Trascorso oramai un po’ di tempo dal colpo di mano tentato da Matteo Renzi la vigilia di Natale, con il tentativo di introdurre nella delega fiscale il famoso art. 19bis, sfacciatamente finalizzato ad aiutare Berlusconi ad uscire dalla palude politica e giudiziaria in cui è finito, sarà il caso di riflettere anche sul contenuto di questo misterioso patto del Nazareno, della cui segretezza è lecito preoccuparsi.
Soprattutto alla luce di quanto è successo che, a parere di chi scrive, è piuttosto inquietante.
Il fatto che il Presidente del Consiglio lo abbia ammesso (non prima di avere permesso che un ministro come Piercarlo Padoan fosse additato come l’untore), conferisce a tutta la vicenda un aspetto ancora più sinistro.
Senz’altro è stato violato il principio (di natura costituzionale ) per cui, nella formazione delle decisioni legislative la regola è la trasparenza.
Se è infatti vero che il Presidente del Consiglio dei Ministri gode di prerogative ufficiali, è senz’altro escluso che possa portare avanti le sue iniziative senza l’approvazione del Consiglio dei Ministri, come ha efficacemente ricordato il prof. Pace su ”Repubblica” nei giorni scorsi.
Un dibattito parlamentare quindi (che non c’è stato) dovrebbe rendere chiaro quanto è successo e stigmatizzare l’accaduto perché siano chiari i limiti di manovra politica del Presidente del Consiglio rispetto al Consiglio dei Ministri.
Ovviamente, il tentato colpo di mano di Renzi si è avvalso della silente complicità dei suoi ministri.
I quali però dovrebbero avere un maggiore rispetto della loro funzione, che senz’altro non hanno dimostrato, visto che persino il ministro dell’economia dice di non averne saputo niente del tentativo di introduzione di quella norma nel testo della delega.
Pertanto, una volta appurato che in fondo le decisioni le prende Renzi e solo lui, il Consiglio dei Ministri diviene, contra legem, un organo del tutto snaturato.
Allora è legittimo il dubbio che il misterioso patto del Nazareno contenga anche la soluzione del grande cruccio di Silvio Berlusconi, quel malcelato disappunto con cui lamentava la scarsa incidenza della figura del Premier, ridotto a “primus inter pares” in quel consesso all’interno del quale le decisioni apparivano frutto di mediazioni estenuanti e oziose.
Ecco, probabilmente deve esserci una postilla segreta al già segreto patto, un grazioso cadeaux con il quale viene spiegato al giovane premier come evitare di farsi imbrigliare da quella odiosa cosa democratica chiamata trasparenza e dibattito.
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