Mauro Mellini non fu solo divorzio: eccessi di tangentopoli e dei pm, professionisti dell’antimafia

Addio a Mauro Mellini, uno di quegli straordinari Radicali che hanno aiutato l’italietta bacchettona e clericale degli anni ‘60 a liberarsi dal giogo oppressivo della Chiesa che ha per anni condizionato la politica italiana.

Il riconoscimento dei diritti civili non era certo tra le priorità del Vaticano a quell’epoca. La Democrazia Cristiana, partito di riferimento delle gerarchie ecclesiastiche, si incaricava di fronteggiare con forza ogni rivendicazione libertaria, da qualsiasi parte essa provenisse.

Negli anni ‘60 tutta l’Europa avanzata si era dotata di leggi sul divorzio e sull’aborto.

Ma non l’Italia.

I Radicali riuscirono a farle approvare e poi le difesero dai referendum indetti dalla democrazia cristiana e dalla destre obbedienti ai diktat d’Oltretevere.

Mauro Mellini fece anche qualcosa altro però.

In puro stile Radicale

Pubblicò un delizioso pamphlet che titolò “Le sante nullità”, dove riportò gli atti e le sentenze di annullamento dei matrimoni concordatari emesse dal Tribunale della Sacra Rota.

Con i nomi di tutti gli integerrimi democristiani a cui l’indissolubilità del vincolo era venuta a noia.

Un atto di denuncia utile alla battaglia radicale. Un lavoro che seguì un precedente libro che Mauro Mellini aveva pubblicato con lo pseudonimo di Simplicius, dal titolo “L’annullamento facile”.

Con il quale, da giurista appassionato di diritto canonico ed ecclesiastico, comparava i dati tra diversi Paesi, dimostrando che in quelli in cui era stato introdotto il divorzio, i numeri delle separazioni legali non erano sostanzialmente cambiati.

La riprova che l’Istituto non era affatto la causa della dissoluzione della famiglia, argomento agitato dai soliti cattolici reazionari.

Le deviazioni di tangentopoli

Garantista fino all’ultimo, è stato uno degli ispiratori del processo accusatorio. E uno strenuo difensore delle garanzie individuali degli indagati, indipendentemente dall’area politica di appartenenza.

Criticò la legislazione emergenziale durante il periodo del terrorismo. Cosi come, invero isolato, denunciò le gravi violazioni di legge perpetrate durante il periodo di tangentopoli.

Ancora fino a pochi giorni fa mise in guardia dai pericoli di una deriva autoritaristica ad opera dei magistrati requirenti e, come un altro grande radicale, Leonardo Sciascia, intuì subito i rischi connessi alla ribalta mediatica concessa ai “professionisti dell’antimafia”.

Fino ai nostri giorni.

Era una voce libera e controcorrente quella dell’avv. Mauro Mellini.

Che mancherà senz’altro in questi tempi di conformismo.

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