Ad una settimana dalle stragi, la notizia più interessante che arriva da Parigi è che il vino novello beaujolais scorre a fiumi e che i bistrot sono pieni di gente che, come al solito, non smette di divertirsi e godersela mentre buffi barbuti fuggono come topi e si fanno saltare in aria nei loro tuguri.
Charlie Hebdo, sulla sua ultima copertina, ha messo un tipo crivellato di colpi che ridendo invita i terroristi a fottersi con le loro armi, in Francia hanno lo champagne…
Tuttavia sarebbe fuorviante ed inesatto ridurre la reazione francese alle loro rivendicazioni legate alla joie de vivre ed alla loro passione per gli ottimi vini che producono e che avidamente bevono alla faccia degli astemi invasati islamici.
In Francia nel 1789, nei pressi di quello che oggi è boulevard Voltaire, fu firmata la dichiarazione dei diritti dell’Uomo, il primo tentativo di rendere effettivo mediante precetti aventi forza di legge (a cui è ispirata la Carta Costituzionale e non solo quella francese), il diritto naturale di ogni essere umano che, per il solo fatto di essere nato, è portatore di diritti inalienabili.
L’incipit della “declaration” è potente ed al tempo stesso illuminante nella sua semplicità.
Richiama concetti filosoficamente profondi, rilevando nella ignoranza, nell’oblio e nel disprezzo dei diritti dell’Uomo la causa della infelicità pubblica.
Elenca certosinamente questi diritti (di espressione, di riunione, di difesa, di controllo dell’operato pubblico e così via) al cui esercizio affida la civile convivenza.
Principi trasfusi nella dichiarazioni universale dei diritti umani, firmato nel 1948 dopo la guerra- non a caso a Parigi- su iniziativa dell’ONU.
Essa è ispirata alla pluri centenaria tradizione della proclamazione dei principi etici e civili di cui la declaration de droits de l’homme è parte fondante.
È un fatto che paesi come Iran, Sudan, Arabia Saudita, Pakistan (o lo Stato del Vaticano) non abbiano firmato la dichiarazione dei diritti umani del 1948, ritenendo che questa non contenesse la giusta considerazione per le esigenze religiose e culturali dei Paesi Islamici, come se tutte le dichiarazioni succedutasi non si fossero rese necessarie (anche) per fronteggiare l’abuso perpetrato dagli Stati etici a base teocratica come quelli.
Allora è evidente che gli attacchi non sono stati contro i francesi e la loro gioia di vivere ma contro una civiltà che faticano ad accettare perché indietro secoli dallo sforzo fatto dalle società secolarizzate che, seppure con grandi sforzi, hanno conquistato il diritto ad avere dei diritti.
La identificazione di precetti religiosi con quelli civili, impedisce una evoluzione verso società libere e democratiche rappresentate anche da giovani che flirtano davanti ad un bicchiere di vino novello.
Una immagine terrificante in quelle menti malate e che riassume il disprezzo che provano per quei semplici e potenti diritti conquistati e resi universali dai francesi e che sono opposti a quei tenebrosi principi per cui vanno a morire ed uccidere.