Luis Sepulveda, la vita di un combattente, ecologista ed esule politico

L’11 Marzo 1973, Luis Sepulveda non era nel palacio della Moneda con Salvador Allende.

E questo non se lo perdonerà mai.

Apparteneva al “grupo de amigos personales” del Presidente, la sua guardia del corpo, fedelissimi scelti tra i giovani studenti socialisti.

Il giorno in cui i jet della aviazione di Pinochet sventrarono il palacio presidencial, Luis Sepulveda era fuori Santiago, era a presidiare dei tralicci dell’elettricità minacciati dai contras golpisti al quale un governo regolarmente eletto proprio non andava giù.

I piani blandamente socialisti ma socialmente avanzati del doctor Allende, ai militari manovrati dagli USA proprio non andavano giu’.

Gli ultimi sforzi di Salvador Allende per uscire dallo stallo provocato dalle serrate ordinate dall’oligarchia cilena, non hanno sortito gli effetti sperati.

Breznev gli ha sostanzialmente negato gli aiuti economici necessari, limitandosi a deviare verso Valparaiso una nave piena di inservibili residuati bellici, ferraglia che arriverà in porto quando el doctor è gia sottoterra.

All’altro mondo ce lo ha mandato uno dei suoi più stretti collaboratori, Augusto Pinochet.

Con l’elmetto in testa ed il mitra in mano regalatogli da Fidel Castro, Allende si suicida mentre il palacio della Moneda gli crolla in testa.

Sepulveda e migliaia di altri cileni desaparecieron nella notte della dittatura cilena.

Viene arrestato e torturato, poi esiliato.

Gira tutto il mondo, è giornalista a Parigi, ricercatore a Mosca, fuggitivo da Stoccolma, drammaturgo ad Amburgo, regista a Managua, ecologista a Quito, scrittore di tutto in tutto il mondo.

Ha raccontato con crudezza gli orrori della dittatura ma ha anche scritto tante favole.

Pochi hanno vissuto una vita così intensa.

Che a portarselo via sia stato un virus che non conosce confini in fondo può avergli anche fatto piacere.

Neanche lui li amava i confini.

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