fiscale che impiegate a favore delle varie “suor maria che nelle filippine etc etc”, come da anni ripete la litania con la quale chiedono sia loro donato l’8 per mille dei nostri redditi che intanto rende sempre più ricca la chiesa dei poveri agognata da Papa Francesco.

Tanti sforzi da parte di Bergoglio non hanno sortito alcun effettivo risultato se non in termini di pura immagine.

Col nuovo Papa, viene dunque adottata solo una nuova strategia di comunicazione, del resto una esigenza assolutamente necessaria dopo gli anni di Papa Ratzinger, grigio continuatore del pontificato di Wojtyla sotto il cui lunghissimo regno si è rafforzata ulteriormente la vocazione politico-ideologica della Chiesa.

Insomma non pare che basti qualche telefonata ad ignari e comuni interlocutori, incantati dal suo delizioso accento sudamericano, oppure alloggiare in un residence piuttosto che nei palazzi apostolici per poter sradicare secoli di malaffare da parte della Chiesa e della sua sempiterna e naturale propensione all’imposizione del potere temporale.

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